Lutto
Funzionalità e bellezza, nelle linee tracciate da una matita che continuava a disegnare idee sempre innovative. «Anche una macchina può essere, a suo modo, un'opera d'arte». Anzio Storci è stato un imprenditore attento alla cura dei particolari, anche quando le sue macchine vendute in tutto il pianeta sono arrivate a produrre poco meno della metà della pasta prodotta nel mondo. Figlio di un'Italia che ha conosciuto la miseria, la guerra e la voglia di riscatto, Anzio Storci è deceduto ieri a 90 anni.
Per decenni, la sua storia è stata scritta da macchine e presse vendute un po' ovunque (un migliaio di impianti funzionanti nel settore portano il suo marchio: significa il 45 per cento della pasta prodotta nel mondo). Una storia raccontata anche nel libro «Con le mani in pasta. Anzio Storci e la tecnologia del pastificio» a cura di Giancarlo Gonizzi.
Nato a Ozzano Taro nel 1934, terminata la guerra dovette combattere contro la fame, a Collecchiello. Ma in quegli anni terribili e vorticosi il mondo cambiava in fretta e grazie ad un fortunato incontro dalle parti della Pilotta, Storci ottenne la possibilità di entrare alla Barilla. Varcare i cancelli dell'azienda, in viale Veneto, significò entrare in uno scorcio di futuro. Iniziò come addetto alle manutenzioni e alla produzione di pezzi di ricambio per i macchinari.
Ma una volta messa in luce la sua marcia in più con la matita in mano, fu chiamato nella squadra di tecnici chiamati a dare un nuovo volto al processo produttivo: 19enne, nel 1953, fu subito in squadra nel neonato Ufficio tecnico aziendale. Lavorò nel nuovo stabilimento Barilla di barriera Vittorio Emanuele, fino ad arrivare a Pedrignano, nel 1968.
Nel 1977 arrivò la svolta: con altri cinque tecnici ex Barilla, Storci diede vita alla Pnelmec (Pneumo-elettro-meccanica) forte della collaborazione con la Parmalat, allora in rapida ascesa. Due anni dopo, sarebbe nata la Parmasei, capace, anche prima dell'accordo con la Braibanti, di sbarcare sui mercati esteri, con macchine per la produzione di pasta vendute negli Stati Uniti, in Australia. Perfino in Russia, da dove in pagamento arrivavano container di pelli di vacca salate.
Nel 1991, la terza grande svolta nella vita lavorativa di Storci: 55enne, con i figli Michele e Simone nati dall'unione con Fernanda Rosati sposata nel 1963, aprì uno studio di progettazione in centro a Collecchio.
Nel 2003 l'officina si spostò in uno spazio di 1.500 metri quadrati a Lemignano. Nuova sede e nuovi orizzonti, spaziando dal mondo del cous cous a quello della pasta fresca, dai piatti pronti alla pasta senza glutine ai piatti pronti a base di pasta precotta e già condita. Nel 2016 cominciò la produzione industriale della «pellemela», il cuoio vegetale sintetico ottenuto dalle bucce e dai residui della lavorazione delle mele. «La fortuna aiuta un giorno, l'impegno tutta la vita», amava ripetere.
Il funerale si svolgerà domani alle 15, partendo dalle nuove sale del commiato collecchiesi in via Delle Basse 1/G per la chiesa di Collecchio e poi verso il Tempio di Valera. Il rosario sarà recitato nella chiesa di Collecchio questa sera alle 21.
r.c.
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