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Roma

Chiara Petrolini: la Cassazione ha annullato l'ordinanza, il Riesame deciderà sul carcere. Per ora resta ai domiciliari

Vignale, l'inchiesta continua: tutti i misteri ancora da chiarire

25 Febbraio 2025, 18:31

Chiara Petrolini resterà agli arresti domiciliari nella villetta di Vignale di Traversetolo (Parma) dove aveva partorito e, in ipotesi di accusa, ucciso e sepolto i suoi due figli appena nati, a poco più di un anno di distanza l’uno dall’altro. Niente carcere, per il momento, per la studentessa 21enne, ma sarà un nuovo giudizio del tribunale del Riesame di Bologna a rivalutare la situazione cautelare dell’indagata, su cui pende un’inchiesta dei carabinieri ormai alle battute finali e un processo in Corte di assise è all’orizzonte.
Lo ha deciso la prima sezione penale della Cassazione, all’esito dell’udienza in mattinata, annullando con rinvio l'ordinanza dei giudici che il 17 ottobre avevano invece deciso per la custodia cautelare più severa, per il rischio che commettesse nuovi reati e ritenendo non sufficiente la sorveglianza dei genitori conviventi. L’esecuzione era rimasta sospesa in attesa della pronuncia sul ricorso della difesa, avvocato Nicola Tria. Che dopo il Riesame aveva sottolineato come la «misura cautelare non può e non deve anticipare la pena». E adesso, dopo la Cassazione, esprime «grande soddisfazione per l’annullamento di una decisione che, a mio avviso, non si misurava adeguatamente con la peculiarità di questa vicenda, nella quale il pericolo di reiterazione di reati è - come abbiamo sostenuto - quanto mai specifico e, dunque, efficacemente contenibile con la misura degli arresti domiciliari».
Chiara Petrolini da gennaio è tornata a vivere nella casa di Vignale, con la famiglia, dopo il dissequestro del luogo dei delitti, al termine degli accertamenti investigativi e dopo che, per il primo periodo di domiciliari, disposti dal Gip di Parma e scattati il 20 settembre, era stata in un’altra abitazione.
Alla giovane la Procura parmigiana, con il procuratore Alfonso D’Avino e la pm Francesca Arienti, contesta l’omicidio e la soppressione di cadavere per il neonato partorito il 7 agosto 2024, prima di andare con i genitori in vacanza negli Stati Uniti e per il primogenito venuto alla luce il 12 maggio 2023.
Nati al termine di due gravidanze di cui nessuno, familiari e fidanzato di Chiara inclusi, aveva mai saputo nulla. Azioni commesse, hanno ricostruito le indagini degli inquirenti, senza aiuti. L’ipotesi, supportata dalle analisi medico legali per il secondo figlio, è che la madre abbia tagliato il cordone ombelicale, provocando la morte per dissanguamento. Meno certezze sono invece arrivate sulle cause della morte del primo bambino, i cui resti erano stati trovati successivamente e in condizioni più deteriorate, scavando nel giardino, .
Di tutto questo si discuterà in aula, come anche si discuterà delle condizioni psichiche della giovane, con la sua capacità di intendere e di volere che sarà tema presumibilmente centrale per valutare a processo crimini con un movente difficile da individuare, commessi da una giovane donna «difficilmente decifrabile» come la definì il procuratore D’Avino nella conferenza stampa il giorno dell’arresto.
La versione data dalla ragazza, nei primi interrogatori in cui non sono mancate bugie e contraddizioni, è che pensava che i figli fossero nati morti. Poi, quando è stata chiamata davanti al Gip dopo l’esecuzione dei domiciliari, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Da quel momento non risulta abbia più parlato. A gennaio però ha voluto partecipare al procedimento civile per l’iscrizione anagrafica dei due neonati. Sia lei sia il fidanzato hanno scelto i nomi per i bambini, due nomi per ciascuna vittima: Angelo Federico e Domenico Matteo, bambini sepolti nel giardino della casa dove anche questa notte Chiara rimane a dormire.

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