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Con l’hashtag #sbrocchy l'influencer parmigiana Giulia Torelli al centro delle critiche

Tra accuse di arroganza e scarsa riconoscenza, il caso dell’hashtag dedicato a Giulia Torelli evidenzia la necessità di un nuovo rapporto tra creator e follower

di Sofia Piccini

01 Maggio 2025, 12:50

Dagli hashtag #influcirco e #sbrocchy emerge una sempre più diffusa diffidenza nei confronti di un’intera categoria, considerata rea di non essere più capace di “ispirare” positivamente il pubblico. Giulia Torelli all’anagrafe, Rock’n’Fiocc per il suo pubblico del web, è un personaggio controverso del mondo dell’influencing: parlata senza peli sulla lingua, più di una dichiarazione discutibile e una certa impermeabilità alle critiche che la rendono un personaggio emblematico del clima di insofferenza che si respira nei confronti degli influencer. È a partire dallo scandalo Pandorogate che il clima nei confronti del mondo dell’influencing si è fatto più teso. Il pubblico ha cominciato progressivamente a chiedere maggiore responsabilizzazione agli influencer, tanto da coniare l’hashtag #influcirco per denunciare tutte quelle condotte che, secondo il pubblico, escono dalla regolamentazione etica e professionale a cui si dovrebbero attenere gli influencer, che, in quanto personaggi con un’esposizione spesso vastissima, non solo hanno la possibilità di grandi guadagni, ma anche grandi responsabilità di influenza sul pubblico. Di questa richiesta di riflessione sul proprio operato si sono fatti portavoce anche molti influencer, che hanno spesso bacchettato pubblicamente i colleghi, invitandoli a fare autocritica e seguire delle condotte più giuste, nel tentativo di non mettere ulteriormente in cattiva luce un settore che già non gode di buona salute a livello di reputazione. Di questa crisi d’immagine fa parte anche Giulia Torelli che, con il pubblico del web, ha un dialogo che dura ormai da quattordici anni, portato avanti sul suo blog Rock’n’Fiocc e sugli omonimi profili social. Nata a Parma ma trapiantata a Milano, Torelli ha aperto il suo blog di moda e lifestyle nel 2009, anticipando l’ondata delle fashion blogger e influencer che avrebbero dominato il panorama dei social media negli ultimi anni. Oltre alla presenza sui social, Torelli ha lavorato come social media manager nel settore della moda e nel lusso, è stata It-Blogger di grazia.it,  un programma radiofonico intitolato Latt&Fiocc e, nel 2015, ha trasformato “la sua ossessione per l’ordine in un lavoro”, lanciando, in Italia, la professione della “closet organizer”, figura che si occupa di organizzare i nostri armadi eliminando il superfluo e facendo ordine tra i capi, permettendoci di valorizzare il nostro stile personale. Sul suo profilo social conta oltre 238 mila followers, che quotidianamente le chiedono consiglio sui vari aspetti della vita quotidiana: dai viaggi alla cosmesi, dall’abbigliamento alle vicende personali. Tuttavia, come spesso è prassi nel mondo social, agli estimatori si alternano anche coloro che, sulla comunicazione schietta e senza filtri di Torelli, esprimono qualche perplessità, in particolare a partire da una serie di storie postate dall’influencer parmigiana nel corso degli ultimi anni, e che le sono costate non poche critiche. Il caso più discusso è un video che, risalente al 2022, aveva fatto il giro del web, generando non poco scalpore per delle dichiarazioni di Torelli sul diritto di voto per i cittadini più anziani. Con filtro a fiori a circondarle il viso infatti l’influencer aveva riservato parole poco lusinghiere a riguardo, dichiarando, in una lunga storia su Instagram, le seguenti parole: «Perché i vecchi hanno il diritto di voto? L’hanno già esercitato nella loro lunga, lunghissima vita, basta votare! Non sanno niente. […] Completamente rincoglioniti, in giro, ancora con le mascherine sulla bocca […] Eppure vivi, vivi! Attaccati alla vita!». Non passò molto tempo da quelle dichiarazioni che sui social sarebbero cominciate a comparire le prime discussioni sui toni utilizzati da Rock’n’Focc nelle sue storie, dove ogni giorno si racconta e confronta con i suoi followers. Quest’ultimi, tuttavia, a giudicare dalla nascita dell’hashtag #sbrocchy, non sembrerebbero sempre apprezzare il suo stile comunicativo. L’hashtag #sbrocchy, nato su Twitter, presumibilmente dal termine gergale “sbroccare”, viene impiegato per monitorare e discutere degli atteggiamenti di Torelli ritenuti arroganti o fuori luogo. In particolare, alcuni utenti accusano la creator di una scarsa empatia nei confronti dei followers, spesso trattati con risposte ritenute secche e dirette, al limite del cinismo. Tuttavia, di fronte a questo scenario, una riflessione appare necessaria. Se il pubblico, ed in particolare una frangia dell’audience di Rocknfiocc, ha progressivamente perso fiducia nei confronti della creator - fiducia fondamentale nel rapporto follower-influencer, che, essendo sempre più simile ad un’amicizia, ci fa vivere ogni scivolone come un tradimento dell’immagine che ci eravamo costruiti - è davvero necessario creare un hashtag per passare al microscopio ogni comportamento? Non sarebbe necessario fermarsi un attimo e respirare, interrogandosi sul fatto che spesso la volontà di “deplatfroming”- ovvero di togliere visibilità - ad un content creator, per quanto controverso, dica più di noi che del creator in questione? Forse, più che un attacco mirato ad una singola figura, l’ossessione per ogni scivolone mediatico rappresenta un pubblico saturo nei confronti dell’intera categoria. Non più vista come fonte di ispirazione - come suggerito dalla parola stessa: influencer, colui che è capace di influenzare - e composta da esperti nei rispettivi settori, ma popolata da personalità spesso controverse e prive degli strumenti adatti per esercitare un’influenza realmente positiva sul proprio pubblico. Forse la verità sta nel mezzo, e la soluzione potrebbe risiedere nella costruzione di un nuovo rapporto, più equilibrato, tra influencer e followers. Un rapporto che tenga conto dei limiti di entrambe le parti, per evitare che ogni incomprensione si trasformi in una ferita e ogni giudizio, in una condanna.

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