sanità
Nonostante gli appelli, le proteste, le richieste del settore, la Giunta regionale ha comunque deciso di «tirare dritto» nel contenzioso con la sanità privata approvando l'avvio del procedimento di autotutela in merito all'annullamento della delibera del 2024 sui rimborsi per la mobilità sanitaria e i ristori per il periodo del Covid (economicamente si parla di 80 milioni di euro).
Il motivo? «La delibera di giunta del 2024, dopo un'attenta verifica da parte delle strutture tecniche della Regione e delle Ausl, si è dimostrata non tecnicamente applicabile - fa sapere Massimo Fabi, assessore regionale alle Politiche della salute -, andando a prevedere indennizzi non conformi né alla legge nazionale, né alle delibere del 2020 adottate dalla Regione, e per questo non ha mai avuto concreta applicazione».
Per questi motivi «la Giunta, per garantire la massima trasparenza, ha dato avvio al procedimento di autoannullamento della delibera - annuncia l'assessore regionale - dando 30 giorni di tempo ad eventuali parti interessate per fornire elementi utili alle decisioni. Un'amministrazione sana e trasparente è anche quella che è capace di identificare eventuali errori e correggerli prontamente senza avere nulla da nascondere».
Le ultime decisioni della Regione hanno da subito preoccupato le strutture private accreditate, che nel periodo più complesso della pandemia avevano permesso al sistema sanitario di non crollare, mettendo a disposizione risorse, spazi, professionisti.
A lanciare l'allarme sui rimborsi Covid è stato nei giorni scorsi Cesare Salvi, presidente regionale dell'Associazione italiana ospedalità privata e presidente dell'ospedale Città di Parma, che commenta così le novità che arrivano dalla giunta: «Questo procedimento avviato dalla Regione prevede un termine di 30 giorni dalla notifica per presentare le controdeduzioni - dice -: ed è quello che noi ovviamente faremo».
Proseguendo così «quel tavolo di confronto aperto una settimana fa - aggiunge Salvi -, apposta per condividere soluzioni per questo problema». Il presidente regionale dell'associazione ospedalità privata non nasconde il senso di delusione rispetto alla scelta della Regione: «Questa retromarcia lascia davvero l'amaro in bocca - ribadisce Salvi -: la disponibilità delle strutture private accreditate durante la pandemia è stata massima, una presenza importante che ha garantito la tenuta del sistema». L'auspicio è che «si possa trovare una soluzione ragionevole - sottolinea - che soprattutto riconosca il nostro ruolo durante quel periodo così complesso e la nostra totale collaborazione nel momento del bisogno».
È d'accordo anche Mario Cotti, capo consulta dell'Upi per la sanità privata e direttore generale e amministratore delegato di Valparma Hospital: «L’annullamento della delibera regionale dei ristori per l’ospedalità privata significherebbe il mancato riconoscimento dell’impegno sostenuto dalle nostre strutture nell’emergenza Covid - fa notare -. Ad anni di distanza è sorprendente venire a sapere che non verranno riconosciute le spese sostenute dalle nostre strutture chiamate a soccorso degli ospedali nell’affrontare lo stato di emergenza della pandemia».
Mesi di impegno, sofferenza, coraggio che sembrano, in un attimo, quasi «svanire». Ora, infatti, «ci verrebbe chiesta la restituzione di acconti che sono serviti per garantirci i maggiori costi dovuti a un incremento di personale, quasi il raddoppio nei turni di servizio di infermieri, medici e personale addetto alle disinfezioni, altre agli addetti al controllo degli accessi alla struttura? - fa notare Cotti -. Annullare i ristori, peraltro già anticipati nel periodo dell’emergenza, significherebbe tradire la fiducia legittima che, in buona fede, abbiamo riposto nell’appello del Servizio sanitario regionale».
La scelta della Regione è stata un «fulmine a ciel sereno» per le strutture private accreditate. Che già a novembre avevano «raccolto i documenti per ottenere i rimborsi». In pochi mesi tutto è cambiato: «La delibera di novembre aveva stabilito il metodo di conguaglio degli acconti che erano stati già elargiti - riflette Cotti -, non posso credere che la Regione sia convinta di non riconoscere il notevole sforzo e contributo che abbiamo dato nel periodo della grave emergenza Covid, anche perché gli ospedali sono stati pagati a piè di lista, con tutti i maggiori costi che hanno dovuto affrontare».
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