Dottore non dormo, nonostante abbia provato di tutto, cambiando farmaci e relativi dosaggi. Litigo inoltre spesso con i familiari anche per motivi futili e ho problemi nel prendere le minime decisioni. Mi gira la testa anche se la pressione è a posto e così anche i battiti e la saturazione, e il lavoro non mi da più equilibrio e stabilità. Cosa mi consiglia?
Il male di vivere la quotidianità senza punti di riferimenti storici e abituali ha aumentato di molto il malessere delle persone e delle relazioni. L’insicurezza alimentata dai bollettini drammatici della pandemia nei pomeriggi televisivi è rimasta: in caso di necessità potrò andare all’ospedale? I controlli per la mia patologia cronica verranno rimandati ancora? E l’economia della mia famiglia come si evolverà?
L’incertezza con alcuni stimoli può trasformarsi in panico (alcuni pazienti arrivano persino ad autodimettersi dal pronto soccorso quando percepiscono che l’attesa potrebbe essere lunga o quando non sono rassicurati su eventuali tempi e reparti per il ricovero) e ritornano a vagare per i vari servizi (ad esempio il medico di base) credendo che il problema si possa risolvere in altro modo.
Sempre sottesa ai comportamenti c’è la paura, per altro rammentata continuamente dal corretto e disciplinato uso delle mascherine che quasi tutti i cittadini osservano scrupolosamente. Potrò infettarmi? Quella persona avrà osservato le norme di sicurezza?
Una società basata sulle continue relazioni tra persone (a completamento di una connettività sempre presente ma evidentemente non sufficiente a dare serenità e stabilità) ora vive nel timore della perdita di controllo e di sentirsi in qualche modo in trappola, insopportabile per le personalità di controllo. Le notizie sono attendibili? La vulnerabilità pare non essere più solo ad appannaggio delle età avanzate o dei pazienti con patologie croniche scompensate. Sempre più emergenti sono le vulnerabilità psicologiche, come la depressione da prolungata distanza sociale di persone non esperte nell’uso di strumenti tecnologici, ma anche da restrizioni nel trasporto pubblico. L’ulteriore barriera importante è data dalle difficoltà di accesso alle cure ed ai controlli, per molte persone un oggettivo bisogno che si mescola positivamente con un senso ritualistico che infonde sicurezza ed una visione del mondo organizzato ed unitario.
Occorre anche sapere che i disturbi psichiatrici o ansiosi possono sorgere anche dopo mesi dagli episodi di isolamento o quarantena a volte per la presenza di fattori predisponenti che poi si manifestano nella sindrome che gli esperti definiscono stress post traumatico e che può manifestarsi con numerosi sintomi psicosomatici. La maggior protezione terapeutica è data da una famiglia unita e comprensiva, così come il poter contare su amici affidabili. Pratiche utili sono quelle che aiutano a far fronte alla paura come la meditazione, la mindfulness, il contatto con la natura, le passeggiate tranquille e prolungate nel tempo.
E’ essenziale evitare di rivolgersi a informative che non provengano dai professionisti di riferimento e di prossimità. In casi più importanti occorre un approccio multidisciplinare che possa prevedere il coinvolgimento di più figure, quale medico di famiglia/psicologo e, nei casi più gravi, lo psichiatra.
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