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Rebus fertilità: quando il bebé non arriva

Rebus fertilità:  quando il  bebé non arriva

di Monica Rossi

28 Ottobre 2020, 09:48

«Ma quando lo fate un figlio?», chiedono spesso le persone indelicate alle coppie che non hanno ancora dato alla luce un pargolo, come se una mancata o tardiva genitorialità possa essere una colpa. Al netto di scelte ragionate e consapevoli, a volte la motivazione risiede nell’infertilità, che in Italia, secondo l’Istituto Superiore della Sanità, riguarda il 15% delle coppie (nel resto del mondo siamo al 10-12%). Cosa si cela dietro questo dato? Un universo di «perché», cui dobbiamo però fare una doverosa premessa: fino a pochi decenni fa, non si programmava il concepimento; oggi invece sì e si tende magari ad aspettare il consolidamento della coppia, una carriera stabile con entrate più o meno garantite, una casa a misura di famiglia e forse l’aver fatto quei viaggi a lungo sognati che si possono vivere solo in due. E perché no? Ma vero è anche che eventuali e imprevisti problemi riproduttivi, dovuti magari a più cause tra cui anche uno stile di vita non corretto, vengono a galla troppo tardi e dunque affrontati più in là con l’età. Siano essi di lei come di lui. Ecco allora, ascoltati gli specialisti, come proteggere la fertilità.

1. PAROLA D'ORDINE: PREVENZIONE

Ogni anno in Italia, secondo il Registro delle Pma (Procreazione medicalmente assistita), sono circa 70mila le coppie che si rivolgono ai centri per la procreazione. Vuoi per infertilità solo femminile (40% dei casi) o solo maschile (24%), vuoi per un’infertilità sia maschile che femminile (quasi il 19%) oppure per cause che rimangono sconosciute (16-17% delle coppie). La fertilità però si può proteggere. Come? Intanto, con un corretto stile di vita e tanta prevenzione, troppo spesso trascurata. Per la Siams (Società italiana di andrologia e medicina della sessualità), infatti, «in molti paesi si sta registrando un aumento delle malattie croniche della sfera riproduttiva e sessuale maschile legate anche a comportamenti scorretti o dannosi acquisiti in età giovanile. È in questa fase della vita che diverse affezioni possono generare conseguenze tali da compromettere la funzionalità dell’apparato riproduttivo maschile». Anche la Sigo (Società italiana di ginecologia ed ostetricia) mette in guardia contro le malattie sessualmente trasmissibili (MTS): «oltre a procurare problemi di salute, possono causare danni alla sfera riproduttiva. Tra queste, la Chlamydia: diffusa e senza sintomi manifesti, causa circa il 50% delle infiammazioni pelviche».
m.r.

2. FUMO, NEMICO NUMERO 1
«Negli ultimi decenni, l’infertilità femminile ha subito un incremento per vari fattori: abitudini sessuali con rischio di contrarre malattie, inquinamento, fattori emozionali, condizionamenti socioeconomici che spostano in avanti la ricerca di gravidanza con conseguente rischio di ridurre la riserva di gameti», spiega Lorenzo Barusi, responsabile del Centro di procreazione medicalmente assistita dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma. Anche gli stili di vita condizionano la fertilità: le fumatrici ad esempio hanno tassi di fecondità ridotti. «È dimostrato che il fumo causa il 13% dell’infertilità, per fortuna reversibile se si smette. Il meccanismo sta nel contenuto di nicotina (e del suo metabolita, la cotidina) che, assorbiti, vanno nel liquido follicolare (la “scatola” dove cresce l’ovocita) e nelle cellule dell’ovaio, producendo una riduzione delle ovulazioni e della qualità degli ovociti, oltre che un anticipo di 1,5 anni nell’arrivo della menopausa». Analoga influenza anche per l’uomo, cui il fumo provoca «un’interferenza notevole sulla spermatogenesi intesa come riduzione del numero di spermatozoi, sulla loro motilità e morfologia (nei forti fumatori vi è una riduzione dei concepimenti del 22%) e un danno al loro DNA».
m.r.

3. OCCHIO ALLA TAVOLA
«Gli interferenti endocrini contenuti in certi cibi possono influenzare il sistema ormonale e la maturazione degli spermatozoi fino a favorire l’infertilità - spiega Riccardo Volpi, responsabile dell’Ambulatorio di medicina andrologica dell’Azienda ospedaliera di Parma -. L’obesità può alterare il livello di ormoni riproduttivi, causare un aumento del rilascio di ormoni dal tessuto adiposo e un aumento della temperatura scrotale, elementi in grado di danneggiare la produzione degli spermatozoi». «I problemi di peso determinano il 12% dell’infertilità femminile - dice anche Barusi -. L’interferenza è dovuta all’alterazione della cascata degli ormoni dall’ipotalamo all’ipofisi fino all’ovaio. Nelle obese, vi è un ormone nel grasso che produce un estrogeno in modo continuativo fino al blocco ovulatorio. Sia nelle obese che nelle magrissime si osserva anche il fenomeno della resistenza all’insulina spesso associata alla sindrome dell’ovaio policistico: i follicoli producono continuamente estrogeni senza permettere la maturazione di uno di loro. Nelle molto magre vi è anche un’alterazione della funzione ipotalamica o per anoressia nervosa o per troppo sport». Il consiglio? Occhio alla quantità e qualità del cibo, a partire dall’infanzia.
m.r.

4. MALATTIE A TRASMISSIONE SESSUALE
«La maggiore frequenza di MTS è tra i fattori che hanno determinato un aumento dell’infertilità negli ultimi anni – spiega Volpi -. Molti sono i microrganismi in grado di causare infezioni delle vie genitourinarie che spesso decorrono con scarsi sintomi o del tutto asintomatici e perciò non vengono adeguatamente riconosciute. Ne risulta una cronicizzazione dell’aspetto infettivo-infiammatorio con coinvolgimento progressivo delle varie ghiandole sessuali accessorie maschili». «Nelle femmine, l’infezione da Chlamydia è certamente tra le infezioni più diffuse e subdole - dice Barusi -. Si localizza nella cervice uterina, alterando l’equilibrio chimico vaginale rendendolo un ambiente ostile agli spermatozoi. L’infezione risale poi verso la pelvi attraversando l’utero e le tube causando l’infiammazione pelvica, con possibilità di ascessi e occlusione delle tube (fino al 50% dei casi). La malattia decorre spesso asintomatica, colpendo anche i giovani che magari se ne accorgono tardi. Può avere effetti irreversibili. La diagnosi è semplice (si fa con l’urina), così come il trattamento (antibiotici specifici)». «Ai giovani in particolare - raccomanda Barusi - consiglio di usare sempre il profilattico e consultare il medico ai primi disturbi».
m.r.

5. VIETATI STRESS E ALCOOL
 «Gli stress emozionali possono influenzare sia l’ovulazione che la spermatogenesi - dice Barusi -. La maggior parte dei dati raccolti dalle ricerche endocrinologiche depone per l’esistenza di un effetto soppressivo operato dallo stress sulla funzione gonadica, che dà luogo a squilibri. Si può dunque ipotizzare che stress, depressione o ansia possono avere un effetto sulle funzioni biologiche, sull’equilibrio endocrino e sulle funzioni sessuali tali da creare un circolo vizioso». E che dire delle sostanze che taluni assumono per far fronte a stress emozionali e/o competitivi? «Marijuana, oppiacei, metamfetamine e cocaina possono interferire sull’asse ipotalamo-ipofisi-testicolo o danneggiare la produzione degli spermatozoi - spiega Volpi -. Sul banco degli imputati anche il doping, di cui oggi sono ben noti gli effetti negativi su vari organi e apparati tra cui quello riproduttivo». Nello stesso solco anche il consumo eccessivo di alcool. È dimostrato che tende a ridurre la sintesi di testosterone e ad accelerare il suo metabolismo. «Ciò può determinare disfunzione erettile, riduzione del grado di androgenizzazione e infertilità, alla cui insorgenza contribuisce il danno su alcune linee cellulari del testicolo causato dall’assunzione di alcool».
m.r.

Malattie subdole da tenere alla  larga

«La fertilità maschile si protegge già in epoca neonatale con l’identificazione del “criptorchidismo” (mancata discesa dei testicoli nello scroto, ndr) - spiega Volpi -. La discesa può avvenire spontaneamente nei primi mesi di vita nel 70% dei casi; se però viene confermato a 9-12 mesi, va impostata la terapia medica o chirurgica. In età adolescenziale, una delle cause più frequenti di infertilità è rappresentata dal varicocele, una dilatazione del plesso pampiniforme delle vene spermatiche. Interessa dal 15 al 20% dei maschi e il 25-40% della popolazione maschile infertile. Si sviluppa a partire dai 13 anni e ha una prevalenza di circa l’11% tra gli 11 e i 19 anni. Il varicocele può essere causa di un difetto della maturazione testicolare con conseguente subfertilità/infertilità in età adulta prodotta da un lieve aumento della temperatura scrotale. Una volta riscontrato, è utile modificare il proprio stile di vita. Ad esempio, l’attività fisica dovrebbe essere limitata a quegli sport che non determinano un aumento della pressione addominale (come il sollevamento pesi) e che non richiedono una prolungata stazione eretta. Anche se non esiste unanimità di pareri, l’indicazione terapeutica prevalente sembra essere quella di intervenire chirurgicamente o mediante sclero-embolizzazione. L’intervento è preventivo nell’adolescente, ma si ritiene utile anche nel paziente adulto infertile». «La cura dell’infertilità dipende dai fattori che la provocano e si riconoscono diverse cause: fattore uterino-tubarico, cervicale, ormonale, immunologico, genetico e inspiegato. A seconda della causa, oltre a proporre una correzione degli stili di vita attraverso il miglioramento della dieta e la sospensione dal fumo, esistono terapie mediche mirate». Tra i problemi riproduttivi, infin, vi è anche la mancata cura di patologie ricorrenti. Quante sanno ad esempio che l’endometriosi causa infertilità nel 25-50% delle donne? «È in grado di determinare un sovvertimento strutturale/anatomico e nei casi più severi impedisce il concepimento - conferma Barusi -. In presenza di cicli mestruali molto dolorosi, consiglio di rivolgersi ai centri specializzati per il trattamento». 
m.r.


 

 

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