SALUTE
Come smascherare l’endometriosi? Considerato che è una patologia molto frequente nella popolazione generale - si calcola che possa interessare il 10-20% delle donne in età fertile con un picco di incidenza è tra i 25 e i 35 anni - è necessario provare a diagnosticarla ai primi sospetti. Purtroppo non è una patologia facile da individuare perché se asintomatica viene rintracciata spesso per caso (nel 30-40% durante controlli di routine), mentre quando presenta sintomi, spesso sono aspecifici e potrebbero essere ricondotti anche ad altre condizioni morbose.
«L’endometriosi può essere definita come un’infiammazione cronica benigna degli organi genitali femminili e del peritoneo pelvico, causata dalla presenza anomala di cellule endometriali che, in condizioni normali, si trovano solo all’interno dell’utero - spiega Martino Rolla, responsabile dell’ambulatorio dedicato a questa patologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma - In relazione alla localizzazione della malattia si possono distinguere forme di endometriosi interna, quando l’endometrio situato in sede diversa da quella normale è localizzato nello spessore della parete uterina (miometrio), e di endometriosi esterna, quando invece è al di fuori dell’utero. Per fortuna è una patologia che tende a regredire con la menopausa, essendo una malattia ormono-dipendente».
Come arrivare in tempi rapidi alla diagnosi?
«Considerato anche che l’endometriosi è asintomatica nel 20-40% delle pazienti, la diagnosi è difficile e complessa ed è tanto più accurata quanto maggiore è l’esperienza dello specialista sulla malattia. È quindi importante recarsi in un centro specializzato, dove l’esperienza e la preparazione dei professionisti possono permettere un corretto inquadramento della malattia con una visita ginecologica e altri esami. È purtroppo stato stimato che la diagnosi di endometriosi si associa ad un ritardo di circa sette anni dalla comparsa dei primi sintomi».
Quali i centri nella nostra città?
«Nell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma dal 2014 è presente un Centro specializzato nella cura e nella diagnosi dell’endometriosi con un approccio di tipo multidisciplinare alla malattia che ad oggi ha in carico circa 800 pazienti».
Quali i sintomi?
«Come dicevo, sono aspecifici, tuttavia la presenza di questi sintomi analizzati dallo specialista esperto di endometriosi permettono di fare diagnosi di malattia. Quelli più comuni sono legati al dolore nelle sue forme diverse: dolore alle mestruazioni (dismenorrea), ai rapporti sessuali (dispareunia), dolori intestinali (dischezia), alla minzione (disuria) e dolore pelvico cronico. La malattia può, anche, correlarsi a disturbi del ciclo mestruale (meno-metrorragie) o ad infertilità femminile».
Quali le conseguenze dell’endometriosi?
«L’endometriosi è una malattia debilitante e il ritardo nella diagnosi non aiuta. La donna convive con il dolore e non si può mai veramente guarire, almeno fino alla menopausa. Se la malattia viene trascurata o non trattata in maniera adeguata può infatti progredire e coinvolgere organi come vescica, uretere o intestino alterandone il funzionamento. In alcuni casi la reazione infiammatoria cronica, scatenata dalla malattia, genera una sindrome aderenziale severa che può compromettere anche il funzionamento delle tube, con conseguente infertilità femminile».
Quali le terapie?
«Tutte le linee guida internazionali e nazionali concordano che la terapia dell’endometriosi oggi è personalizzata. Quindi la scelta terapeutica viene presa con la paziente in funzione del tipo di endometriosi (peritoneale, ovarica o profonda), dello stadio di malattia ma soprattutto alla sintomatologia: diverso è trattare una paziente asintomatica o che vorrebbe avere figli, rispetto ad una paziente il cui sintomo principale è quello doloroso. Il trattamento ormonale è quello che ad oggi viene preferito cercando di procrastinare nel tempo la chirurgia che permette di asportare le lesioni di malattia e risolvere il sintomo, ma non è risolutiva in quanto l’endometriosi tende a recidivare».
Quanto è importante l’alimentazione?
«Esiste una relazione tra dieta ed endometriosi: l’alimentazione può agire sul sistema immunitario, riducendo l’infiammazione e aiutando a diminuire il dolore. L’alimentazione sarà improntata soprattutto su cibi antiinfiammatori, evitando quelli infiammatori, contenenti ormoni o sostanze che ne mimano l’azione in modo da ridurre gli estrogeni in circolo».
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