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Così si rigenerano i neuroni. Memoria e attenzione ringraziano

Il neurologo Gianfranco Marchesi: «Le aree motorie svolgono un ruolo nelle attività cognitive di alto livello»

Così si rigenerano i neuroni. Memoria e attenzione ringraziano

di Gianfranco Marchesi

02 Giugno 2023, 16:52

La letteratura scientifica degli ultimi anni ha mostrato che l’esercizio fisico volontario e di soddisfazione è in grado di modulare le funzioni cerebrali determinando cambiamenti nell'attività e nella plasticità dei circuiti nervosi in numerose aree cerebrali. Particolarmente interessanti sono i risultati di studi in cui la pratica di esercizio fisico è stata messa in relazione con miglioramenti nelle capacità di apprendimento e memoria, evidenti sia in modelli animali sia nell'uomo, anche in soggetti giovani adulti e soprattutto anziani, aprendo un campo di ricerca in costante espansione (Berardi et al. 2017).

Infatti, il numero di anziani sta aumentando in tutto il mondo. L'invecchiamento della popolazione rappresenta un'opportunità per la società ma presenta anche un problema. L'opportunità viene dalla grande riserva di capitale umano e di esperienza costituito dai cittadini più anziani. Il problema emerge dalle fragilità associate con l'invecchiamento e in particolare all'elevato rischio di declino cognitivo.

Le demenze in effetti costituiscono una delle maggiori cause di disabilità nella popolazione generale rappresentando un problema sempre più rilevante per la sanità pubblica. Importante è comprendere i fattori di rischio e di resilienza nei confronti di un invecchiamento cognitivo patologico per trarne indicazioni di prevenzione. Alcuni fattori positivi per l’invecchiamento fisiologico sembrano legati al patrimonio genetico o ad aspetti dell'esperienza infantile o giovanile, come la scolarità, ma più decisivi sono i fattori dello stile di vita: l'alimentazione, il non fumare, il non abusare di alcol, praticare attività fisica, mantenere la curiosità e la voglia di conoscere e imparare; costruire relazioni, incontri sociali, amicizie, ed essere coinvolti in attività cognitivamente stimolanti ed emotivamente gratificanti, ampliando il proprio patrimonio culturale. Tra questi fattori “epigenetici" protettivi l'esercizio fisico sta emergendo come uno dei protagonisti principali.

L'attività fisica influenzerebbe attraverso processi biochimici molecolari e cellulari la plasticità dei circuiti nervosi cerebrali, con effetti costruttivi sulla memoria e l'attenzione.

Il cervello, d’altra parte, è l'organo più maneggevole, dinamico, autopoietico che abbiamo: lo costruiamo tutti i giorni con le esperienze che facciamo. La risposta del cervello all'attività fisica si è costruita quando l'attività motoria era parte fondamentale e integrante della vita quotidiana dei nostri antichi progenitori delle savane africane e coinvolgeva il GPS cerebrale, vale a dire i sistemi di navigazione spaziale.

Camminare, correre per raggiungere una meta, trovare fonti di sostentamento, un luogo da abitare, richiede orientarsi, avere cioè una specie di cartografia spaziale mentale dell'ambiente entro cui ci muoviamo e che ci guida, e questo richiede le funzioni dell'ippocampo, vale a dire prestare attenzione a ciò che ci circonda per monitorare il percorso considerando punti di riferimento esterni, anche per controllare eventuali predatori e potenziali pericoli, e questo necessita di attivare i sistemi attenzionali e di potenziare le risposte dei sistemi percettivi sensoriali, come quelli visivi (C. Berardi 2022).

D’altra parte, oggi è sempre più frequente sentir parlare di cognizione motoria, con cui si intende la presenza di una radice che collega le nostre attività mentali ai movimenti che eseguiamo: non solo ciò che facciamo dipende dai nostri processi cognitivi, ma anche questi sono il prodotto delle nostre azioni (S. Zipoli Caiani, 05-2022).

Insomma, le aree della corteccia cerebrale che sottendono l'esecuzione delle nostre azioni non hanno solo la funzione di far eseguire al corpo i nostri comandi motori. Oggi sappiamo che il “sistema motorio” si trova al centro di una complessa rete di funzioni cognitive. Considerate per decenni la periferia estrema del nostro sistema cognitivo le aree motorie svolgono dunque un ruolo in attività cognitive di alto livello come la percezione visiva, la comprensione del linguaggio ed il riconoscimento delle intenzioni altrui. La mente umana è dunque un sistema integrato con l'ambiente, il pensiero e il mondo non sono separati.

Insomma, si può comprendere che quando facciamo attività fisica in palestra (camminando o correndo su un tapis roulant, o pedalando su una cyclette) oppure all'aria aperta, il nostro cervello con le sue radici ataviche si prepara a monitorare il tragitto, la strada, a utilizzare le mappe spaziali, accendendo “lampadine” neuronali a vari livelli della cognitività. Così che la plasticità sinaptica (nuovi contatti tra i neuroni) e la neurogenesi paraippocampale (differenziazione di cellule “primitive” totipotenti) vengono promosse riparando danni a usure cerebrali e prevenendo rivoluzione cognitiva, come ormai accreditato scientificamente da anni di studi e di ricerche. Una strategia in più, quella dell'esercizio fisico, per far sì che le persone anziane invecchino bene e siano sempre più un’opportunità è sempre meno un problema per se stessi e per la società.

Gianfranco Marchesi

© Riproduzione riservata

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