salute
Si chiama RISP e ricordiamolo bene: perché è un acronimo che salverà la vita a molte persone. Quattro lettere che indicano la «Rete italiana screening polmonare», in cui la nostra Azienda ospedaliero-universitaria ha un ruolo da protagonista. In sostanza, si tratta del primo programma di screening del tumore al polmone, che coinvolge 18 centri italiani, con capofila l'Istituto dei tumori di Milano. Finanziato dal Ministero della salute, il programma si rivolge a donne e uomini tra i 55 e i 75 anni, forti fumatori oppure ex-fumatori da meno di 15 anni. A spiegarne l'importanza è Nicola Sverzellati, direttore dell’Unità operativa Scienze radiologiche della Azienda ospedaliero-universitaria di Parma e professore ordinario al Dipartimento di Medicina e chirurgia della nostra Università. Sverzellati lancia un appello: «Il programma prevede il reclutamento di 10mila volontari, tra i 55 e i 75 anni, in tutt'Italia, nell’arco di 18 mesi. Attualmente, a Parma è stato arruolato più del 60% del totale dei soggetti previsti per il centro. Chi fosse interessato può avere informazioni sul sito internet www.programmarisp.it, chiamando il numero 334 5636118 oppure inviando una e-mail all’indirizzo scienzeradiologiche@ao.pr.it.».
Avete fatto una stima di quante persone si possano salvare attraverso questo tipo di screening?
«Oltre 5mila ogni anno, se riusciamo a standardizzare il percorso di diagnosi precoce del tumore al polmone. Nel 2022 sono state stimate più di 40.000 nuove diagnosi di tumore al polmone: è la seconda neoplasia più frequente negli uomini e la terza nelle donne. Per questo un nostro obiettivo è anche stimolare le istituzioni a inserire lo screening del tumore polmonare nei Livelli essenziali di assistenza».
In cosa consiste il programma RISP?
«A tutti i partecipanti viene offerta gratuitamente una tac del torace a basse dosi di esposizione e un programma di disassuefazione dal fumo. Tutto gratuitamente».
L'esame si fa a Parma?
«Sì. Nella nostra Radiologia è disponibile una apparecchiatura tac di ultima generazione, cioè a bassissima dose di radiazioni ionizzanti, che ci consente di svolgere esami diagnostici con una esposizione minima alle radiazioni, ma senza compromissione della qualità delle immagini, che vengono poi valutate da medici radiologi esperti con l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale per il riconoscimento di noduli polmonari e per la loro caratterizzazione. Grazie alla Tac del torace è inoltre possibile studiare anche eventuali altri segni del danno da fumo di sigaretta, inclusi quelli cardiovascolari».
L'importanza dello screening per le diagnosi precoci.
«Ancora oggi in più di sette casi su dieci il tumore al polmone viene diagnosticato in fase avanzata, quando le opzioni terapeutiche sono più limitate rispetto alle forme più precoci. Oltre a ciò, è fondamentale contrastare l’abitudine tabagica: in Italia, fuma il 24% dei 18-69enni, e tra questi il 22% consuma più di un pacchetto di sigarette al giorno. La letteratura scientifica ha mostrato come la Tac del torace a basso dosaggio di radiazioni sia in grado di individuare forme precoci di tumore del polmone: in questo percorso si inserisce il programma RISP, che vuole migliorare la qualità di vita dei soggetti fumatori identificando i tumori polmonari in fase precoce».
Si riduce quindi anche la mortalità?
«Certo. Lo screening del tumore del polmone mediante tac può ridurre la mortalità per tumore polmonare dell’8-26% per gli uomini e del 26-61% nelle donne».
Cosa succede nel caso venga individuata una «macchia» sospetta?
«Nel caso venga rilevato un nodulo sospetto o un tumore, il partecipante sarà inserito nel percorso diagnostico-terapeutico attivo nella nostra Azienda ospedaliero-universitaria. Si tratta ovviamente di un percorso multidisciplinare. Ci tengo a sottolineare che alla realizzazione di questo progetto partecipano, oltre ai professionisti di Scienze radiologiche, quelli delle strutture di Oncologia medica, Chirurgia toracica, Clinica pneumologia, Pneumologia ed Endoscopia toracica, Anatomia patologica, Medicina nucleare, Radioterapia e Ricerca clinica ed epidemiologica».
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