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SALUTE

Prevenire l'osteoporosi con controlli, dieta e ginnastica

Per curarsi, farmaci antiassorbitivi, bifosfonati e anticorpi

Prevenire l'osteoporosi con controlli, dieta e ginnastica

di Raffaella Ilari

26 Dicembre 2024, 10:25

Si stima che in Italia l’osteoporosi colpisca circa cinque milioni di persone, di queste oltre quattro milioni sono donne. Una tra le patologie più invalidanti, se si pensa che il 75% di fratture sono di natura osteoporotica con alto rischio di disabilità. Ne parliamo con Giovanni Passeri, professore associato di Medicina Interna-Centro Osteopatie Metaboliche dell’Università di Parma.

Cosa si intende per osteoporosi?
È una malattia sistemica di tutto lo scheletro caratterizzata da due fattori: la riduzione della densità minerale ossea, che si misura con l’esame della Moc (o Dexa), e un importante deterioramento della microarchitettura. Questi fattori comportano una fragilità ossea anomala, spesso foriera di rischio di fratture. Parlare di osteoporosi di per sé è limitativo: si tratta di una condizione clinica poco sintomatica fino a quando, con la frattura, si entra in un quadro clinico avanzato, poiché il fratturarsi aumenta il rischio di ulteriori fratture. L’osteoporosi in sè e la Moc da sola non caratterizzano la patologia; la Moc non è sufficiente a definire un soggetto ad alto o basso rischio.

Cosa è necessario fare?
Si entra nel campo della medicina personalizzata, con la valutazione dei fattori di rischio, al di là della misurazione della quantità di calcio nell’osso. Un primo fattore è la familiarità. Per la donna va poi valutata la storia della sua funzione gonadica: andare troppo presto in menopausa, prima dei 45 anni, o avere un menarca molto ritardato, dopo i 15, sono elementi di rischio. Vanno considerati i fattori ambientali, dal fumo di sigaretta all’alimentazione con scarso introito calcico, ad un'attività fisica coerente con l’età del paziente. Una buona quantità di calcio negli alimenti si ottiene prevalentemente dai latticini, ancora di più, dai formaggi stagionati, come il parmigiano reggiano. Se non si può assumerlo, si consigliano le acque minerali ad alto contenuto calcico. Poi, bisogna valutare eventuali patologie (renali, di fegato, malassorbimenti, neoplasie) che favoriscono una bassa massa ossea e considerare se una persona ha già avuto precedenti fratture. Anche certe terapie, come l’uso prolungato di cortisonici, favoriscono la riduzione della densità ossea. Altro fattore fondamentale è il livello di vitamina D. Nella medicina moderna ci sono degli algoritmi, in cui vengono inseriti i dati del paziente, utili per una previsione del rischio di frattura a 5/10 anni in base alla situazione attuale, che permettono di individuare il trattamento più idoneo, soprattutto in una condizione cronica degenerativa che espone al rischio di disabilità.

In quali parti del corpo si manifestano di più le fratture?
La frattura osteoporotica ha alcune sedi tipiche: il polso (nelle giovani donne post menopausa), le vertebre, ma soprattutto il femore, con un ingravescente rischio di disabilità. Ovvio che a livello socio-economico il paziente fratturato ha più danni rispetto a chi invece fa un trattamento, non necessariamente farmacologico, ma di integrazione con calcio e vitamina D e attività fisica benefica. Alla fine, se occorre, si interviene con trattamenti farmacologici specifici.
A quale età nella donna è consigliabile fare la prima Moc?
Le indicazioni ministeriali o regionali dicono dopo i 65 anni, in realtà sarebbe utile, intorno alla menopausa, valutare il rischio di frattura della paziente ed eventualmente indirizzarla verso la Moc. È compito della medicina di base, individuare i soggetti mediante la valutazione dei rischi. Noi lo facciamo sistematicamente nei nostri centri specialistici.

Cosa fare per prevenire o rallentare l'osteoporosi?
In primis, l’attività fisica. Per la donna giovane può essere la ginnastica, dopo i 65/70 anni sono indicate passeggiate a passo svelto e in maniera sistematica. La vitamina D, se nel giovane ne va valutata la supplementazione, nell’anziano è fondamentale. Ci sono soggetti che, a causa di forme di osteoporosi gravi o con fratture, sono prescrivibili in regime di servizio sanitario nazionale, alcuni di questi più innovativi sono a indicazione solo specialistica. Poi, l’alimentazione: latte e latticini, più di ogni altro alimento, favoriscono l’assorbimento del calcio a livello intestinale. Il parmigiano reggiano fornisce una quantità di calcio che, rispetto al contenuto di grassi, è minimo. Ogni giorno dovremmo assumere 1 grammo di calcio che perdiamo con le varie sostanze che eliminiamo. L’aumento eventuale di colesterolo con questa alimentazione, non è così drammatico rispetto a chi assume formaggi freschi, in cui la quantità di calcio è invece bassa rispetto ai grassi contenuti.

Quali sono le terapie farmacologiche?
Vanno divise in due categorie. Quelle che combattono l’eccessivo riassorbimento osseo, gli antiassorbitivi, tra cui i bifosfonati; nella donna, nei primi anni di menopausa, può essere utilizzata la terapia ormonale sostitutiva o, per le forme meno gravi, farmaci simili, derivanti dagli estrogeni con caratteristiche modificate, i SERMs. Abbiamo poi l’immunoterapia, l’anticorpo monoclonale, il Denosumab. Nei pazienti gravi si utilizzano alcuni bifosfonati in forma iniettiva o si passa alla categoria dei farmaci neoformativi, il Teriparatide ed il Romosozumab, solo ad indicazione specialistica, che aumentano la densità ossea. Nei pazienti più gravi e con fratture è indicata una terapia sequenziale, che inizia con i farmaci neoformativi e procede con gli antiassorbitivi.



Giovanni Passeri
Professore associatodi Medicina Interna-Centro Osteopatie Metaboliche ateneo di Parma.

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