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Vitamina D: per cosa è importante e quando e come assumerla

Spesso non basta quella prodotta dall'organismo, favorita dal sole e dalla dieta. Perché è importante, come integrarla

Un pieno di vitamina D

Un pieno di vitamina D

di Raffaella Ilari

24 Gennaio 2025, 12:36

Tornata alla ribalta durante la pandemia di Covid-19 per i suoi effetti immunitari, la vitamina D ha un ruolo fondamentale non solo su osso e muscolo ma anche sul sistema immunitario, cardiovascolare e sulla pressione. In parte la produciamo, in parte viene da fuori: è importante per tutti ma in particolare per quei soggetti che ne hanno veramente bisogno, spiega Giovanni Passeri, professore associato di Medicina interna-Centro osteopatie metaboliche dell’Università di Parma.

«Se le linee guida al riguardo a livello regionale sono poco chiare, la Società italiana di osteoporosi ha invece proposto, suggerimento accettato sul piano internazionale, di assumere due livelli minimi accettabili di questa vitamina: il primo per soggetti davvero a rischio di ipovitaminosi D, ai quali va somministrata senza nemmeno dosarla (anziani sopra i 75 anni, soggetti obesi, con patologie croniche renali, cardiovascolari, donne in gravidanza, vegani e coloro che assumono farmaci di uso comune, come i cortisonici); il secondo, abbassato notevolmente, per individui sani che vogliono assumerla per effetti ossei e immunitari».

Per cosa è importante la vitamina D?

«Si chiama così, in realtà non è una vitamina ma un ormone, che agisce come altre sostanze ormonali a lei simili (estrogeni, androgeni, cortisone) e come tale si comporta. È molto complessa per due motivi: uno perché ha una doppia capacità di reagire sia sulla membrana cellulare che sul nucleo, ciò significa che ha reazioni molto rapide, una immediata e una lunga, che necessitano di sintesi proteica. È una sostanza che in parte produciamo sotto l’esposizione solare. Ma alle nostre latitudini, da ottobre ad aprile, anche l’esposizione di buona parte della nostra cute al sole non sarebbe in grado di formarla perché la vitamina D ha bisogno di raggi UVB al di sopra dei 35 gradi. Bisognerebbe quindi essere al di sopra del 35° parallelo (Palermo è al 39°, Parma al 43°). È sicuramente fondamentale per il benessere delle ossa, il che non vuol dire che una patologia come l’osteoporosi si tratta con la vitamina D, ma significa che se ho una osteoporosi e la voglio trattare con farmaci attivi, migliorativi della qualità dell’osso e in grado di ridurre il rischio di frattura, la loro efficacia è dimezzata dall’assenza di un buon livello circolante di vitamina D. È quindi un cofattore importante per le terapie che devono dare beneficio all’osso. Non è sufficiente, ma necessaria. Nel quadro dell’anziano, della sarcopenia, la carenza di vitamina D è una causa importante delle condizioni di disabilità tipiche della senescenza».

Da cosa è causata la carenza di vitamina D?

«Nel periodo invernale non la produciamo, viviamo molto coperti, ci esponiamo poco al sole, i cui raggi purtroppo oggi sono rischiosi. Allo stesso tempo, le creme solari attenuano la capacità di penetrare dei raggi UVB, fondamentali per iniziare la reazione sulla pelle che porta alla formazione di vitamina D. Gli alimenti che la contengono sono pochi (ad esempio, i pesci grassi come il salmone) e non fanno parte della nostra abituale dieta quotidiana. Infine, è una vitamina che serve per l’attività muscolare, per il benessere delle ossa. La sua carenza porta alla demineralizzazione: il bambino rachitico di un tempo aveva bassi livelli di vitamina D».

Quanto è importante per le donne in menopausa?

«Nella donna in menopausa la necessità di vitamina D è maggiore perché c’è un quadro osseo compromesso dalla carenza improvvisa degli estrogeni, quindi la vitamina D è meglio assumerla in dosaggi più alti».

Chi ha valori bassi di vitamina D è più esposto ad ammalarsi?

«Sì, molti studi dimostrano che, già nei bambini piccoli, avere un buon livello di vitamina D è protettivo verso l’asma e verso alcune forme virali».

Chi ha una dieta vegana cosa deve fare?

«Essere vegani è una condizione di ipovitaminosi D certa, per cui si consiglia la sua assunzione come farmaco dopo aver eseguito una valutazione».

Quando e come assumerla? In gocce o compresse? Sempre o solo d’inverno?

«Non va assunta più nella formulazione mensile. Studi recenti dicono che il modo migliore è l’assunzione giornaliera, al massimo settimanale. Personalmente, consiglio quella settimanale che ha dimostrato buona efficacia, quasi analoga a quella giornaliera. Meglio eliminare le grandi dosi dilazionate nel tempo e prediligere quelle piccole a livello giornaliero. Sempre però capendo le condizioni base da cui si parte. I dosaggi vanno assolutamente personalizzati, possono essere 35 gocce alla settimana o cinque al giorno. Sono invece contrario a smetterla durante l’estate, in cui c’è sicuramente più possibilità di formarla, ma ci esponiamo al sole troppo poco e un soggetto che la smette a giugno, a settembre in genere si dimentica di ricominciarla. Poi, studi degli ultimi 15 anni hanno chiaramente dimostrato che non c’è un pericolo di eccesso di vitamina D nella sua forma ancora da attivare, ovvero il colecalciferolo, la molecola da usare nella maggior parte di casi».

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