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Tatuati pentiti: come rimuovere i tatuaggi e quando è sconsigliato farli

Laser, chirurgia, espansori cutanei, dermoabrasione. Per chi ha familiarità con il melanoma: è difficile controllare i nei mascherati dall'inchiostro

Tatuati pentiti

di Raffaella Ilari

08 Marzo 2025, 19:10

Un tatuaggio non è più per sempre. Come abbiamo visto a Sanremo (dove il cantante Tony Effe è ricorso a make up e guanti per nasconderli) sono in aumento le persone che si “pentono”. Per motivi personali o professionali: non sono, ad esempio, permessi nel personale delle forze dell’ordine.

Tatuarsi è pratica sempre più diffusa ma non priva di possibili complicanze. Prima di farseli bisogna tener presente che non è facile eliminarli e che non andrebbero mai fatti sopra i nei. Lo spiega Stefano Merelli, direttore del reparto di Chirurgia plastica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

Come si rimuovono i tatuaggi?

«In vari modi. Uno dei più moderni, ultimamente molto in voga, è la metodica laser che consiste in una frammentazione del pigmento tatuato. Il laser è come una bomba che esplode e spacca i vetri: crea un’onda acustica che frantuma il pigmento in tanti piccoli pezzi che vengono ingeriti dai macrofagi (cellule-spazzino presenti nel nostro corpo) e portati nei linfonodi. Tra le altre metodiche c'è la rimozione chirurgica, la più usata fino a poco tempo fa. Per tatuaggi grandi è possibile un'escissione chirurgica seriata, ossia l’asportazione in più sedute. In casi di tatuaggi molto estesi, si può espandere la pelle sana circostante inserendo un palloncino sottocutaneo chiamato espansore cutaneo, progressivamente gonfiato, come la pancia di una donna in gravidanza. Quando la cute è espansa in maniera sufficiente, si rimuove il tatuaggio e, tirando via il palloncino, si usa l’eccesso di cute espansa per coprire la zona in c'era il tatuaggio. Un’altra tecnica è la dermoabrasione, che si avvale di uno strumento con una testa sferica che, ruotando a forte velocità, rimuove meccanicamente gli strati superficiali della pelle tatuata che si riformeranno durante la guarigione. Bisogna ricordare e fare attenzione ad alcune professionalità (non sempre professionali) dei centri estetici che, senza competenze, usano pomate o infiltrano sostanze che corrodono il tatuaggio. In ospedale ne vediamo gli effetti disastrosi da correggere chirurgicamente».

Quale è la tecnica più efficace?

«Dal punto di vista estetico, ciò che fa il laser è spesso sorprendente. Il laser può essere di diverse tipologie. Quelli che si occupano del tatuaggio, il Q-switched e il Pico, hanno una durata di impulso molto breve che non danneggia la cute e provocano un’onda d’urto che spezza la particella di inchiostro in piccoli pezzi. La particella, come dicevamo, viene fagocitata dai macrofagi ed eliminata nel sistema linfatico. Questo può dare un risultato estetico molto buono ma non elimina il pigmento che talvolta, rimanendo nel linfonodo, può essere pericoloso. Nel 2022 la Commissione Europea ha regolamentato le sostanze contenute negli inchiostri, vietando i colori blu e verde, considerati potenzialmente pericolosi. Se si rimuove il tatuaggio con l’intervento chirurgico, il pigmento invece non c’è più. Non voglio essere allarmista, ma i pigmenti possono essere potenzialmente cancerogeni, provocare reazioni autoimmuni e allergiche. Ricordo inoltre che il laser è efficace su alcuni colori (ad esempio il nero, meno sul rosso, difficilissimi da togliere il verde e l’azzurro) ma può lasciare nella zona interessata un “tatuaggio fantasma” (ghost image) ovvero una sorta di alone. Molta gente si tatua in maniera estesa e questo per noi medici è un problema. Negli ultimi cinque anni abbiamo riscontrato una crescita esponenziale del melanoma, la cui diagnosi precoce salva la vita. Se abbiamo una cute sana, riusciamo a vederlo, ma con tatuaggi estesi è difficile fare diagnosi precoci».

A chi sconsiglia di fare un tatuaggio?

«A persone che hanno una familiarità per il melanoma e a chi ha nei diffusi. In chi ha tatuaggi vicino ai nei, può essere difficoltoso valutare per tempo i cambiamenti indicativi di potenzialità maligna. Per noi medici è più facile fare diagnosi su una pelle sana che non tatuata».

In quale stagione è consigliata la rimozione?

«Se parliamo di laser, è sconsigliata la successiva esposizione al sole: la rimozione con laser viene compiuta in varie sedute richiedendo almeno un anno. Il trattamento viene ripetuto ogni due mesi per quattro o cinque sedute».

Un consiglio?

«Per la rimozione l’importante è rivolgersi sempre a centri medici specializzati e con laser specifici, che a Parma non abbiamo. Ma soprattutto: pensateci bene prima di tatuarvi!».

© Riproduzione riservata

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