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Il menù che conta

Otto ristoranti aderiscono a un progetto innovativo: fornire ai diabetici il conto dei carboidrati di ogni piatto

Otto ristoranti aderiscono  a un progetto innovativo: fornire ai diabetici il conto dei carboidrati di ogni piatto

di Pietro Amendola

02 Maggio 2025, 09:35

Una ristorazione italiana più vicina alle persone diabetiche. Questo l’obiettivo nel nuovo progetto ambizioso dell’«Associazione diabetici» di Parma, che punta ad unire la qualità del patrimonio culinario locale con le esigenze alimentari di chi è affetto da questa patologia: a Parma e provincia circa 35 mila persone.
Elemento fondamentale dell’iniziativa, un’attenta analisi dei carboidrati nelle pietanze, un valore molto importante per consentire alle persone diabetiche di mangiare fuori casa senza preoccupazioni. Nasce così «Diabetiamo», il progetto che porta nei menù dei ristoranti una maggiore attenzione a informazioni essenziali per chi è affetto da questa patologia, caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue.

«L’idea è nata due anni fa. Io viaggio molto per lavoro - ha spiegato il vicepresidente dell’associazione Alessandro Mastropasqua presentando l'iniziativa - e ho scoperto che all’estero c’era un’attenzione particolare nella ristorazione sulla conta dei glucidi. In Romania c’è già una normativa, e quindi tutti i proprietari sono obbligati a segnalare queste informazioni. Un aiuto importante per noi diabetici, perché ogni volta che andiamo in un locale non è sempre facile capire cosa c’è nel piatto. Da qui l’idea di un accordo con tanti ristoratori per menù dettagliati con il calcolo dei carboidrati, adattando le pietanze alle esigenze alimentari dei clienti».
Con il patrocinio del Comune, delle strutture sanitarie locali, dell’università di Parma e della Federazione regionale delle associazioni sul diabete, l’iniziativa offre così uno sguardo diverso e innovativo alla ristorazione italiana, rendendola più inclusiva e «diabetico-friendly».
Per la realizzazione del progetto, coordinato da Stefania Mossini, è fondamentale la partecipazione del consorzio di ristoratori locali «Parma Quality Restaurants», che ha sposato gli obiettivi dell’associazione. «Noi siamo sempre attenti a questo tipo di patologie - ha spiegato il presidente del consorzio Enrico Bergonzi - Negli ultimi anni siamo passati dall’essere dei semplici ristoratori, a doverci adattare alle esigenze moderne, stando attenti alle preparazioni. Non dobbiamo stravolgere la nostra cucina, ma semplicemente introdurre alcuni alimenti che magari possono incidere meno sui carboidrati. Il diabetico può mangiare un po’ di tutto, deve stare attento ad alcune cose, dosando le quantità. È importante essere consapevoli di tutto ciò, senza cambiare totalmente le abitudini alimentari».

Nella creazione dei menù a basso contenuto di carboidrati, l’iniziativa ha potuto contare sul supporto scientifico di alcuni esperti del settore. Federico Cioni, specialista in scienza dell’alimentazione, ha fornito, insieme alle colleghe Sara Bencivenni e Camilla Bandiera, le informazioni tecniche necessarie. «Per chi è affetto da questa patologia - ha spiegato Cioni - è fondamentale la regolarità nell’assunzione dei cibi, senza digiuni o eccessi, conoscendo i prodotti che si mangiano. Bisogna sapere la quantità di carboidrati presenti ed essere consapevoli della propria condizione clinica. Molti studi sul diabete di tipo 1, in particolare sulle nuove tecnologie che consentono la gestione della vita dei pazienti in modo molto più agevole, permettono di mantenere un compenso molto più vicino al valore ottimale rispetto alle vecchi terapie. Prima l’insulina veniva somministrato con modalità più complicate rispetto a quello che fa adesso il microinfusore, che consente una modulazione della terapia più efficace. Sul diabete di tipo 2 si sta mettendo sempre di più l’accento sull’intervento precoce sullo stile di vita, se necessario con farmaci personalizzati, scegliendo soprattutto quelli più recenti, che permettono anche di prevenire le complicanze a livello renale e cardiovascolare».
Cioni ha inoltre sottolineato l’importanza della prevenzione e dei controlli frequenti, considerando soprattutto la crescita tra i giovani, negli ultimi 10 anni, dei casi di diabete di tipo 2.
Secondo un recente studio sugli ultimi 10 anni, nella fascia di età sotto i 21 anni c’è stato un aumento del 9% dei casi di malattia ogni due anni. «Le complicazioni causate dalla patologia - aggiunge il diabetologo - iniziano a presentarsi già anni prima della diagnosi. Quindi è necessario fare riferimento al personale sanitario esperto per avere esami del sangue regolari e valutare la storia clinica del soggetto, procedendo ad esami più approfonditi quando è necessario. Il diabete di tipo 2 si può prevenire entro certi limiti, con un corretto stile di vita».

Su un dato regionale di 270 mila casi, nella provincia di Parma i diabetici sono circa 35 mila, di cui un migliaio di tipo 1. Il presidente dell’Associazione diabetici di Parma, Giuliano Antognarelli, spiega che i numeri sono in aumento, in Italia e nel mondo. Progetti come quello di «Diabetiamo» assumono così un ruolo importante nella diffusione di una maggiore conoscenza della malattia e delle modalità efficaci per affrontarla.
«È una patologia subdola - ha spiegato Antognarelli - perché non dà dei sintomi molto evidenti. Il diabete di tipo 1 è il più grave perché va curato con insulina, però consente secondo me una vita migliore rispetto a quello di tipo 2, perché ti puoi permettere certe pietanze, dosando l’insulina. Questo progetto l’abbiamo fortemente voluto, dato che uno dei punti principali della nostra missione sono informazione e formazione».



Da sinistra: Alessando Mastropasqua, vice presidente dell'Associazione diabetici di Parma; il diabetologo Federico Cioni; Enrico Bergonzi, presidente del consorzio «Parma Quality Restaurants; Giuliano Antognarelli, presidente dell'Associazione diabetici di Parma.

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