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Le fratture comuni negli anziani. Chirurgia rapida e riabilitazione

Omero, vertebre, polso e soprattutto femore. Ma oggi si possono operare anche i centenari

Le fratture  comuni negli anziani. Chirurgia rapida e riabilitazione

03 Maggio 2025, 09:41

Dopo i 75 anni, circa il 40% delle cadute delle donne e il 25% negli uomini causa una frattura. Considerato l’aumento dell’età media di vita, è facile comprendere come le fratture nell’anziano rappresentino un problema sempre più importante.
Fortunatamente oggi ci sono strumenti terapeutici che permettono di trattare con maggior successo anche fratture in grandi anziani. Se ne è parlato in un incontro alla casa di cura Città di Parma e moderato da Marco Modoni, medico di medicina generale. Relatori i medici della Città di Parma, Carlo Felice De Biase, ortopedico e referente della Traumatologia e dell’ambulatorio traumatologico, Simonetta Morganti, geriatra e Silvia Ferri, anestesista.
Come prevenire le cadute nell’anziano?
«La maggior parte delle cadute nell’anziano hanno un’origine multifattoriale e non sono solo una conseguenza del fisiologico processo di invecchiamento, ma sono generalmente legate ad alcune malattie specifiche, all’utilizzo di farmaci e a fattori ambientali, come scarsa illuminazione, tappeti nelle abitazioni e presenza di scale - sottolinea Simonetta Morganti - È quindi molto importante agire su quei fattori che possono essere modificati per prevenire le cadute. Va posta molta attenzione, in età geriatrica, quando vengono prescritti farmaci che possono causare ipotensione (come diuretici e antipertensivi), rallentamento del ritmo cardiaco (come beta bloccanti) o sonnolenza e confusione (ansiolitici e psicofarmaci). Risulta inoltre molto importante riuscire a mantenere un buon tono muscolare ed una buona funzionalità articolare eseguendo, ovviamente se le condizioni generali lo permettono, attività fisica giornaliera (ad esempio camminata di 20 minuti al giorno, cyclette e esercizi di stretching) o almeno tre volte alla settimana. In questo modo il soggetto anziano riesce a conservare un buon trofismo della massa muscolare e quindi di conseguenza anche un miglioramento dell’equilibrio tali da consentirgli di continuare a svolgere le sue attività di vita quotidiana. Molto importante è anche la dieta che, in assenza di controindicazioni, dovrebbe prevedere una buona componente di proteine, sia animali che vegetali, per favorire il mantenimento di un buon tono della muscolatura scheletrica».
Quali sono le fratture a cui più facilmente va incontro l'anziano?
«Le fratture più comuni negli anziani sono legate all’osteoporosi, una condizione che rende le ossa più fragili. Tra le più frequenti ci sono le fratture di femore, polso, vertebre e omero - spiega De Biase - La frattura di femore, in particolare, è una delle più temute perché può compromettere gravemente la mobilità e l’autonomia dell’anziano. Spesso si verifica a seguito di una caduta banale, anche in casa, ed è un evento che richiede un trattamento tempestivo per evitare complicanze».
Concentrandoci sulle fratture di femore: oggi si trattano meglio che in passato?
«Sì, grazie ai progressi della chirurgia ortopedica e delle tecniche anestesiologiche - continua De Biase - L’intervento chirurgico viene eseguito il prima possibile, spesso entro 24-48 ore, per ridurre il rischio di complicanze legate all’immobilizzazione prolungata. Le moderne protesi e i mezzi di sintesi (placche, chiodi, viti) permettono inoltre una stabilizzazione efficace dell’osso, facilitando il recupero funzionale. Un aspetto fondamentale è anche la riabilitazione precoce, che aiuta il paziente a recuperare la capacità di camminare e riduce il rischio di perdita dell’autonomia».
Si riescono ad operare anche pazienti molto anziani?
«Abbiamo operato anche pazienti di cento anni con ottimi risultati - spiega De Biase - L’età avanzata, da sola, non è più un limite alla chirurgia. Nella nostra struttura c’è un team multidisciplinare che comprende geriatra, anestesista, ortopedico e fisioterapista per ottimizzare il trattamento del paziente anziano».
Un ruolo importante viene svolto dall’anestesista. Quale approccio per questi pazienti?
«Grazie ai progressi delle tecniche anestesiologiche e della gestione perioperatoria, è possibile affrontare l’intervento in sicurezza anche in pazienti molto anziani o con patologie preesistenti. Naturalmente ogni caso deve essere valutato attentamente - spiega Silvia Ferri - L’anestesia di prima scelta è l’anestesia spinale, meno impattante sul sistema cardiocircolatorio e sul sistema nervoso centrale, anche se per pazienti le cui condizioni cliniche lo richiedano non si esclude l’anestesia generale».
red.sal.

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