Gastroenterologia
Aiuto, la gastrite! Quante volte ne abbiamo sentito parlare, quante volte magari ne abbiamo sofferto, e quanto spesso oggi colpisce fasce d'età nuove, adolescenti in testa.
Colloquialmente si indica come “gastrite” sintomi legati alla maldigestione. Scientificamente - spiega Giorgio Nervi, direttore della Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell'ospedale Maggiore - sarebbe più corretto parlare di dispepsia, (“cattiva digestione”), mentre il termine gastrite indica un’infiammazione acuta o cronica dello stomaco, documentata dall’analisi al microscopio delle biopsie effettuate durante la gastroscopia.
«Il termine dispepsia raggruppa svariati disturbi, come senso di fastidio, tensione, gonfiore, bruciore o dolore nell’epigastrio, ossia la parte superiore dell’addome, o una digestione lunga e laboriosa, un senso di ripienezza precoce, inappetenza, nausea e talvolta vomito», dice Nervi.
Qual è il meccanismo che scatena la gastrite?
La gastrite si forma quando si indebolisce la barriera difensiva dello stomaco, consentendo così all’acido al suo interno di aggredire la parete e infiammarla. Esistono gastriti acute e croniche. Le acute possono essere causate da infezioni, soprattutto virali, da abuso di alcool o da alcuni farmaci, soprattutto gli antinfiammatori. Le croniche, in cui i sintomi compaiono più lentamente, e che possono restare asintomatiche per diverso tempo, sono causate in larga parte dall’infezione da Helicobacter pylori; ci sono poi forme autoimmuni e forme più rare, come quelle in corso di malattie infiammatorie croniche intestinali , o quelle collagenosiche, linfocitiche, eosinofile. Una dieta non bilanciata, il fumo, stress e ansia possono contribuire allo sviluppo della gastrite, e amplificare i sintomi da maldigestione. Alcune forme di gastrite cronica vanno tenute sotto controllo, perché possono favorire, negli anni, lo sviluppo di neoplasie.
Con quali esami si diagnostica la gastrite?
Il medico di medicina generale o il gastroenterologo, sulla base dei sintomi e del quadro addominale, possono indicare un approfondimento diagnostico. L’esame principale è la gastroscopia, che consente di vedere la mucosa gastrica e diagnosticare eventuali lesioni, e di prelevare dei campioni da fare analizzare al microscopio. Per diagnosticare l’infezione da Helicobater pylori, oltre alla gastroscopia con biopsie, esistono la ricerca nelle feci (HpSA) e il test del respiro (Urea breath-test).
Quali consigli si possono dare a chi soffre di questo problema?
È importante prestare attenzione alla dieta e ad alcune modifiche nel proprio stile di vita. È utile assumere pasti contenuti e frequenti, evitare cibi fritti, grassi animali, spezie e cibi piccanti, caffè, alcol e bibite gassate. Bene consumare i pasti ad orari regolari, tenere un ciclo sonno-veglia regolare, svolgere un’attività fisica regolare e smettere di fumare. Nel caso di forme avanzate di gastrite cronica occorre attenersi alle indicazioni del medico di medicina generale e del gastroenterologo per i controlli nel tempo.
La terapia farmacologica?
La terapia va ottimizzata in funzione della gravità e della durata dei sintomi. Per forme lievi si possono utilizzare antiacidi (come bicarbonato di sodio, magnesio idrossido, idrossido di alluminio), che agiscono riducendo temporaneamente l'iperacidità presente all’interno dello livello dello stomaco, o citoprotettori (ad esempio sucralfato, magaldrato), che proteggono la mucosa gastrica formando una barriera tra questa e il contenuto acido. Per le forme più gravi si utilizzano gli inibitori della pompa protonica (omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, rabeprazolo, esomeprazolo), che agiscono impedendo la secrezione acida dello stomaco. Per la infezione da Helicobater pylori si usano antibiotici insieme ad inibitori della pompa protonica.
In che percentuale una gastrite può evolvere in ulcera perforata?
Nella grande maggioranza dei casi la gastrite non è pericolosa; tuttavia, se i sintomi non vengono curati in modo adeguato, il quadro clinico può peggiorare; è anche possibile che si formi un’ulcera, che può a volte complicarsi con sanguinamento o perforazione, anche se raramente. Per questo motivo, se i sintomi non migliorano, è opportuno rivolgersi al medico.
Come si può stabilire se una gastrite è di origine psicosomatica o se lo stress ha un ruolo determinante?
Esiste una gastrite da stress. Fattori stressanti possono causare alterazioni dei livelli di alcuni neurotrasmettirori, determinando un aumento della produzione di acido e conseguentemente una infiammazione della mucosa gastrica, con danni di varia entità e gravità, da un semplice arrossamento, fino allo sviluppo di un’ulcera.
Chi soffre di più di gastrite nervosa? È vero che è in aumento fra i bambini?
Possono soffrire maggiormente di gastrite i pazienti sottoposti a stress severi come quelli che hanno subito interventi chirurgici, o affetti da malattie croniche. Forti tensioni nell’ambiente familiare o lavorativo possono contribuire. Specie negli adolescenti si è visto una aumento di gastrite cronica, soprattutto in quelli con difficili rapporti familiari, associati a problemi emozionali.
È opportuno indicare ai pazienti una consulenza psicologica?
Qualora il medico curante o il gastroenterologo evidenzino forti tensioni emotive, possono indirizzare il paziente ad un consulto psicologico/psichiatrico. Questi, sulla base dell’esame psichico, possono decidere di avviare un percorso psicoterapeutico.
Giorgio Nervi
Direttore della Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell'ospedale Maggiore.
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