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SALUTE

Perché è bene allenarsi anche se c'è la fibromialgia

Esercizi per ridurre il dolore, con il fisioterapista e in piscina termale

Perché è bene  allenarsi  anche se c'è la fibromialgia

di Gianfranco Beltrami

01 Giugno 2025, 16:06

La fibromialgia è una patologia sempre più diffusa che colpisce quasi il 3% della popolazione mondiale, soprattutto donne, mentre nel nostro paese la prevalenza nella popolazione generale è del 2,2% con 1.346.700 i pazienti affetti da fibromialgia diagnosticata.
Il dolore muscolo scheletrico cronico e diffuso è il sintomo principale a cui si accompagnano stanchezza perenne, rigidità mattutina, sonno non ristoratore, disturbi urinari, disturbi sessuali e compromissione della sfera psicologica con riduzione dell’autostima e della sicurezza, che in una gran parte dei casi sfocia in sindrome ansiosa e depressione.
La diagnosi - secondo uno studio in corso in Italia con un'ampia casistica - arriva con un ritardo di tre anni e in media preceduto da cinque visite specialistiche. Spesso infatti questi pazienti sono considerati malati immaginari e non essere creduti, e non ricevere la solidarietà che meritano, aumenta molto le sofferenza causata dalla malattia. Così il paziente con fibromialgia sperimenta sovente solitudine, scarsa solidarietà, indifferenza, progressivo isolamento, mentre avrebbe bisogno di ascolto e comprensione.
Sono ormai numerosissime le evidenze scientifiche che hanno documentato la grande utilità dell’esercizio fisico correttamente eseguito nei pazienti affetti da fibromialgia. I pazienti fibromialgici sono portati alla sedentarietà perché fare sforzi fisici aggrava il dolore. Si crea così un circolo vizioso in cui la forma fisica peggiora progressivamente e la tolleranza allo sforzo si riduce.
L’attività fisica praticata in maniera continuativa e regolare ed in modo graduale e non troppo intenso innalza la soglia del dolore favorendo un'attivazione delle fibre che riducono il dolore e inibendo le vie nervose che lo fanno percepire di più. Studi recenti con tecniche di neuroimaging hanno dimostrato come vi sia in questi pazienti una iperattività del sistema nervoso simpatico che conduce a una errata interpretazione degli stimoli dolorosi e ad alterazioni di alcuni trasmettitori come serotonina e dopamina, coinvolti nella modulazione del dolore e del sonno e che possono regolarizzarsi con l’attività fisica.
Particolarmente efficaci sono tutte le attività di balneoterapia svolte in acqua termale ricca di sali minerali con effetto antiinfiammatorio decontratturante e miorilassante, spesso utilmente abbinate ai fanghi che ne amplificano le proprietà.
Un recente studio condotto con rigorosi criteri scientifici e pubblicato nel 2024 da un gruppo di ricerca spagnolo dell’Università di Almeria ha dimostrato i positivi effetti della balneoterapia in acqua termale, che si è dimostrata efficace nel ridurre l’intensità del dolore, la disabilità e la depressione con risultati che si sono mantenuti fino a sei mesi dopo la cura.
L’esercizio fisico in piscine con acqua termale ad una temperatura di 34º con il supporto di un fisioterapista o laureato in scienze motorie ha un effetto ancora maggiore consentendo di ridurre il peso corporeo, di sopprimere il lavoro antigravitazionale dei muscoli a cui viene combinato l’effetto miorilassante e analgesico. Questo tipo di trattamento ideato e patrocinato dall’Amrer (Associazione dei malati reumatici dell’Emilia Romagna) in accordo con le strutture termali aderenti al Coter (Consorzio termale dell’Emilia Romagna) prevede per piccoli gruppi di pazienti un’ora di attività in acqua termale, divisa in quattro fasi di cui una preparatoria con esercizi di riscaldamento allungamento e mobilizzazione dei principali gruppi muscolari seguita da una fase di esercizi di allungamento e tonificazione muscolare per gli arti superiori e inferiori ed un ultima fase con esercizi di defaticamento e rilassamento. Tale sequenza è raggiungibile dopo un periodo di allenamento progressivo e personalizzato nel rispetto del dolore e della sensazione di affaticamento muscolare del paziente.
Il raggiungimento dell’ora di attività è sempre graduale per garantire a ciascuno un incremento compatibile con la sintomatologia soggettiva e sono quindi possibili pause tra le diverse fasi.
Nel trattamento di questa patologia le esperienze di gruppo sono molto importanti e possono migliorare in maniera significativa la qualità della vita dei pazienti che tendono ad isolarsi a volte anche all’interno del proprio nucleo familiare.
Come cure farmacologiche, nei casi più gravi vengono utilizzati farmaci antidolorifici, ansiolitici e antidepressivi, sonniferi e miorilassanti ed hanno dato risultati molto validi anche integratori somministrati in momenti diversi della giornata fra cui L acetilcarnitina, vitamina B6, magnesio e pea, (composto naturale a base di lipidi endogeni) ed altri presidi naturali non farmacologici come l’ossigeno ozonoterapia somministrata per via sistemica e la fotobiomodulazione a raggi infrarossi.
Per quanto riguarda i consigli nutrizionali ai pazienti fibromialgici, si suggerisce di eliminare gli zuccheri semplici che stimolano la crescita dei batteri patogeni e di Candida albicans, che produce una quantità enorme di radicali liberi e provoca picchi di insulina, mentre vanno preferiti i carboidrati integrali a più lenta assimilazione.
Meglio evitare anche alcolici, caffè, glutine e latticini e limitare il consumo di carni rosse.

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