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Sin dalle sue origini il disegno ha rappresentato uno straordinario modo per comunicare, esprimere se stessi e il proprio mondo interiore. Un linguaggio che si rivela particolarmente potente in età evolutiva.
«Il disegno infantile è una modalità espressiva non verbale importantissima - spiega Ilenia Maini, neuropsichiatra infantile della Psichiatria e psicologia clinica infanzia e adolescenza dell'Ausl di Parma -, un’esperienza indispensabile per la crescita cognitiva, sociale ed affettiva del bambino. Consente di comunicare con il mondo esterno lasciando una propria “traccia” (lo scarabocchio) già dai primi anni di vita, permette di esprimere emozioni e pensieri che, per aspetti maturativi, potrebbero non essere comunicati verbalmente. Lo spazio e il tempo dedicati ad esso, spesso come attività solitaria, permettono al bambino di concentrarsi su di sé, di coinvolgersi in un compito concreto che coniuga mente e corpo, che produce soddisfazione e accresce il senso di autoefficacia e autostima».
Come per il gioco, «può avere diverse funzioni: espressive, comunicative, socializzanti, ma consente anche lo sviluppo di competenze dello sviluppo neuro-psicomotorio: la coordinazione occhio-mano, la funzione rappresentativo-simbolica, competenze di tipo percettivo-corporeo e quelle spaziali. Il disegno infantile si evolve nel tempo, passando da scarabocchi a figure più realistiche e dettagliate. Lo sviluppo della capacità rappresentativa passa attraverso un processo di maturazione percettiva, nel quale si può capire lo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino».
«Il disegno, come primo segno grafico già nel bambino molto piccolo, che col dito lascia traccia sul tavolo nell’esperienza delle prime pappe, per poi proseguire nell’evoluzione delle forme e del colore, si manifesta come importante risorsa evolutiva, se riconosciuta e lasciata libera dai condizionamenti dettati da aspettative di prestazione che spesso rischiano di invadere il mondo adulto e di invalidare le preziose risorse educative in esso riposte», sostiene l’educatrice Bianca Dappiè, specializzata in MusicArTerapia nella globalità dei linguaggi. «Il disegno, come la manipolazione, l’attività musicale e l’immersione nel colore, sono attività che favoriscono e risvegliano i cinque sensi, un patrimonio del corpo, sede di emozioni che spesso rimangono bloccate e manifestano in età adolescenziale le forme note alla neuropsichiatria di forte disagio esistenziale. L’utilizzo dell’arte nel suo potenziale potere di risveglio della creatività come risorsa vitale, si rivela preziosa anche nella realtà della riabilitazione».
Se a facilitare l’espressione spontanea e autentica è il disegno libero, a catturare sempre più l’attenzione di bambini e adolescenti è il fumetto. «Ciò che lo rende così speciale è la sua natura ibrida, l’essere una forma di narrazione sequenziale che unisce immagini e testo - spiega Ilenia Maini - Quando si legge un fumetto vengono coinvolte più capacità: la lettura di immagini, la lettura di testo, la capacità di mettere insieme i due linguaggi per crearne un terzo, il saper individuare la logica sequenziale che lega fatti che costituiscono la storia, l’interpretare ciò che accade tra una vignetta e l’altra, la temporalità del prima e dopo. Al contempo, creare fumetti permette ai bambini di vedersi da prospettive nuove. Il fumetto diventa una forma potente di storytelling, in cui ogni bambino può scegliere il tono e lo stile più vicino al proprio sentire. Coniugare disegno, narrazione e vissuto personale è una via concreta e accessibile per esprimere anche le emozioni più complesse».
Come forma artistica tecnicamente più evoluta, «il fumetto offre come risorsa l’immediatezza del linguaggio delle immagini che accompagnano il testo - aggiunge Bianca Dappiè - così come la possibilità di tessere nella storia illustrata contenuti con valori che si desiderano trasmettere: una buona attività educativa può consistere, come diverse esperienze con adolescenti dimostrano, nella creazione di una storia a fumetti dopo l’elaborazione/discussione di un contenuto scelto. Questi i valori sottesi nel fascino esercitato dai fumetti come i manga per le nuove generazioni, che pur necessitano di confronto e dialogo, spesso apparentemente inaccessibile, con la figura adulta che si ponga con curiosità interlocutoria nel desiderio di ‘traduzione’ dei messaggi presentati».
Da sinistra: Ilenia Maini (Neuropsichiatra infantile Ausl di Parma) e Bianca Dappiè (Educatrice specializzata in MusicArTerapia)
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