scuola
La prof Elena Colla
La scuola? «Non solo un lavoro, una passione». In poche parole, una vocazione. Non un mestiere: per la prof Elena Colla l'insegnamento ha rappresentato la vita: una missione quotidiana, in cui crescere ragazzi e ragazze. Soprattutto, imparare facendo. La gioia più grande? Quella di aver dato tanto ai suoi alunni.
E ora che la docente di greco e latino va in pensione, il saluto del liceo classico Romagnosi è corale, per colleghi, studenti, preside e collaboratori scolastici. Una prof che con il suo «passo» veloce ha conquistato la stima di uno storico liceo, che grazie a insegnanti come la prof Colla ha sempre avuto voglia e capacità di innovarsi. Ma da dove arriva questo talento?
«Ho frequentato una scuola elementare di campagna, poi le medie in città, per approdare, infine, al liceo Romagnosi - racconta la prof Colla -. Ho conseguito la laurea in lettere classiche all’Università di Bologna, con una tesi sulla misoginia nella letteratura greca e il dottorato di ricerca in filologia greca e latina presso l’Università di Parma, con una tesi sull’oratore Lisia».
Ha avuto insegnanti che le sono rimasti nel cuore?
«Gli insegnanti che ricordo con affetto e stima sono molti: la maestra, che ci aveva "iniziato" ai casi del latino; la professoressa di lettere della scuola media che spronava a frequentare il liceo classico profetizzando che saremmo rimasti affascinati dal greco; le insegnanti di lettere del Romagnosi, molto diverse tra di loro, ma che hanno lasciato una traccia profonda. E poi alcuni docenti universitari, degli autentici "maestri": in particolare, il prof E. Degani, con cui mi sono laureata».
Quale il suo percorso professionale?
«Il mio percorso professionale è stato molto omogeneo: ho sempre insegnato nel liceo classico, prima al Sant’Orsola, poi, per un anno solo, al Maria Luigia e infine al Romagnosi. Inoltre, tranne che per un anno, ho sempre e solo insegnato lingua e letteratura latina e greca».
Quanti anni dunque al Romagnosi?
«Gli anni al Romagnosi sono stati ventinove: sono stati anni di studio e di impegno costante, per padroneggiare sempre meglio le discipline. L’università insegna un metodo, magari su autori di nicchia, ma poi i programmi scolastici esigono che si spazi e quindi occorre continuare a studiare. Oltre all’insegnamento, ho ricoperto vari ruoli legati all’autonomia scolastica, fin dal 1999».
Le hanno fatto una festa per l'ultimo giorno di scuola? Quale il saluto dei ragazzi?
«Ho salutato i colleghi nel corso dell’ultimo Collegio docenti e poi in occasione di una cena di fine anno, in cui mi hanno festeggiata. Il saluto da parte dei ragazzi è stato molto affettuoso e commovente».
Come è stato lavorare con gli altri docenti del Romagnosi?
«Lavorare con gli altri docenti del Romagnosi è stato sempre molto stimolante e arricchente, non solo con i colleghi di materia: il confronto continuo aiuta a crescere culturalmente e didatticamente, a vedere gli agganci tra le varie discipline, a mettere a punto nuove strategie d’insegnamento».
Una prof di greco e latino: sono materie ancora attuali?
«Sicuramente sì: in un mondo caratterizzato dal "tutto subito" la conoscenza della lingua e la pratica della traduzione allenano a lavorare con pazienza e attenzione, a leggere tra le righe, formando lo spirito critico e, di conseguenza, cittadini più consapevoli. Aggiungo, come già evidenziato da M. Nussbaum nel libro "Non per profitto", che la letteratura e l’arte in generale, quanto più sono lontane dall’esperienza del presente, tanto più favoriscono l’immedesimazione nell’altro da me e l’empatia».
Che tipo di scuola lascia? Quali le nuove sfide?
«Lascio una scuola molto diversa da quella che ho frequentato e da quella in cui ho insegnato nei primi anni: direi che, nonostante la legge sull’autonomia scolastica e i tanti progetti che hanno accompagnato la sua attuazione abbiano rinnovato il curriculum classico, almeno fino al 2010 gli studenti e noi docenti parlavamo la stessa lingua, le basi culturali erano simili. Oggi la distanza è molto maggiore e occorre trovare nuove vie per appassionare allo studio e, in seconda istanza, allo studio delle discipline classiche».
E' arrivata la pensione: cosa farà di bello?
«Ora che sono in pensione continuerò a dedicarmi alle discipline classiche, la lingua e la letteratura greca in particolare, sia sul versante della ricerca, sia su quello della divulgazione: a questo proposito, ho avviato una collaborazione con l’Università popolare e mi piacerebbe curare una rubrica di "notizie" dal mondo classico. E poi tante letture: ho degli arretrati, ma sento anche la necessità di riprendere Dante, Leopardi…»
Un augurio ai prof di domani?
«Più che un augurio, un’esortazione: studiate, studiate sempre, facendo vostre le parole di Solone (VI sec. a. C.), annoverato tra i sette Sapienti: "Invecchio imparando ogni giorno molte cose". Penso che l’insegnante che ritiene di sapere già tutto non possa essere un buon insegnante».
Un augurio agli studenti di oggi?
«Che possano trarre dall’esperienza scolastica soddisfazioni che vadano oltre il voto».
Chi vorrebbe ringraziare per questi anni di insegnamento?
«Vorrei ringraziare le centinaia di studenti che ho incontrato in tutti questi anni - conclude la prof Colla -: le soddisfazioni che ho colto dal mio lavoro sono state soprattutto un merito loro».
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