dittatura 1976-83
Intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha respinto la richiesta di estradizione richiesta dall' Argentina di don Franco Reverberi per motivi di salute. La Cassazione aveva respinto il ricorso promosso lo scorso luglio dalla difesa del sacerdote. L'ultima parola spettava al guardasigilli (Leggi). Don Reverberi, 87 anni italo-argentino è un sacerdote della diocesi di Parma, residente a Sorbolo, non sarà quindi consegnato alle autorità argentine per essere processato. E' accusato di alcuni crimini compiuti in Argentina durante la dittatura del 1976-83. Reverberi era cappellano ausiliare dell’VIII Squadra di esplorazione alpina di San Rafael, a Mendoza, accusato di atti commessi nel Centro di detenzione clandestina noto come 'La Departamental'. Il religioso uscì dall’Argentina nel 2011, quando a Mendoza si stava svolgendo il primo processo per crimini contro l’umanità e le testimonianze dei sopravvissuti e dei familiari hanno cominciato a indicare le sue responsabilità.
La revoca è stata notificata al difensore del religioso, l'avvocato Franco Magnani. Don Reverberi attualmente risiede in una canonica e aveva come misura cautelare il divieto di allontanamento dal comune di Sorbolo. Il 19 gennaio è stata fissata un’udienza per l’esecuzione del provvedimento del ministro.
Reverberi, ricorda l’associazione Onlus 24 Marzo, è accusato dalle autorità argentine dell’omicidio, avvenuto nel 1976, di Josè Guillermo Beron, all’epoca ventenne e tuttora desaparecido.
«Don Reverberi è anche accusato di aver assistito a numerose torture alle quali erano sottoposti i prigionieri del regime di Videla prima di essere uccisi e fatti scomparire», spiega l'associazione. «Don Reverberi, come diversi altri individui accusati di essere stati parte attiva nei crimini compiuti durante le dittature del Cono Sur, come per esempio Carlos Malatto, Daniel Cherutti, Jorge Troccoli - conclude la onlus - grazie al doppio passaporto si è trasferito in Italia molti anni fa e per lungo tempo ha vissuto indisturbato». Il ministronon ha concesso l’estradizione in Argentina di Don Franco Reverberi con un decreto del 10 gennaio scorso. Nel provvedimento il capo del dicastero di via Arenula evidenzia che «la perizia medico-legale disposta dalla Corte di Appello di Bologna ha concluso nel senso che 'le attuali condizioni di salute di Reverberi sono compatibili con il trasferimento in Argentina', limitando l’accertamento alle condizioni di salute compatibili con la possibilità di effettuare un viaggio aereo intercontinentale, omettendo tuttavia di valutare l’esistenza di gravi rischi che potrebbero scaturire dalla procedura di estradizione globalmente intesa».
Per il ministro «in ogni caso il trasferimento aereo dovrebbe essere eseguito soltanto se assistito da una serie di cautele ben difficilmente attuabili in maniera congiunta nella pratica e in ogni caso inidonee ad assicurare lo stato di salute di Reverberi». E ancora: «la complessiva procedura potrebbe avere sul soggetto, anche successivamente all’avvenuto trasferimento e all’avvio della condizione detentiva alla quale verrà sottoposto, conseguenze esiziali». Secondo Nordio «dall’impatto medico legale della procedura di estradizione sulle già precarie condizioni di salute, anche in ragione dell’età estremamente avanzata e della conseguente probabile prospettiva di non fare più ritorno in territorio italiano, deriverebbe un rilevante stress psicologico tale da integrare un ulteriore fattore di rischio».
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