il caso
Bob Dylan, Bruce Springsteen, David Bowie (gli eredi), Neil Young, David Crosby, Stevie Nicks, i Beach Boys, Shakira, Tina Turner e Paul Simon, per citarne alcuni, negli ultimi anni hanno venduto i diritti delle loro canzoni. Il Guardian l’ha definita una vera e propria «febbre dell’oro». Inutile sottolineare che la vendita è stata fatta a cifre astronomiche. Per il solo Boss si parla di 500 milioni di dollari. I motivi della cessione, in parte o per intero, dei diritti patrimoniali a editori musicali, case discografiche, fondi e società di investimento, sono vari. Intanto per ragioni economiche, ma non solo. Ci sono anche motivi personali. Ha influito, e non poco, anche la pandemia del coronavirus, che ha stravolto il mondo della musica (peggiorando, e non poco, il già cattivo stato di salute dell’industria discografica, amplificando anche la sfiducia nel futuro economico del settore). Mettiamoci i mancati introiti dai concerti dal vivo (l'incasso principale per un cantante). Il Wall Street Journal ha comunque assicurato che si tratta di un affare sia per le case discografiche sia per i musicisti. Se i 500 milioni per il Boss non hanno bisogno di spiegazioni, dall'altra parte ci sono investitori a caccia di guadagni sicuri su canzoni intramontabili, che non risentono delle fluttuazioni finanziarie. Insomma, «Blowin' in the wind», «Heroes» o «Surfin' Usa» le ascoltiamo anche in tempi bui di pandemia o, ancor di più, chiusi in casa per il lockdown. Tra i contrari, però, c'è chi sottolinea che la prospettiva di un reddito costante a lungo termine grazie all’editoria musicale viene talvolta trascurata di fronte all’opportunità di un enorme pagamento in un’unica «botta». Mettiamoci l'effetto Spotify (streaming) che ha travolto e stravolto il settore: le canzoni adesso sono «quantificabili», adesso è semplicissimo individuarne il valore. Lo streaming, poi, ha fatto crollare la gestione della distribuzione delle canzoni stesse. Resiste solo il vinile.
Incide anche la volontà dei musicisti di evitare cause legali sui loro cataloghi tra gli eredi: Prince, Aretha Franklin, James Brown, Tom Petty e altri insegnano.
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