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LUTTO NEL MONDO DELLO SPETTACOLO

Lorella Cuccarini ricorda Gino Landi: "Mi insegnò ad alzare l'asticella"

Lorella Cuccarini ricorda Gino Landi: "Mi insegnò ad alzare l'asticella"

Lorella Cuccarini

17 Gennaio 2023, 17:58

«Per me è stato un Maestro vero. Mi ha messo di fronte a così tante difficoltà, insegnandomi però a superarle. Ci siamo sempre voluti tanto bene. E negli anni non ha mai mancato un mio spettacolo». Così Lorella Cuccarini ricorda con l’ANSA Gino Landi, il coreografo e regista scomparso oggi a Roma all’età di 89 anni, con cui la conduttrice ha lavorato negli anni '80, realizzando anche una delle sue più celebri sigle, Io ballerò.

«Conoscevo Gino già da ragazzina - racconta lei, oggi divisa tra le prove tv di Amici e il musical Rapunzel in scena a Milano - Avevo visto tutti i suoi spettacoli, anche al Sistina, da Rugantino ad Aggiungi un posto a tavola. Poi Pippo Baudo ci presentò ed ebbi la fortuna di iniziare a lavorare con lui a Fantastico 7, nel 1986-1987, la mia seconda edizione, quella della "riconferma". Con lui ho vissuto anche il passaggio a Mediaset, con Festival. Due momenti importantissimi della mia carriera e della mia vita personale, di crescita. Sì - racconta - insieme creammo Io ballerò. Avevamo in mente un pezzo autobiografico, che però raccontasse anche la passione e le prospettive di tante giovanissime che come me volevano fare la ballerina. Fu di Gino, insieme a Pippo, l’idea di farmi ballare con una bimba vestita come me. Fu un’intuizione bella e significativa per tante bambine che poi copiavano la sigla casa, con quei passi, anche complicati».

Certo, riflette oggi Lorella Cuccarini, «quelli erano altri tempi. Avevamo un mese e mezzo di preparazione per un varietà, poi una settimana di sala prove vera, nove ore al giorno ininterrottamente - prosegue - Ma Gino per me è stato il Maestro che tutti dovrebbero avere, soprattutto all’inizio, un vero punto di riferimento. Come coreografo pretendeva moltissimo e ti aiutava ogni volta ad alzare un po' di più l’asticella. Diceva sempre: "non esistono coreografie impossibili. Mi potrai chiedere di modificarle solo dopo averle provate allo sfinimento". Certo - ride - lui era uno che ti sfidava e aveva trovato una come me che, un po' per tigna, un po' per ripicca, cercava sempre di accontentarlo. Lavoravamo tutti e due a testa bassa: lui pretendeva e io non dicevo mai di no. Ma è così che mi ha insegnato a credere in me stessa e nelle mie capacità. E dalla sala prove, poi te lo ritrovi nella vita. Mi ha fatto capire che potevo fare molto più di quanto io stessa immaginassi. Mi ha insegnato il lavoro duro, della disciplina, del non sapersi accontentare. E me lo sono portato sempre dietro». 

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