PRIMA NAZIONALE
Calorosi e convinti gli applausi per «Raffa in the sky» al Teatro Donizetti di Bergamo. Opera contemporanea in prima nazionale e, al contempo, operazione coraggiosa. Perché l'omaggio a «Nostra Signora della Tivù» nell'austero contesto del settecentesco teatro orobico è frutto di una commissione voluta in occasione di Bergamo, Brescia capitale della cultura italiana 2023, da un'idea del regista bergamasco Francesco Micheli, su solido libretto di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli, musiche di Lamberto Curtoni.
Cosa è «Raffa in the sky»? Una fanta-opera, cioè opera che incrocia la fantascienza (Raffaella nel 1943 viene inviata sulla Terra dal pianeta Arkadia...). Ma l'impatto “fantascientifico” resta abbastanza marginale, tutto sommato, mentre emergono bene altri temi, su tutti l'analisi della forza rivoluzionaria della Carrà non tanto (o non solo) sul ruolo della donna in tivù ma sul ruolo della donna nella società italiana e nella costruzione dell'idea di libertà nelle relazioni.
La prima domanda che viene alla mente è perché non un musical ma un'opera con tutti i crismi, fino al canonico ruolo del Coro nel melodramma. Questa scelta di genere fa sì che Raffa non venga rappresentata come icona pop nazionalpopolare ma come eroina dell'opera, portatrice di una resilienza.
Il lavoro è completo e compiuto, a volte fin troppo didascalico, su una figura che tutti noi “raffaellini” e “raffaelline” conosciamo a menadito. Quella che brilla è l'idea drammaturgica che mette in parallelo il percorso di Raffa a quello di una coppia di italiani del dopoguerra, Vito (il baritono Haris Andrianos) e Carmela (una bravissima Carmela Remigio), creando un filo che intesse le differenze tra la donna media italiana tutta casa-e-cucina e Raffa, che sceglie di non sposarsi, che mostra per prima l'ombelico, che «spettina» l'Italia.
Ecco in questa lettura drammaturgica sta, “in nuce”, l'aspetto più interessante di tutta l'operazione che si nutre senz'altro dell'immaginario immaginifico repertorio della Carrà: entrano le canzoni più famose di Raffa sempre con un ruolo nello snodo narrativo («Luca» è uno dei temi centrali).
Quanto al cast, detto della solidità di Carmela Remigio e Haris Andrianos, anche le altre voci sono selezionate con cura (Gaia Petrone, Dave Monaco, Roberto Lorenzi) e ben dirette da Carlo Boccadoro. Immaginiamo la difficoltà di trovare una Raffaella “giusta”, icona troppo vicina a noi nel tempo per essere impersonata da un volto famoso. Allora ecco il volto “nuovo” della torinese Chiara Dello Iacovo che fa il possibile, ci mette una sua personalità, anche se non sempre è convincente.
Nel complesso alla fine esce uno spettacolo “glitterato” e coinvolgente che accontenta il suo pubblico di riferimento, ”raffellini” e “raffaelline”, ognuno biografo a modo proprio della diva nazionalpopolare e icona gay, paillettes e boccia di fagioli, a cui va il merito di aver sdoganato la libertà di essere diversi.
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