Manifestazione
Sono stati tra i pionieri nella diffusione del concetto positivo di lentezza, inteso come rispetto dell’ambiente e dei suoi tempi, della cura delle relazioni che gli esseri umani mantengono con ciò che li circonda e del riguardo dovuto allo spazio dedicato alla cultura. L’idea che da 10 anni sta alla base del Festival della Lentezza, che si prepara alla sua decima edizione, dal 7 al 9 giugno 2024, presentata ieri sera in anteprima a Colonne 28, è quella in cui la sostenibilità ambientale e umana sono al centro e si tengono insieme. «Dal nostro punto di osservazione della realtà notiamo tanti elementi positivi, che cercano di costruire individualmente, come persone e come cittadini, ma anche collettivamente, come associazioni, gruppi, reti e amministrazioni comunali, un’idea di sviluppo e di società e il festival vuole essere una cassa di risonanza e una vetrina dove poter mostrare queste possibilità», ha spiegato Marco Boschini, direttore artistico del festival, che ha ricordato come «dieci anni di lentezza meritano, senz’altro, uno sforzo di fantasia per costruire un programma culturale che lasci il segno».
E anche se, per il momento, il programma è ancora al «punto zero», ieri sera, accompagnati dalla musica di Jazz Pride (il duo musicale composto da Michele Bianchi alla chitarra e Simone Capellini alla tromba), gli organizzatori hanno voluto svelare, prima di tutto, il significato del titolo «La nostalgia del futuro». «La nostalgia presupporrebbe un sentimento quasi negativo, rivolto al passato, ma, in realtà, abbinato al futuro assume un significato differente, e cioè ho talmente tanta voglia di un futuro diverso che ne provo quasi nostalgia - ha chiarito Boschini -. Intorno a questo concetto, proveremo a costruire il programma che sarà, anche l’anno prossimo, un insieme di tanti elementi». Il luogo del festival rimarrà, anche nel 2024, il quartiere di borgo delle Colonne, che ha accolto le iniziative dell’estate scorsa. «Una delle idee è quella di dare la massima possibilità di confronto alle ragazze e ai ragazzi, alle giovani generazioni, cercando di costruire insieme a loro, per quanto potremo riuscirci, degli spazi e dei momenti di confronto e contaminazione per cercare di metterci in discussione – ha proseguito Boschini -. Avremo una serie di anteprime in giro per la regione e una di queste, sicuramente, sarà a Colorno, che è il luogo che ci ha ospitati per tanti anni. Ci piacerebbe lavorare a un progetto, che ancora non abbiamo condiviso neanche con l’amministrazione comunale: l’anno prossimo saranno i 100 anni dalla nascita di Franco Basaglia e vorremmo costruire qualcosa all’interno dell’ospedale psichiatrico, una struttura ancora molto importante ma, paradossalmente, oggi un po’ dimenticata».
Il Festival della Lentezza avrà, poi, una dimensione sempre più nazionale, visto il gemellaggio con alcune delle più celebri manifestazioni culturali contemporanee, come il Festival della Comunicazione di Camogli, ideato da Umberto Eco e diretto da Danco Singer, Time in Jazz di Berchidda, diretto da Paolo Fresu, e lo Sponz Fest di Calitri diretto da Vinicio Capossela. «Con gli anni, nonostante la parentesi del Covid, insieme ai valori che potiamo avanti con la nostra iniziativa si sono aggiunte una costellazione di altri progetti e questo ci ha portato, nel tempo, a stringere rapporti molto stretti con altri festival – ha aggiunto Alberto Monteverdi, presidente dell’Associazione Turbolenta -. Questo porterà a contaminazioni reciproche e presenze, ognuno nel palinsesto dell’altro».
Per il vicesindaco e assessore alla Cultura, Lorenzo Lavagetto, presente all’anteprima di ieri, la vocazione del «festival in cammino» non si è esaurita, ma «è riuscita a intercettare storici e prestigiosi festival che si sono radicati in altri luoghi straordinari della Liguria, della Sardegna e dell’Appennino campano»: «Il Festival della Lentezza traguarderà i suoi primi 10 anni mostrando oltre che un programma di qualità, una tentacolare energia, che sottolinea come non ci sia strada troppo lunga per chi cammina lentamente».
E anche se è prematura la definizione completa del programma, a più sette mesi dall’inizio, è confermata la musica, il teatro e i libri. «Ci sarà uno spazio molto ampio legato ai laboratori e alle attività formative: questo è un po’ il valore aggiunto del nostro festival, che si contraddistingue rispetto ad altre manifestazioni, per fare in modo che non sia semplicemente un luogo in cui si consuma un prodotto culturale, ma dove ci si confronta e si esce arricchiti», ha concluso Boschini che, rispondendo alla domanda se si sentano i maggiori responsabili del messaggio (positivo) che porta con sé la lentezza, ha detto, sorridendo: «No, perché, per fortuna, sono tante le esperienze che, da anni, portano avanti un’idea diversa. Forse, il Festival della Lentezza ha velocizzato, paradossalmente, questo processo e ci fa felici, ma non ci deve far sedere sugli allori».
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