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Collecchio, al capolinea l'inimitabile carriera di Luca Ferrarini

Collecchio, al capolinea  l'inimitabile  carriera di Luca Ferrarini

09 Settembre 2020, 10:53

ANDREA PONTICELLI
 Per venticinque campionati Luca Ferrarini è diventato una bandiera del Collecchio baseball,  dalle giovanili fino alla prima squadra. Ed è stato anche una bandiera della Crocetta, dove ha giocato in stagioni meravigliose coincise soprattutto con la promozione dalla B alla A2 conquistata dieci anni fa.
In venticinque campionati seniores, senza contare quelli allo stesso modo affascinanti giocati nel mondo del baseball giovanile,  Luca Ferrarini è diventato  uno tra i giocatori più popolari e amati sui diamanti parmigiani.
Ha vissuto una storia sui diamanti caratterizzata dalla sua capigliatura rossiccia, tanto che a sedici anni lo chiamavano «lupo rosso»: ancora più scintillante adesso che ha deciso di ritirarsi, lasciandosi alle spalle una carriera cementata su più di seicento partite giocate praticamente in tutte le categorie, dalla C fino alla massima serie.
Il suo addio al baseball è stato all'americana, durante la partita persa dal Collecchio in casa contro il Bologna per 11-6. 
In verità non era l'ultima partita casalinga della formazione collecchiese in questo campionato di serie A1: secondo calendario, il Collecchio giocherà anche sabato in casa contro il Macerata, ma nel timore di una possibile rinuncia della formazione marchigiana -  come era già accaduto contro il Parma Clima - i giocatori e lo staff tecnico collecchiese hanno  preferito anticipare i tempi dei festeggiamenti riservati al loro capitano.
Contro Bologna il manager Saccardi lo ha così inserito nella formazione difensiva come titolare in terza base. Dopo il primo out (l'interbase Didder al volo dall'esterno destro Nicola Melegari in zona di foul) lo ha subito tolto per fargli assaporare sia l'applauso di tutti i presenti allo stadio, sia i prolungati abbracci con i suoi compagni di squadra.
È stata una festa anche per le tante soddisfazioni che Luca ha saputo raccogliere nella sua carriera: ha giocato per due campionati in serie A1, ha anche vissuto nel 2000 l'esperienza sempre affascinante di partecipare a una Coppa europea, cioè la Coppa delle Coppe a Grosseto.
Ma soprattutto, ha sempre sentito al suo fianco la presenza costante del papà Lino, scomparso nel marzo del 2005.
 Grazie al suo esempio lui e il fratello minore Matteo hanno cominciato a giocare fin da bambini nelle formazioni giovanili del Collecchio, spinti anche dai racconti di partite pionieristiche giocate da Lino nel San Raffaele e nel Montanara. 
E in tutta la sua carriera Luca ha sempre battuto valido come se avesse tatuato sulla pelle il più grande insegnamento ricevuto  dal suo papà in centinaia di partite e di allenamenti fin dalle giovanili: «rispettare sempre tutti». 
Anche per questo ha saputo conquistarsi la stima e l'ammirazione di tutto il mondo del baseball parmigiano:  con il suo comportamento sempre educato, mai sopra le righe,  con la sua massima disponibilità, con la sua allure da trascinatore che ha saputo riempire il baseball collecchiese di una straripante carica di simpatia e di energia. 
La sua più grande vittoria? Ha sempre considerato il baseball sia come un nutrimento dell'anima sia come un gioco dentro la sfida più grande che è la vita. 
 

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