Dov'eravate quella sera? Lettori e lettrici ricordano. Continuate a scriverci
Il giornalista Massimo Sperindè rende omaggio a Paolo Rossi, ricordando quella notte dell '82 in cui si ritrovò, 23enne, al Bernabeu in una data che sarebbe stata storica.
"Ventitré anni, un turbinio di gol negli occhi e un sogno nel cuore. E allora vai: tutto è possibile. Anche la «follia» di infilarsi, in quel luglio dell'82, nella vecchia Opel di un papà convinto al prestito con futili motivazioni, accamparcisi dentro con tre amici universitari a tempo perso e spararsi oltre 1600 chilometri in meno di 24 ore. Per esserci, vada come vada. Quel Parma-Madrid tutto d'un fiato, con quattro lire in tasca, senza biglietti della partita e solo una flebile speranza di assistere veramente all'ennesima replica dell'eterna sfida Italia-Germania, addirittura nell'empireo della finale mondiale, fu una splendida avventura.
E l'aveva resa possibile lui. «Pablito». Come tutto quel che ne seguì: la notte insonne dandosi il cambio alla guida, l'infinita rincorsa di ore ai bagarini madrileni con i prezzi che scendevano e le speranze che salivano, fino alle 120 mila lire (totali) sborsate a poco dall'inizio per quattro tagliandi nell'angolo più infimo del Bernabeu. E poi le urla, i canti, persino il rigore sbagliato da Cabrini furono solo il prologo di quel che non poteva non accadere: il gol di Rossi. E la strada per la gloria ormai spianata. Il resto è storia: l'urlo di Tardelli divenuto celebre come quello di Munch, la spietata esecuzione firmata Altobelli, persino la ribellione dei tedeschi «che non muoiono mai». E poi le feste e i caroselli infiniti nel più lungo e glorioso dei Madrid-Parma, nella Spagna amica e festeggiante come «tra i francesi che s'incazzano»
Sì, tutto fu dovuto a lui. Lui, Paolo Rossi, il rinato. Il piccoletto dal nome che più banale non si può e dalla pettinatura sempre composta, su quella faccia sorridente da «che ci faccio qua io?» anche quando affondava l'invincibile astronave brasiliana di Socrates e Zico, di Falcao e Cerezo. O sgretolava l'invalicabile roccia polacca. E poi beffava i tedeschi, facendoci esaltare. Quel furetto sbucato dal nulla di una calda estate divenuta torrida di passione, nei sogni calciofili di una Nazione, per tingere d'azzurro il cielo spagnolo e il cuore di tutti noi.
Lui, Paolo Rossi, che adesso ci ha lasciato con un senso d'amaro in bocca e un vuoto nello stomaco, improvviso come i suoi gol, persi nelle nebbie del tempo ma vividi nella memoria come se fossero stati ieri e non quasi 40 anni fa.
Addio Pablito. E grazie di tutto."
Dov'eravate quella notte? Lettori e lettrici rispondono (scrivete a sito@gazzettadiparma.it)
Lena: Ero quella sera a Busseto al vecchio campo sportivo a una festa del paese...quando l'Italia vinse ...nell'esultare ero seduta su un tavolo con altre amiche, e si è rotto...ma emozione pura
Cristina Eva: Ero in vacanza a Tortero Lido con 4 amiche.
Claudio: Eravamo in tre, più fratelli che amici, a casa di uno di noi per guardare la partita. Già certi della vittoria avevamo preparato bandiere e palloncini tricolori per addobbare l'auto per l'immancabile carosello in centro. Al primo gol al massimo dell'esaltazione furono fatti scoppiare tutti i palloncini...ma anche senza palloncini il carosello ci fu lo stesso, lungo strade intasate fino alla piazza gremita: tutte le volte che ci ripenso o rivedo la partita mi vengono la pelle d'oca e le lacrime agli occhi.
Matteo Concari: Partita vista a casa con mio padre,il giorno dopo avevo l’orale della maturità. Ma anche per scaramanzia dato che tutte le altre le avevo viste in casa, sempre con papà , seduti sempre ai soliti posti. Alla fine invece di andare a far festa ,dritto a letto per essere lucido il giorno dopo. Esame orale con gazzetta dello sport nascosta tra i libri e appunti.
Gimmy Carpana: Anch'io ero al Bernabeu. Allora lavoravo al Centro Contabile; mi telefonò al venerdì mattina in banca mio cugino Stefano Branchi dicendomi che aveva due biglietti per la finale. Andai dal capo e mi feci dare due giorni di permesso. Mio cugino arrivò alle ore 20 a casa mia con la sua 127 FIAT, alle 21 partimmo. Ricordo che mia moglie Cinzia disse'' se non fossi incinta verrei anch'io''. Partimmo con molta calma: ore 21 caffè a Spezia, ore 22 bibita a Genova, insomma arrivammo a Madrid alle ore 21 del sabato.Ah dimenticavo: mio cugino a casa mia mi disse che non aveva trovato i biglietti.........ma che avremmo potuto trovarli facilmente dai bagarini perchè i brasiliani avevano dato i loro prima di tornare a casa all'aeroporto di Barcellona (sigh!). Arrivati a Madrid andammo subito allo stadio. Sul piazzale una fila lunghissima di italiani che aspettavano il loro turno per prendere i biglietti da un solo bagarino. Ci mettiamo in fila anche noi e mentre aspetto sento una voce che dice ''non comprate i biglietti da quelli che sono tutti ladri''; infatti i bagarini vendevano i posti dietro alle porte 10 volte il loro prezzo.Comunque incuriosito dico a mio cugino di rimanere in fila che io sarei andato a parlare con quel signore.Ebbene era un professore piemontese che insegnava italiano in una scuola di Madrid. Molto gentilmente ci accompagnò in un albergo (con garage) a poca distanza dallo stadio (ci andammo a piedi) e ci diede appuntamento per la mattina dopo per i biglietti. La mattina dopo arrivò in perfetto orario (da piemontese), ci accompagnò in una piazza dove si svolgeva un mercato,si avvicinò ad una bancarella e cominciò a parlottare col titolare. Dopo un pò gli fece estrarre dalla tasca 2 biglietti che ci diede dicendoci ''me li ha dati a malincuore perchè erano per lui e suo figlio che è un mio studente'' Biglietti settore distinti centrali ( di fronte a Pertini) pagati solo 3 volte il loro prezzo reale. Il professore ci riaccompagnò in albergo, ci salutò, lo ringraziammo e ci avviammo verso lo stadio........ ma questa è un' altra storia.
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