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Le società parmigiane: "Il protocollo deve essere cambiato"

Le società parmigiane: "Il protocollo deve essere cambiato"

31 Maggio 2020, 04:53

 63 club di tutta Italia chiedono alla Federazione di far ripartire al più presto l'attività:  «La prolungata inattività mette in serio pericolo la nostra stessa sopravvivenza»
 

 Il beach volley si mobilita per far ripartire l’attività. E lo fa con una lettera aperta indirizzata alla Federazione italiana pallavolo - sottoscritta al momento da 63 società, comprese le due di Parma - per ottenere un protocollo ad hoc, diverso da quello ora applicato a tutto il volley. Per gli allenamenti i firmatari propongono alcune specifiche: nel campo, limitato da un corridoio centrale, massimo 8 persone (16 metri quadrati a testa), concedendo il passaggio della palla - è questo il punto più controverso - e con il divieto di fare il muro. 
«L’inattività economicamente è sempre più insostenibile - sottolineano -, con perdite che mettono in seria difficoltà la sopravvivenza delle stesse società e a rischio il lavoro di molti». Abbiamo sentito alcuni dei diretti interessati, in particolare le società parmensi - Beabeacher Team e Beach Academy -, oltre a due esponenti della Fipav, a partire dal presidente del Comitato territoriale di Parma, Cesare Gandolfi: «Mi auguro che la Federazione nazionale possa valutare un protocollo mirato per il beach che dia modo di praticarlo da subito, rispettando le norme di sicurezza». Qui di seguito gli altri.
FEDERICO BOVIO
Selezionatore provinciale  beach volley Fipav
«Se la lettera aperta è per sensibilizzare la Federazione, ben venga. L’importante è capire che fino a quando il governo considera gli attrezzi - nel nostro caso il pallone - come possibile mezzo di contagio, la Fipav non potrà fare molto. Auspico però che la Federazione voglia ascoltare allenatori e società di beach, che non sono il nemico, e solleciti i ministeri competenti a cambiare la norma che di fatto ora blocca l’attività. Io che sono allenatore anche di pallavolo so bene che il beach è diverso».
LUCIO DATTARO 
Coordinatore tecnico Beabeacher Team
«La situazione è stata gestita male dalla Fipav, gli atti hanno denotato una mancanza d’attenzione, a partire dall’avere classificato il rischio impianto da beach volley come il più alto. La goccia che ha fatto traboccare il vaso poi è stato il protocollo di sicurezza in cui si parla di “uso delle scarpe”: sono andati oltre il ridicolo. Come società, con quasi mille tesserati, abbiamo un danno economico perché gli impianti pure se chiusi hanno un costo. La situazione preoccupa, ma credo che la lettera sarà uno stimolo e tutto sommato sono ottimista: la situazione si sbloccherà presto se la curva dei contagi non risale».
STEFANO RONCARATI 
Presidente Beach Academy
«La nostra disciplina - che riguarda oltre cento tra società e centri sportivi - è stata snobbata dalla Federazione, nonostante sia sport olimpico e abbia un seguito importante giocandosi ormai tutto l’anno. L’aspetto economico è importante, abbiamo diritto di lavorare rispettando le norme di sicurezza; abbiamo anche una scuola con oltre 150 corsisti. Non dare regole non è la soluzione, il protocollo come è stato pensato non permette nessuna attività. Non escludo, più avanti, azioni legali. Fa specie pensare che la Fit invece abbia già dato il via libera per tennis, padel e beach tennis… riaprono anche le palestre: una beffa».

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