lutto
La prossima estate l’avrebbe vissuta ancora una volta da protagonista assoluto, fra Haaland, Pogba e Ibrahimovic, tanto per citare alcuni dei 'cavalli di razzà della sua scuderia dal futuro tutto da scrivere, ma toccherà ai suoi collaboratori portare avanti le trattative. Mino Raiola non ce l'ha fatta: a 54 anni il re del calciomercato non è riuscito a vincere la sua battaglia più difficile. L’agente italo-olandese si trovava da alcuni giorni al San Raffaele di Milano e già giovedì si era diffusa la notizia della sua morte, smentita prima da Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale meneghino ("sono indignato dalle telefonate di pseudo giornalisti che speculano sulla vita di un uomo che sta combattendo") che dallo stesso Raiola attraverso un tweet ("Stato di salute attuale per chi se lo chiede: incazzato, è la seconda volta in 4 mesi che mi danno per morto. Sembrano anche in grado di resuscitarmi"). Ma che la situazione fosse difficile era noto: "È in una brutta posizione", aveva ammesso il suo braccio destro, José Fortes Rodriguez, all’emittente olandese "Nos". E nel pomeriggio ecco l’annuncio della famiglia: "Con infinito dolore annunciamo la scomparsa di Mino, il più straordinario procuratore di sempre. Mino ha lottato fino all’ultimo istante con tutte le sue forze proprio come faceva per difendere i calciatori. E ancora una volta ci ha resi orgogliosi di lui, senza nemmeno rendersene conto. Mino è stato parte delle vite di tanti calciatori e ha scritto un capitolo indelebile della storia del calcio moderno. Ci mancherà per sempre e il suo progetto di rendere il mondo del calcio un posto migliore per i calciatori sarà portato avanti con la stessa passione. Ringraziamo di cuore coloro che gli sono stati vicini e chiediamo a tutti di rispettare la privacy di familiari e amici in questo momento di grande dolore". Già lo scorso gennaio Raiola era stato ricoverato al San Raffaele: all’epoca si parlò di intervento d’urgenza ma dal suo entourage precisarono che era stato "sottoposto a controlli medici ordinari che hanno necessitato di anestesia. Si tratta di controlli programmati". La "Bild" si sbilanciò parlando di ricovero in terapia intensiva, altra indiscrezione che non trovò alcuna conferma, con Raiola che qualche giorno dopo fu dimesso.
Il re del mecato partito da un ristorante
Nato a Nocera Inferiore il 4 novembre 1967, Raiola è sempre stato considerato un fuoriclasse tra i procuratori e basta vedere i nomi dei calciatori che si sono affidati a lui: oltre ai già citati Ibra, Pogba e Haaland vanno ricordati Donnarumma, Verratti, De Ligt, De Vrij, Dumfries, Balotelli. E’ cresciuto in Olanda, ad Harleem dove la famiglia aveva un ristorante. Appassionato di calcio, a 18 anni è diventato responsabile del settore giovanile della squadra cittadina, per poi assumere l’incarico di direttore sportivo. Diventò il rappresentante all’estero dei giocatori olandesi e da lì iniziò la sua carriera da procuratore. Il primo calciatore che portò in Italia fu l’olandese Bryan Roy, messo sotto contratto dal Foggia. Preso il patentino da agente Fifa, diede il via a una carriera brillante perfezionando trasferimenti importanti, garantendo ai suoi assistiti maxi-ingaggi e intascando super commissioni che hanno fatto parlare tanto di lui. Stavolta, però, la trattativa più difficile della sua carriera non ha avuto il finale che tutti speravano.
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