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Il ricordo

Quando il «Treno di Forlì» si fermò nella nostra Parma

Ercole Baldini, la Salvarani e la Salamini. Il campione scomparso a 89 anni

Quando il «Treno di Forlì» si fermò nella nostra Parma

di Vittorio Rotolo

03 Dicembre 2022, 17:34

Il «Treno di Forlì», come Ercole Baldini era stato ribattezzato in una celebre canzone dei Casadei (altre icone romagnole), nella sua lunga corsa si fermò anche a Parma. La prima volta nel 1964, quando questo gigante del ciclismo, scomparso giovedì all'età di 89 anni, firma il suo contratto con la Salvarani. In quella mitica formazione c'è anche Vittorio Adorni, che aveva affiancato Baldini già nella stagione precedente fra le fila della Cynar.

La Salvarani

Quello che approda alla corte della famiglia Salvarani è un Baldini al tramonto di una carriera strepitosa, che lo aveva visto trionfare alle Olimpiadi di Melbourne (nel 1956), quindi al Giro d'Italia e al Mondiale di Reims due anni dopo. Eppure, il «vecchio leone» ha ancora qualcosa da dire: al Giro, nella cronometro con arrivo a Busseto si piazza secondo alle spalle di Jacques Anquetil (cui in precedenza Baldini aveva strappato il record dell'Ora). Quel giorno, a Busseto, a completare il podio è proprio Adorni. E insieme al campione parmigiano, nello stesso anno, Baldini corre il Trofeo Baracchi, cronometro a coppie con traguardo finale al Vigorelli di Milano. Adorni e Baldini chiudono secondi.

La Salamini

Appesa la bicicletta al chiodo, Baldini resta comunque nel mondo del ciclismo. Nel 1967 viene chiamato da Angelo Salamini, che gli affida la direzione sportiva del suo team. È un gruppo, quello, con una marcata impronta parmigiana: accanto all'immancabile Adorni ci sono infatti pure Emilio Casalini e Luciano Armani. Non è un'annata semplice, anche per le vicissitudini aziendali che deflagrano nel bel mezzo della stagione, poco dopo la fine del Giro d'Italia. Baldini serra le fila e riesce sostanzialmente (si dice anche al prezzo di sacrifici personali) ad evitare il tracollo sportivo della Salamini, che onora così tutti gli impegni agonistici.

Il Mondiale a Imola

Il 1968 è un anno impresso nella memoria collettiva di chi ama il ciclismo, per il trionfo di Adorni al Mondiale di Imola. La sera prima della gara la signora Vitaliana, moglie di Vittorio, viene ospitata proprio a casa della famiglia Baldini. E quando Adorni vince, come racconta lui stesso nel volume «Il volo dell'airone. Vita e imprese di un campione» (Kriss Editore) scritto insieme ad Alessandro Freschi, è l'amico Ercole a prestargli le maglie iridate per i primi circuiti in programma nei giorni successivi, in Francia. Lo rammenterà, Baldini, cinquant'anni dopo, nel 2018, nella sua ultima visita a Parma, in occasione della mostra dedicata alla speciale ricorrenza del Mondiale conquistato da Adorni.

Il ricordo degli amici

«Ercole ha fatto cose incredibili, nel corso della sua carriera: i duelli con Anquetil sono indimenticabili pagine di storia della nostra disciplina» il commosso ricordo di Adorni. «Aveva un gran fisico e andava fortissimo. Insieme, io e lui, abbiamo trascorso bellissimi momenti: alla Cynar, alla Salvarani, nei giorni del Campionato del mondo a Imola e anche dopo». «Ercole era un punto di riferimento: potevi imparare tutto, da uno come lui» evidenzia Emilio Casalini. «Grazie a Baldini, la Salamini riuscì a proseguire la sua attività sportiva. Di Ercole ho apprezzato lo spessore umano: una persona meravigliosa, un vero fuoriclasse nel ciclismo e nella vita».

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