Il personaggio
Si chiama Obstacle Course Race ed è una disciplina sportiva che, da definizione, richiede una «preparazione completa», perché al running, su percorsi misti e di varie lunghezze (cioè dai 3 ai 15 chilometri), si aggiungono il superamento di ostacoli (naturali e artificiali), prove di agilità, equilibrio, forza, resistenza, brachiazione e muri di diverse altezze e inclinazioni da scavalcare.
Ma non solo: gli atleti devono anche trasportare o trascinare pesi, arrampicarsi e superare altri ostacoli in sospensione, appendendosi. Gian Maria Savani, che vive e lavora a Borgotaro e che dal 15 al 17 settembre andrà a Genk, in Belgio, a disputare i campionati mondiali di questa articolata disciplina (il 15 farà la 3 km, il 16 la standard e il 17 la «team», dove gareggerà con gli altri due componenti più forti della Nazionale italiana per vincere la medaglia di squadra), è specializzato nella 3 e nella 15 chilometri e ha un unico obiettivo: cercare di portare il miglior risultato in Italia.
Gareggerà nella «élite», la categoria massima, dove si confrontano i migliori di ogni età. «Mi sono avvicinato a questa disciplina durante il lockdown: inizialmente, sfidavo me stesso, poi ho cominciato a sfidare a livello provinciale, regionale, nazionale e internazionale, Attualmente in Italia sono primo in ranking sia nella 3 chilometri, sia nella standard e il miglior risultato ottenuto al momento è il quinto in Europa, a giugno», spiega Savani. Ha 35 anni e assicura che tutti (se motivati) possono provare ad avvicinarsi a questa disciplina: «È una sfida contro te stesso, prima di esserla contro gli altri e, rispetto a un gioco di squadra, come possono essere il calcio, il basket o la pallavolo, dove se sei carente puoi, in qualche modo, danneggiare gli altri, qui provi e se non ce la fai sai che devi migliorare su quel determinato punto e, di conseguenza, dipende solo da te allenarti per correre più veloce, riuscire a fare una trazione o trasportare un sacco».
Per far comprendere ai profani di che cosa si tratta, Savani definirebbe la Ocr una sorta di «corsa a ostacoli» o anche «un percorso militare» dove, per esempio, oltre ai muri da scavalcare, funi da risalire e qualche tratto di nuoto, «devi prendere una palla di cemento di 50 kg regolamentare e trasportarla per 100 metri, oppure un sacco di sabbia da 25 kg, sempre regolamentare, e trasportarlo per 300 metri, il più velocemente possibile e nei limiti delle tue capacità, sapendo che la gara durerà 3,5 e 15 chilometri». Prima dell’Ocr, Savani dall’età di 17 anni ha fatto arrampicata, in città, allenandosi con Luca Bazzani allo Stone Temple, poi è rimasto fermo per qualche tempo. «Durante il lockdown avevo visto queste challenge per non fare stare la gente solo sul divano e ce n’era una che ti sfidava a tenere una cassa d’acqua sulla testa il più a lungo possibile; provai e mi piacque il fatto della sfida, così volli provare e iniziai con le gare corte perché non avevo mai corso fino a quel momento – racconta -. Iniziai con la disciplina dei 400 metri, che c’è a livello nazionale ma non internazionale (e, infatti, sono campione italiano degli ultimi due anni). Tranne le prime due, da lì in avanti le vinsi tutte fino a oggi. Poi, un po’ per sfida con me stesso e un po’ perché avevo perso un po’ di motivazione iniziai a puntare alle gare più lunghe, cioè alle standard. All’inizio fu un’agonia (sorride, ndr), perché passai dal vincere a mani basse a dei 15esimi o anche 17esimi posti e mai un podio. Poi sono passato da correre 100 km all’anno, poi 1.000, poi 1.500 e adesso sono quasi a 3mila km di corsa».
Così, un pezzo alla volta sono arrivati tutti i risultati, perché l’obiettivo perenne e quotidiano di Savani è quello di «spostare il limite di sopportazione della fatica un passo più in là». «Mi alleno tutti i giorni, più volte al giorno: la mattina prima di andare al lavoro, in pausa pranzo e poi la sera curo il recupero – conclude -. Ho iniziato a costruire, nel mio garage, una sorta di palestra dove faccio tutti i lavori a secco, poi corro nelle nostre colline e nei boschi della vallata. L’Ocr è stata ed è una grandissima valvola di sfogo e, insieme, rappresenta tante soddisfazioni».
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