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Cambio di allenatore ma soprattutto cambio di mentalità. È ciò che il Bari insegue con Pasquale Marino subentrato a Michele Mignani e presentato questa mattina al San Nicola: "Dobbiamo giocare in modo sbarazzino, con la mente libera - il manifesto del 61enne tecnico di Marsala - Vengo con grande voglia. E con l’obiettivo di fare giocare la squadra in modo gradevole". Questione di atteggiamento, più che di modulo: "Voglio dare alla squadra concetti ben precisi, cercando il giusto abito tattico per l’organico a disposizione. Si può fare un 4-3-3, o anche schierare una difesa a tre. Mi piace in ogni caso un calcio aggressivo, propositivo e fatto di palleggio e verticalizzazioni, in cui tutti sappiano cosa fare in campo". A Marino il compito di far ripartire un Bari scivolato fuori dalla zona playoff pareggio dopo pareggio. E soprattutto incapace di ripetere l’exploit della scorsa stagione: "Quando si sostituisce un collega che ha fatto così bene le responsabilità aumentano. In questi due giorni ho parlato singolarmente ai ragazzi. Arrivare a pochi secondi dalla promozione lascia purtroppo qualche scoria. Mi è capitato di allenare squadre retrocesse e non è stato mai facile. Anzi, mancare la serie A è pure peggio".
L'inattività di due anni non può essere un problema, di fronte ad una sfida stimolante come Bari: "Non ho ricevuto proposte soddisfacenti. E alla mia età non si deve per forza strappare un contratto. Eppure la scelta di Bari è arrivata in un momento in cui il tempo non passava mai. Con il ds Polito ci siamo sentiti spesso. Anni fa vedevamo una partita insieme del Bari e gli dissi: 'Quanto mi piacerebbe allenarlò". E Ciro Polito se n'è ricordato, dopo aver conosciuto Marino da giocatore, come portiere del Catania da lui guidato: "È un allenatore che insegna calcio - rassicura il ds biancorosso - Ha l’entusiasmo di un ragazzino. Ho puntato su di lui perché questa squadra aveva bisogno di concetti diversi. Anche se esonerare Mignani è stata la scelta più difficile della mia pur breve carriera. L’ho fatto per cercare una svolta in occasione della sosta, nonostante l’ottimo rapporto con il vecchio tecnico e una situazione di classifica che non era certo disastrosa".
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