Tributo
Andrea Paini e Andrea Ponticelli insieme al presidente federale Andrea Marcon.
In un’edizione delle Final Four giovanili senza squadre parmigiane, a dare una spruzzata di parmigianità sono state le induzioni nella “Hall of fame” del baseball italiano del presidente del gruppo Oltretorrente Andrea Paini e del giornalista Andrea Ponticelli. Due personaggi che in ruoli diversi hanno caratterizzato gli ultimi quarant’anni dello sport del batti e corri, contribuendo in modo importante a alla sua diffusione.
Andrea Paini, nato a Parma il 3 gennaio 1957, ha conosciuto il baseball all’inizio degli anni ‘70 «grazie ad una compagnia di amici di Piazzale S. Croce, con i quali abbiamo iniziato a giocare a baseball al giardino pubblico (il parco Ducale per i parmigiani). Tra di loro c’era anche Pietro Ferraguti, ora direttore di Tv Parma».
Nel 1975 ha iniziato a giocare, nel Micheli, poi Provazzano, Bar Odeon e infine Nordemilia. Nel dicembre 1984, insieme a Riccardo Negrini, Galbulli e altri fuoriusciti dal Nordemilia, ha fondato la società Oltretorrente, della quale è diventato presidente nel 1987. Da li una carriera che lo ha portato anche a ricoprire incarichi importanti in federazione. Questa induzione rappresenta «un riconoscimento alla mia carriera, per la quale devo dire Grazie innanzitutto a mia moglie Emanuela e a mia figlia Carlotta, che mi sono sempre state vicine e mi hanno permesso di fare questa vita, senza farmelo pesare». Ma anche a chi gli ha fatto conoscere il baseball in tutti i suoi aspetti: «Carlo Serioli, Giancarlo Rosetti, Riccardo Negrini, Eugenio Catuzzi, Enrico Zurlini, tutti grandissimi dirigenti, che sono stati per me dei maestri».
L’Oltretorrente, che a dicembre festeggerà quarant’anni («Abbiamo in cantiere molte iniziative» ha anticipato Paini), nel corso degli anni è cresciuto a dismisura, nel numero di tesserati (più di 200 tra baseball e softball) e nei trofei («Abbiamo vinto otto scudetti nel baseball, ma anche tanti secondi posti con il softball e sei promozioni»).
Andrea Ponticelli, nato il 29 novembre 1957, ha invece avuto il privilegio e il merito di raccontare, attraverso Radio Parma prima e la Gazzetta di Parma, ma anche Tutto baseball, poi: “Non sapevo nemmeno cosa fosse il baseball, il mio sport preferito era il ciclismo. Poi un giorno a Radio Parma mancava il radiocronista e hanno mandato me. Era il 1975, Bernazzoli-Ronchi dei Legionari» spiega. Si è appassionato grazie ad Aldo Notari: «Si è messo di fianco a me per tutta la partita e mi ha spiegato ogni dettaglio. Mi ha impressionato il fatto che un dirigente che poi è diventato presidente mondiale, si fermasse a spiegare il gioco ad un ragazzino di diciotto anni!». Prima la gavetta, da collaboratore, dal 1975, formatosi soprattutto grazie ai racconti sulla Germal e poi sulla Parmalat e World Vision, infine l’assunzione nel 1989. «Per me questa induzione alla Hall of fame è il premio per quarant’anni di carriera sui campi da baseball». Un mestiere che ha imparato da grandi maestri, come «Attilio Fregoso, Gianfranco Bellè, Giorgio Gandolfi che mi ha fatto scrivere per Tuttobaseball». Una carriera che gli ha permesso di seguire “i campionati del mondo in Italia del 1978 e 1988, ma anche tante Coppe dei Campioni, come quella del 1981, quando «per la sfida decisiva contro il Rimini c’era talmente tanta gente con gli spettatori stipati nei sotto scala dell’Europeo o arrampicati sui pali dell’illuminazione».
Tempi eroici, inimmaginabili al giorno d’oggi. Come inimmaginabile quello che successe a Nettuno: «Per la Parmalat lanciava Biagini, si arrivò ai supplementari e improvvisamente spensero la luce dello stadio».
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