L'intervista
Lorenzo Zazzeri: nuotatore con due medaglie olimpiche nella staffetta in bacheca. Ma anche artista, scrittore. E un legame forte con la nostra città.
«Nel 2016 partecipai con una mia opera al concorso Verdi Off. Era un dipinto espressionista, molto colorato, che ritraeva il Maestro con un papillon al collo. Il quadro fu notato da una persona, che lo acquistò».
E pensare che all'epoca, dal punto di vista agonistico, non aveva ancora raggiunto determinati risultati…
«Esattamente. Quando questa persona acquistò l'opera, lo fece pensando forse ad un investimento futuro rispetto alla mia carriera artistica. Ha continuato a seguirmi, ritrovandomi poi negli articoli di giornale che raccontavano le mie vittorie in vasca. E ha continuato a mandarmi le immagini del mio dipinto, che possiede ancora».
Domenica, durante la festa della Sport Center, presenterà il libro che ha scritto insieme ad un altro nuotatore, Matteo Restivo: «Laurearsi Campioni». Parma continua insomma ad essere nel suo destino.
«Sì, in effetti è una città che sta avendo una presenza significativa nel mio percorso artistico. Sono un tipo molto attento alle coincidenze. Chissà».
Un volume, il vostro, che colpisce innanzitutto per la sua veste originale.
«Ha la doppia copertina. La storia mia e quella di Matteo s'incontrano a metà del libro. Sta al lettore decidere da quale partire. A livello identitario questa scelta ha voluto racchiudere il senso e il concetto della doppia carriera. Sul piano visivo, invece, non solo è stato divertente da fare, ma ha rappresentato un qualcosa di unico in ambito editoriale».
Cosa esprimono queste pagine?
«Per quanto mi riguarda una riflessione profonda sulla mia vita: non ci sono solo i momenti belli e le vittorie, ma anche le difficoltà. Che poi sono quelle che ti forgiano, che ti fanno progredire. Questo libro è un insieme di sogni e di dubbi».
Non la classica biografia, ci sembra di capire.
«No. Di quelle, il mercato ne è pieno. Una biografia sarebbe stato troppo autocelebrativa. Cercavamo piuttosto qualcosa che fosse un punto di ispirazione per ragazzi, genitori, insegnanti, allenatori, partendo dalle nostre esperienze. Per me è stato come fare un passo indietro e rivedere la mia vita da fuori. Poi ho curato anche le illustrazioni. Dentro questo volume, c'è tutto il mondo di Lorenzo».
Quanto può essere “terapeutico” scrivere di se stessi?
«Pur facendo della comunicazione uno dei miei punti di forza, confesso che non è stato semplice condurre questa sorta di viaggio intimo all'interno della mia stessa storia. Mi domandavo se fossi pronto per un passo di questo tipo: scrivevo e quando rileggevo lo facevo solo io, ma allo stesso tempo pensavo che quelle cose le avrebbero lette anche gli altri. Scrivere di se stessi significa anche esporsi alle critiche. Però alla fine devo dire è stato molto appagante. Finivo l'allenamento, tornavo a casa e avevo un altro obiettivo che non fosse quello di rimuginare su cosa era andato storto o sulle gare che mi aspettavano. Eccola, la bellezza dell'arte: terapeutica nella misura in cui ti fa trovare un equilibrio».
Nel libro racconta del suo percorso scolastico e del rapporto con i professori, che in certi casi è stato complicato.
«Ho frequentato il Liceo artistico Leon Battista Alberti di Firenze: una scelta naturale vista la propensione all'arte visiva e al disegno. Paradossalmente la strada si è fatta più impervia verso la fine, tra il quarto e il quinto anno, nel momento in cui ho fatto il mio ingresso nella Nazionale giovanile. A scuola non la presero affatto bene: i professori ritenevano che questi impegni potessero condizionare in negativo il mio rendimento. Consigliarono ai genitori di mandarmi in una scuola privata, idea che mamma e papà rifiutarono categoricamente. I prof mi intimarono addirittura di rallentare con gli allenamenti al mattino: arrivavo in classe un po' più stanco, ma avere giornate scandite da impegni mi aiutava ad essere più efficiente a scuola. Gli insegnanti non lo capivano».
Cosa l'ha aiutata?
«Il supporto della mia famiglia. E l'avere il fuoco dentro. Avevo in testa di andare alle Olimpiadi: un sogno che ho realizzato».
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