Uno spettacolo dentro lo spettacolo, tutto da scoprire: "La fabbriceria dell'opera" è un suggestivo e esclusivo viaggio a puntate che Mara Pedrabissi conduce ogni settimana sulla Gazzetta di Parma dentro i luoghi "segreti" del nostro teatro Regio. Ma cosa c'è dietro le quinte? Più di quanto si possa immaginare perché niente è più vero della finzione del teatro. Ogni puntata è documentata da fotografie inedite e da un glossario
Quanto è etereo un sogno, tanto materica deve essere la struttura che lo sorregge. In ferro o legno, solida ma maneggevole, smontabile e rimontabile: a teatro, non dobbiamo mai scordarlo, tutto avviene sotto gli occhi del pubblico, dalla performance degli artisti ai cambi di scena. Non c'è una seconda possibilità. Deve essere «buona la prima»!
Immaginate una grande scatola, 18 metri di lunghezza per 12 di altezza, aperta verso il pubblico. Ecco quello è lo spazio ideale della scenografia. A seconda dell'opera, regista e scenografo daranno la loro impronta al contesto. Il reparto costruzioni prepara lo scheletro, il reparto scenografia lo “veste”. Colla, chiodi, levigatrice, sega a nastro (a Parma è la “bindella”): il reparto costruzioni del Teatro Regio in strada Santa Margherita assomiglia a una falegnameria. C'è un'area dedicata alla lavorazione del ferro: saldatrice e flessibile sono l'«abc»; quando il materiale è ostinato, serve l'”ingegnere” (in gergo, la mazzetta da fabbro) oppure il “ragioniere” (piede di porco). Modi di dire, per apostrofare, con un sorriso, le difficoltà: è la filosofia del responsabile Massimiliano Peyrone e della squadra, Rino Nicolella, Federico Balducci, Marco Sedilesu, Enrico Cannas, Bruno Balestrieri, Paolo Ceci.
Il regista presenta al direttore generale il suo progetto in 3D o con una “maquette” un anno prima del debutto. Se viene accolto, l'Ufficio tecnico del teatro trasforma il disegno artistico in disegno esecutivo; con il reparto costruzioni inizia la scelta dei materiali. Il più delle volte, legno: l'abete ben si presta perché non è pesante, è economico, adatto alla carpenteria. Oppure il multistrato in pioppo o il faggio per le parti più resistenti.
«Luisa Miller» in San Francesco per il Festival Verdi è l'allestimento dell'anno che ha richiesto più legno, almeno 10 metri cubi. Altrove il legno viene “travestito”, come vedremo nelle prossime puntate. In questo caso, invece, si vede facilmente: nelle travi che coprono le impalcature del cantiere, nel tavolone di 16 metri, nelle 27 panchine accomodate sui ponteggi per rispondere all'idea del regista Lev Dodin di imbandire una «liturgia sull'amore» con tutti i protagonisti sempre in scena. Può sembrare semplice, non lo è: «Lo scenografo Aleksandr Borovskij ha dovuto adattare il suo lavoro al cantiere esistente, con vincoli ben precisi. Inoltre gli spazi di una chiesa sono diversi da quelli teatrali, non c'è graticcia (per calare le scenografie dall'alto, ndr), non c'è retropalco», osserva Peyrone. Anche la nave cargo di «Nabucco» è quasi tutta lignea (anche se “camuffata” come scopriremo più avanti nel nostro viaggio), mentre il ponte della stiva ha una struttura in ferro, composta di tre pezzi smontabili (particolare invisibile allo spettatore) per consentire rapidi cambi scena.
BATTI IL FERRO...
Viaggio in fondo alla notte della fantasia, rincorrendo forme ardite, sfidanti la materia stessa di cui sono composte. L'orgoglio di Rino Nicolella, saldatore certificato, resta la “silhouette” di carrozzina realizzata lo scorso anno per «Le Trouvère» di Bob Wilson al Farnese: uno stampo in multistrato di legno e, su quello, il tondino in ferro tutto piegato a mano!
Nulla si distrugge, tutto si conserva. Gli allestimenti del Regio - un patrimonio! - sono custoditi in 180 container in strada Santa Margherita. Infine, un segreto: avete mai notato i container parcheggiati a lato del Teatro Regio durante il Festival? Contengono, stivate, le scenografie dell'opera che in quel momento non va in scena, pronte per essere riallestite la sera seguente. Ogni pezzo siglato e numerato, sennò...
(foto Annarita Melegari)
LESSICO FAMILIARE
PRATICABILE
Elemento scenico calpestabile dagli artisti, utilizzato per creare diversi livelli rispetto al palcoscenico. Può avere diverse forme a seconda delle esigenze: scala, scivolo, ponte.
CAVALLA
E' l'elemento di sostegno del praticabile e va incastrato in due «americane» laterali. E' un sistema modulare smontabile che deriva dalla meccanica barocca.
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