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Spiagge dorate, surf e ritmi lenti: la Fuerteventura «hippy»

El cotillo

El Cotillo L'altro volto di Fuerte

di Giuseppe Milano

04 Ottobre 2024, 10:34

Nel salone di legno de «El goloso», una delle caffetterie più caratteristiche di El Cotillo, su un'enorme lavagna alle spalle del bancone campeggia la scritta «Mas risas y menos prisas». È il motto che potrebbe accompagnare il cartello stradale di accesso a questo piccolo centro di Fuerteventura, la più selvaggia delle isole dell'arcipelago delle Canarie. «Più sorrisi e meno fretta» è infatti il modo di intendere la vita di chi abita, o fa turismo, lungo la costa nord-occidentale di questa pezzo di terra in mezzo all'Atlantico, fatto di spiagge dorate, paesaggi brulli e tanto vento. Qui la vacanza è rigorosamente in infradito, ad ogni ora del giorno e della notte, sia nel cuore del paese che nelle vie che portano alle sterminate distese di sabbia, strade rigorosamente sterrate perché l'asfalto qui non lo vogliono: «meglio lasciare tutto com'è».

Sia chiaro, il turista qui è trattato come un re (anche perché non sono pochi ristoratori e commercianti che dopo un viaggio hanno deciso di trasferirsi nell'isola per lavoro) ma è d'obbligo entrare nel «mood». E allora ritmi lenti, libertà assoluta, come detto, nel vestire e massimo rispetto per l'ambiente. A El Cotillo, va detto, non mancano alcuni complessi residenziali che hanno invaso, e in parte ferito, il resto dell'isola. Ma, complice pure la crisi edilizia, qui ci si è fermati. Anche perché la costa occidentale è prima di tutto la patria del mondo «hippy» spagnolo ed europeo, che vive la vita a bordo di un van. Per capirsi, qui non c'è un distributore di benzina ma un'enorme piazzola di lavaggio dei camper. E infatti ce sono centinaia di «case mobili» sparse lungo la piatta campagna desertica e vulcanica. L'area sarebbe sottoposta a vincolo ambientale, ma la polizia li tollera. Prima di tutto perché sono ormai una vera e propria istituzione, un pezzo di storia, e poi perché chi sporca o lascia rifiuti viene ripreso immediatamente dai vicini camperisti, prima che dalle autorità competenti. Ma per evitare qualsiasi danno all'ambiente, ogni giorno squadre di netturbini controllano, puliscono e lavano ovunque, spiagge comprese. Sull'arenile, cosa più unica che rara, vengono anche rimesse a posto dagli addetti le pietre che i turisti spostano per evitare che asciugami e borse volino via per il vento, perché, spiegano, «non si può modificare l'ambiente solo per prendere il sole».

Già il «viento», anche questo fa parte del «mood». Ci si deve abituare in fretta a questa costante brezza (brezza si fa per dire) che, tra le otto e le dieci di mattina, spazza via tutte le nuvole che si sono accumulate nella notte e, nel resto della giornata, mantiene la temperatura costante. Fuerteventura è infatti chiamata «l'isola dell'eterna primavera»: da gennaio a dicembre il termometro viaggia sempre fra i 28, 30 gradi di massima e i 20, 22 di minima. Ovvero felpa perenne alla sera e abbronzatura senza un filo di sudore di giorno.

Così, usciti dalle onde dell'oceano, ci si può direttamente fiondare al bar per una «Jarra de cerveza», una birra media, meglio se Tropical o Dorada (le due marche canarine, la prima di Las Palmas, la seconda di Tenerife, che qui, vista la rivalità, è come dire Parma e Reggio). Per i più «sofisticati» c'è invece il Ronmiel, servito ghiacciato. È un rum distillato con un infuso di miele d'api, un prodotto antichissimo dell'arcipelago, da quando era stazione di transito per i velieri spagnoli che ritornavano dalle colonie nei Caraibi.

E a pranzo e cena? Nel villaggio ci sono almeno una quarantina fra ristoranti e tavole calde che offrono il «pescado del dia». Nel piccolo porticciolo di El Cotillo non ci sono infatti yacht ma solo pescherecci che servono direttamente i locali a pochi metri di distanza. Tra i pesci più gettonati l'ombrina, il pappagallo, la cernia e montagne di sardine, talmente buone da gustare dalla testa sino alla coda, in un solo boccone. La carne? La «Ropa Vieja» (si proprio così, roba vecchia), antico piatto di risulta dei contadini dell'isola fatto di ceci, carne di manzo e pollo più tante spezie. Il tutto accompagnato da Papas con mojo picón, patate con salsa piccante.

E poi le spiagge. Per tutti i gusti. A sud di El Cotillo ci sono quella ampie, dorate e ricche di onde per i surfisti come la playa del Castillo, quella di Esquizo e La scalera, quest'ultima raggiungibile solo grazie ad una lunga e ripida scalinata lungo la parete rocciosa. Distese sabbiose di centinaia di metri di lunghezza dove le distanze fra i bagnanti, anche d'agosto, sono siderali e dove gli unici «disturbatori» saranno graziosi scoiattoli berberi, sempre a caccia di noccioline dalle mani dei turisti, o enormi granchi rossi che proveranno a farvi sloggiare dagli scogli.

A nord del paese invece una distesa di piscine naturali trasparenti. A «Los lagos» il mare viene infatti intrappolato a poche centinaia di metri dagli scogli di pietra lavica e così niente onde, fondali comunque pieni di pesci e, per i meno esperti, nuotate senza rischi. Unica avvertenza: non aspettatevi acque a temperature simili all'Adriatico, qui il termometro scende, e non poco. Se non si è in estate, meglio indossare una muta. Ma un tuffo lo si può fare tranquillamente tutto l'anno.

E per le discoteche? Per la vita notturna? Niente da fare. Ma se proprio non potete farne a meno andate a Corralejo, la «Miami» dell'isola. Dista solo 20 chilometri, ma quella è tutta un'altra Fuerte...

Come arrivare
Aereo e auto a noleggio
Dall'Italia voli diretti tutto l'anno da Bologna, Milano, Bergamo e Pisa. Una volta sull'isola l'auto a noleggio è d'obbligo, ma a prezzi bassissimi (come la benzina) visto che le Canarie hanno un regime fiscale agevolato.

Ristoranti
ACORRALADO
Tipico locale di tapas molto frequentato dai locali. Tutti i piatti vengono offerti in tre porzioni differenti e sono «la summa» della cucina canaria. I prezzi? Insuperabili.

LAS CAZUELITAS
Locale gestito da una famiglia di ristoratori veneti trapiantati da tempo nelle Canarie. Ma di italiano non c'è nulla. Solo prodotti tipici del posto. Da non perdere «i pimientos de padron», i peperoni canari.

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