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E’ una montagna per Nobel e poeti. Del resto Madesimo (www.madesimo.eu/it/) somiglia davvero ad una poesia, scritta nel vento, nella neve e nell’azzurro dei cieli alpini. A frequentarla oggi sono in tanti perché è una delle perle di Valtellina più vicine alla città: da Parma sono 250 km.
Per questo è perfetta anche per una giornata da cominciare all’alba ma che poi vorresti non finisse mai. Più stanziale fu l’amore di Giosué Carducci che, per 15 anni, primo Nobel tricolore, passava le estati a villa Adele di cui ricorda il calore e il profumo del bosco. Non sciava lui, ma ai vini di Valtellina e ad alcuni borghi di questo scampolo di val Chiavenna aveva dedicato alcune sue odi davvero appassionate. Diverso l'approccio degli sciatori che oggi arrivano fin qui per godere dei 50 km di piste da discesa che hanno fatto la storia: qui si allenava un certo Zeno Colò e i tracciati da Vanoni a Montalto, dalla Nave a Colmenetta sono fra i più belli delle Alpi, tecnici ma non impossibili, incuneati fra i boschi e curvoni sinuosi. In più, ce n'è uno che il mondo ci invidia: un giorno del 1965 inviarono un brizzolato Dino Buzzati per l’inaugurazione della funivia che permetteva l’accesso anche ai pendii bradi della val di Lei e al mitico canalone Groppera, pura vertigine di gobbe e adrenalina. L’estrema sintesi del grande cronista fu perfetta come sempre: «E’ la pista più bella del mondo».
Oggi, in attesa di un complesso restyling della funivia, il canalone riposa ma guardandolo dalla zona dei Larici fa ancora tremare le vene. Madesimo intanto è andata avanti. Lo sci qui è comodo: con tre piste che arrivano in paese si può davvero dimenticare la macchina soprattutto dopo la botta di adrenalina della strada che sale da Chiavenna. Ora c'è una comoda variante ma la via Mala (non a caso si chiama così) è una vertigine di 40 tornanti e gallerie sospese sul nulla. Qui si svalicava, a fatica, verso i Grigioni ma negli anni '90 a qualcuno è venuta l'idea vincente di «tagliare» 20 tornanti ed è stata costruita la funicolare Sky Express, la prima in Italia completamente sotterranea che parte poco oltre l'abitato di Campodolcino. Il viaggio così si accorcia e il fiato si conserva per quando si riemerge all'Alpe Motta, il versante più soleggiato del comprensorio. Sotto lo sguardo di «una madonna tutta d'ora ma non piscinina» - anzi è l'enorme Nostra Signora d'Europa – si scia, ovviamente ma pure si ciaspola, si passeggia e si fa il fondo, su due anelli diversi per difficoltà ma non per bellezza.
Un bus riaccompagna poi a Madesimo per proseguire la gita. Il paese è «esploso» negli anni Sessanta con un boom di condomini e chalet che osano altezze metropolitane anche se la torre che doveva esserne l'icona è stata limata e ripensata ed oggi non invade più lo skyline locale dove spicca un grande centro che unisce il pattinaggio e il benessere mentre si aspetta la riapertura di un paio di hotel a molte stelle. Tutti poi si ritrovano in via Carducci, tra boutique, negozi di sport e un paio di locali dove brindare dopo le sciate: li riconosci perché, fuori, sono parcheggiati, come fossero scooter, sci e snowboard. Lo struscio poi prosegue dalla seggiovia Arlecchino, da un lato fino alla chiesa dall'altro magari arrivando sino alla cascata Groppera che col freddo diventa una scultura di ghiaccio. Madesimo è tutta qui? Si, ma va benissimo. Nella montagna di Nobel e poeti non serve proprio nient'altro.
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