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Sardegna nascosta. Il Sulcis e Portoscuso: tradizioni e un turismo discreto e rilassante

Sardegna nascosta

di Monica Tiezzi

07 Ottobre 2025, 21:10

La Sardegna (meno modaiola è il Sulcis iglesiente: territorio sud occidentale dell'isola (80 km dall'aeroporto di Cagliari) ancora poco turistico (non è una critica), con un passato industriale nobile e un presente di transizione, ma saldamente ancorato a storia e tradizioni locali. Carbonia, Sant'Antioco, Calasetta, Gonnesa, Sant'Anna Arresi, Iglesias, Carloforte sono fra le località più conosciute: scogliere imponenti, spiagge libere (come in gran parte della Sardegna - www.sardegnaturismo.it - un mare accessibile e democratico) e acque con un'altissima concentrazione salina, buone per pelle, vie respiratorie, tensioni muscolari.
Fra le perle del Sulcis c'è Iglesias (www.iglesiasturismo.it), cittadina austera ma elegante, dalla vita notturna vivacissima, e Carloforte, isola dal passato affascinante: re Carlo Emanuele III di Savoia nel 1738 la concesse alla comunità ligure di Pegli (Genova) che si era stabilita a Tabarka (Tunisia) e le cui condizioni di vita in terra africana non erano più sostenibili. Da qui la parlata genovese (per l'esattezza il dialetto «tabarchino») che potete orecchiare nell'isola, dove pesto e farinata spuntano fra i piatti tipici sardi.

Ma è di Portoscuso che vi vogliamo parlare. Fedele al suo nome (dal catalano «porto nascosto»), è un paese appartato, dove anche in piena stagione le spiagge sono frequentate soprattutto da gente del posto. Il luogo ideale per riposare e per conoscere l'ospitalità sarda. La Pro Loco è attiva, ma - anche in questo caso - mira a rendere vivo il paese più che a intrattenere i turisti.
Non perdetevi una visita guidata (occorre prenotare alla Pro Loco, e se siete fortunati avrete Demetrio Sanna come cicerone) di «Su Pranu» («nel piano»), la tonnara che per secoli è stata la ricchezza del paese.
Nelle coste del Sulcis si pesca infatti il «tonno di corsa»: il tonno rosso arpionato durante la sua migrazione per la riproduzione, periodo in cui le sue carni sono di ottima qualità. La tradizione si è evoluta (non più nella vecchia tonnara ma in nuovi stabilimenti) con l'azienda «Althunnus».
Fa parte della tonnara (ed è più suggestiva della chiesa parrocchiale di Santa Maria d'Itria), l'antica chiesetta dei tonnarotti dedicata a Sant'Antonio: soffitti a volte di tranchite, impiantito in pietra, sedie di legno e paglia.
Sempre a Su Pranu (dove da luglio a settembre si tengono eventi e concerti) c'è un laboratorio artigiano dove si tramandano (insegnandoli anche ai bambini delle scuole) la cesteria di palma nana e giunco, i pizzi ai quattro ferri e al tombolo, la tessitura degli arazzi (i telai sono in funzione, ci lavorano alla sera alcune donne del paese) e il ricamo degli abiti tipici. Che resistono, oltre le mode e il conformismo. Non parate ad uso dei visitatori: ci si veste per le feste comandate, a volte per i matrimoni.
Carla Rivano (portoscusese che ha vissuto a Fontanellato, ma poi non ha resistito al richiamo del paese natale) spiega di aver imparato i ricami dei costumi tipici dalla nonna e dalla mamma: «Sto terminando uno scialle, a volte impiego anni». Pezzi unici e preziosi (il costo si aggira sui 2.500 euro) che indossa lei stessa o presta alla figlia ventenne. Come i gioielli tradizionali in filigrana d'oro, tramandati in famiglia.

Pochi passi dopo la tonnara, la cinquecentesca torre spagnola non difende più dalle incursioni (come quella dei corsari tunisini che nel 1798 attaccarono Carloforte facendo schiava metà della popolazione) ma veglia su tramonti mozzafiato e silenziosi.
Ma il luogo migliore per osservare il sole morente (o l'alba, se siete mattinieri) è Capo Altano, a circa tre chilometri dal centro del paese. Una passeggiata facile (o una biciclettata: c'è la ciclabile e in paese si noleggiano bici) che vi porta a 106 metri di altezza: si abbraccia con la vista l'arcipelago del Sulcis, le rocce vulcaniche rosse che si tuffano a strapiombo nel mare, la vegetazione rigogliosa e profumata di elicriso, i resti di torrette e trincee dell'ultima guerra. E lo spettacolo sempre emozionante del sole che si inabissa tingendo il cielo di rosso.

Dove dormire
Vento d'Estate
È un B&B nuovissimo, inaugurato a giugno, davanti alla Torre Spagnola e al mare (www.ventodestatebnb.it). Arredamento moderno e di buon gusto, sculture e quadri contemporanei. Scendendo 15 gradini davanti all'ingresso si raggiunge la scogliera, con una passeggiata di cinque minuti la spiaggia di Portopaglietto. Quattro camere per otto posti letto (la struttura per ora non è attrezzata per cani e bimbi piccoli) e una terrazza panoramica con lettini e poltroncine. Le camere sono tutte vista mare, con bagno. C'è il climatizzatore, ma spegnetelo: aprite le finestre, entrerà il vento che alla sera diventa sempre fresco e vi addormenterete con lo sciabordio delle onde e la luce intermittente del faro.

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