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Il papà-guardalinee chiede scusa per la frase razzista

Il papà-guardalinee chiede scusa per la frase razzista

15 Novembre 2014, 07:47

Marco Bernardini

Non è da tutti capire immediatamente la gravità e le relative conseguenze di un proprio gesto sbagliato e decidere di metterci la faccia. All’indomani della squalifica di un anno, fino al 30 novembre del 2015, emessa dalla Figc di Parma per le espressioni razziste pronunciate domenica mattina a Fraore alla fine della partita tra i padroni di casa ed il Futura Fmn del campionato Allievi Interprovinciali Fascia B ‘99 all’indirizzo dell’arbitro Hedi Ghanem Chaabane, minorenne di origini nordafricane, Gian Paolo Orzi, guardalinee, dirigente e genitore di due calciatori del Futura, si mostra realmente pentito e dispiaciuto.

«Voglio scusarmi per la frase ignobile che mi è sfuggito di bocca, non so ancora come sia potuto succedere. E’ stato uno scatto d’ira, mi sono fatto prendere dalla rabbia e non ho più ragionato». Il primo pensiero non può non andare a chi ha subìto, suo malgrado, gli insulti discriminatori, oltre alla stessa Futura in cui ricopre incarichi dirigenziali da ben nove anni. «Volevo chiedere pubblicamente scusa all’arbitro, se fosse possibile mi piacerebbe incontrarlo dal vivo. Ero parecchio innervosito per alcune decisioni (in primis il rigore del provvisorio 2-2 che ha generato la rimonta del Fraore), in quel momento l’avrei detto a qualsiasi altra persona mi fossi trovato di fronte, a prescindere da razza, provenienza e colore della pelle. La società non ha nessuna colpa, la responsabilità è soltanto mia: ora avrò tempo e modo per riflettere sul mio comportamento poco edificante».

Specialmente, se esibito in un campionato giovanile. «Non mi ritengo un razzista, da noi in squadra milita un ragazzo indiano, che per me è un po’ come il terzo figlio, del quale mi sono sempre preso cura fin dal primo giorno. Lo guarderò dritto negli occhi e gli spiegherò che ho commesso uno sbaglio imperdonabile. Sono stato un pessimo esempio nei confronti dei giovani, lo sport deve essere educativo e bisogna imparare dagli errori per non ripeterli più in futuro». E non esclude di poter abbandonare il mondo del pallone. «Ho pensato di mollare tutto però ormai i ragazzi sono abbastanza maturi e mi rimetterò alle loro decisioni. Parlerò nello spogliatoio e se lo vorranno resterò al mio posto ma in ogni caso la domenica mattina mi farei più volentieri un giro in bicicletta».

Ex dirigente di pallavolo («il clima è completamente diverso, nel calcio giovanile c’è un’esasperazione del contesto e si perde di vista l’obiettivo finale che resta quello di divertirsi», confessa), si diletta nel ruolo di arbitro il sabato pomeriggio, in occasione degli incontri casalinghi della Futura a Medesano, nelle categorie più piccole. Perlomeno, un paradosso che forse aiuta a catalogare il seppur deprecabile episodio sotto la voce «incidente di percorso». «Prima di scendere in campo ricordo sempre ai bambini che il calcio è un “gioco da gentiluomini” e non deve mai venire meno il rispetto per l’avversario e, più in generale, per il prossimo. Peccato sia stato il primo a disattendere questa regola fondamentale». Un confronto più aperto tra le parti magari servirebbe ad evitare sul nascere quelle discussioni che producono spesso pesanti strascichi a livello disciplinare.

«Mi aspetto maggior dialogo e collaborazione tra noi e gli arbitri ma vorrei chiarire che, a differenza di quanto scritto sul referto, non c’è mai stata intenzione da parte mia di cercare il contatto fisico».

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