«La realtà di un'Italia che sta scappando di mano», era il titolo di un editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera di pochi giorni fa. Una riflessione amara e tagliente in cui, enumerando una sfilza di situazioni di insicurezza e degrado che attanagliano la penisola da nord a sud, si dava conto di un'Italia che «è di chi se la vuol prendere», in cui «chiunque può fare quello che vuole» e dove «il governo e con lui tutti i pubblici poteri appaiono sul punto di perdere il controllo del territorio».
Fatte le debite proporzioni, verrebbe da dire che qualcosa del genere ormai lo si può dire anche di Parma. Attenzione: questo non significa che la città sia in preda all'anarchia e che si debba circolare armati fino ai denti. No di certo. Ma che la situazione stia velocemente scivolando lungo un pendio ripido e insidioso, questo sì, e lo si vede dalla velocità con cui la percezione di sicurezza e anche le reali condizioni di vivibilità sono peggiorate nell'arco di una manciata di anni.
Non più tardi di ieri, in un'inchiesta di Luca Pelagatti, la Gazzetta ancora una volta ha dovuto parlare dell'endemico fenomeno dello spaccio in viale Vittoria, dove pusher spavaldi e onnipresenti spadroneggiano giorno e notte. Tutti sanno chi sono e cosa fanno, ma sembra che porre fine a questo andazzo sia impossibile. Eppure siamo a Parma, non nella squallida periferia di Los Angeles. È quasi monotono dover ripetere l'elenco dei tanti altri punti critici della città, dal quartiere San Leonardo colonizzato anch'esso dagli spacciatori, alla zona della stazione, eletta a dimora permanente di figuri inquietanti e violenti. E via di questo passo, fino alla prostituzione lasciata libera di prosperare sulla via Emilia e alle gang di ragazzacci molesti e irrispettosi, che non si riesce a schiodare nemmeno dai gradini del monumento simbolo di Parma, il Battistero antelamico.
Vogliamo proprio lasciar correre tutto quanto, fino al punto di doverci svegliare un giorno e scoprire che abbiamo oltrepassato il punto di non ritorno? Perché è questo ciò che rischia seriamente di succedere. Un'esagerazione? Può anche darsi, ma è sempre meglio tenere alta la guardia, perché, specie in una comunità che ha raggiunto alti livelli di sviluppo e di benessere, la tentazione di adagiarsi sulle conquiste ottenute è sempre alta e particolarmente rischiosa, perché attenua la capacità di ammettere che le cose possano drasticamente – e anche rapidamente – degenerare.
Tutte le istituzioni accampano motivazioni più che valide per spiegare la difficoltà di far fronte al degrado crescente: il Comune non ha le competenze, le forze dell'ordine non hanno sufficienti uomini e mezzi, il governo non ha strumenti per arginare l'esodo di migranti... È tutto vero. L'unica possibilità sta non solo nel non sedersi, ma al contrario nel non dare tregua agli «operatori del degrado». La carta vincente non può che essere proprio questa: non dare tregua a chi pensa di far attecchire in città la radici del degrado e della malavita. Come? Tutte le sere retate, controlli a tappeto, lampeggianti e divise sulle strade: non necessariamente per arrestare, ma anche solo per disturbare, intralciare, sabotare il malaffare, finché quelli non capiranno che è meglio cambiare aria. È l'unica chance: altrimenti, se gli lasciamo pensare che accettiamo tutto, la situazione ci scapperà veramente di mano.
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