Aline
La ragazza bruttina (e dal talento sconfinato) che conquista il mondo è uno dei topoi più ricorrenti nei biopic. Ed è anche la vita di Céline Dion, incarnazione autentica della favola di «Pigmalione», prima di iniziare a stare male e dimagrire in maniera impressionante in seguito alla morte del marito René Angélil (scopritore, produttore e suo unico grande amore) avvenuta nel 2016. Dopo il secondo annullamento del nuovo tour (annunciato pochissimi giorni fa, sempre per motivi di salute), «Aline-La voce dell’amore» può quindi essere letto, in attesa del suo ritorno, come una sorta di film-terapia. Il fatto di cambiare volutamente il nome della protagonista (Aline Dieu al posto di Céline Dion) e di sottolineare in apertura che in questa storia sono state prese diverse licenze (in quale biopic non si adottano?) non modifica la sostanza del lungometraggio diretto, scritto e soprattutto interpretato dall’impressionante Valérie Lemercier.
L’attrice e regista francese riconosce come fonte d’ispirazione «Il favoloso mondo di Amélie»: l’amore vince su ogni altra cosa. L’amore per la famiglia (tredici tra fratelli e sorelle, genitori di umili origini, madre possessiva ma dal cuore d’oro). L’amore per un marito molto più vecchio di lei. L’amore per i figli. Quello per la musica, ovviamente. Con una Lemercier, convinta e convincente, che interpreta la Dion in ogni età della sua vita (scelta singolare e azzeccata). E che non nasconde mai il suo amore assoluto per questo mito (oggi in difficoltà) della musica e dello spettacolo.
Gianluigi Negri
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