inserto stare bene - La neuropsichiatra infantile: consigli a genitori e docenti: «Si impara attraverso le emozioni»
Risponde Antonella Squarcia Medico neuropsichiatra infantile, direttrice dell'Unità operativa complessa Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza dell'Ausl di Parma e responsabile dell'Unità operativa semplice Psichiatria e Psicologia clinica Infanzia e Adolescenza di Parma.
Rientro lento, apprendimento collegato alle emozioni, mai punire il bambino se i primi risultati scolastici non sono quelli che vi aspettate. Antonella Squarcia, neuropsichiatra dell'infanzia e adolescenza, fissa alcuni punti cardine per i genitori.
Vacanze sinonimo di libertà. Come agevolare il rientro a scuola nei binari delle regole?
Come ogni esperienza umana di cambiamento, il rientro a scuola implica il riadattamento ad una nuova fase. Lo stress rispetto a questo fenomeno è normale e va accettato, tenendo conto che sarà una fase transitoria. Per aiutare bambini e ragazzi a rientrare gradualmente nel giusto ritmo della vita quotidiana la scuola e famiglia hanno compiti importanti, che possono rendere più naturale questo cambiamento. Ai genitori spetta il compito di partire in anticipo nel modificare per esempio gli orari dell’addormentamento e del risveglio, così come l’orario dei pasti, e nell’introdurre attività a tavolino… L’adozione di questi piccoli accorgimenti aiuterà sicuramente i bambini ad abituarsi e dovrà proseguire con molta attenzione fino a che constateremo che i bambini si sono adattati alle nuove richieste.
Come preparare i ragazzi?
Altra azione molto importante per aiutare i ragazzi a rientrare nell'abito invernale è «affiancarli». Sia nella fase di preparazione all’inizio, quindi andare insieme a comprare diari, compassi e zaini regalando una piccola gratificazione, così come nella condivisione dell'emozione per tutte le cose nuove che impareranno. È importante, utile e anche bellissimo insegnare che la scuola emancipa, dà strumenti e, soprattutto, appassiona; bisogna motivare i bambini, enfatizzando quello che studieranno e che stanno iniziando a studiare.
Il ruolo degli insegnanti.
È altrettanto fondamentale: nei primi giorni bisognerà accogliere i nuovi compagni e cominciare a costruire il gruppo, ritirare i compiti delle vacanze, perché è un dovere dei ragazzi farli e degli insegnanti controllarli, lasciar spazio, con disegni per i piccoli e temi o articoli per il giornalino per i più grandi, al racconto dell'estate. I primi giorni sono i più difficili, i ragazzi hanno paura, pensano di non essere all' altezza, fanno gli spacconi e gli insegnanti non li conoscono ancora… I primi giorni dovrebbero essere dedicati ad accogliere vecchi e soprattutto nuovi. Si chiede ai ragazzi di presentarsi ai compagni, si dedica del tempo per spiegare le norme di comportamento, le regole dell'istituto ma anche, banalmente, l'uso del diario elettronico.
Si deve iniziare a pieno ritmo?
Purtroppo oggi di tempo non ne abbiamo molto, perché le classi sono sempre più numerose e bisogna andar veloci per rispettare i programmi, ma credo che la pandemia ci abbia lasciato la consapevolezza dell’importanza dello stare insieme e di come sia importante imparare in gruppo. Poi è bene che tutti tengano presente che se fanno un po' di fatica non casca il mondo, facendo ovviamente distinzione tra fatica ed impegno da una parte e stress dall'altra. Anche perché la fatica del rientro è stemperato dalla voglia di rivedere i compagni, dalla curiosità di ricominciare dal momento che quest’anno avrà anche la non piccola novità di non avere più le mascherine e di avere di nuovo un compagno di banco! Certo sarebbe opportuno evitare di iniziare subito a pieno ritmo.
Il periodo di Covid e la conseguente Dad hanno reso più difficile l’adattamento e in particolare l’instaurarsi di relazioni tra i bambini?
Sicuramente i bambini risentono di quello che ci è successo. In particolare hanno avuto modo di sperimentarsi poco nella regolazione. Hanno per lo più vissuto nelle regole del gruppo famiglia e meno nelle regole di un gruppo più allargato, quindi molta attenzione va posta all’introduzione delle regole che ci permettono di stare bene con gli altri, come si diceva di creare il gruppo. Gli adulti devono prestare molta attenzione che i bambini le comprendano e le vogliano rispettare perché capiscono che è un prerequisito per costruire le relazioni.
Questa credo sia la sfida oggi più difficile. Le regole rischiano di essere vissute come una limitazione della libertà individuale, mentre sono invece la base per essere liberi nelle relazioni e negli apprendimenti e nell’espressione delle persone. Come dicevo prima uno dei ruoli fondamentali degli insegnanti è accogliere i singoli e creare il gruppo con cui si porterà avanti l’avventura…
L'importanza delle emozioni nell'apprendimento.
All'interno dell'aula più persone interagiscono tra di loro condividendo delle norme per poter accedere alla cultura. Potranno però assorbire nozioni e informazioni solo se nel farlo potranno «agganciarle» al loro mondo emotivo. Diversamente le informazioni o proprio non si fissano o cadono dalla mente immediatamente dopo averle attaccate. Imparare con gli altri è un'esperienza fondamentale della vita scolastica. Se così non fosse basterebbero ottime lezioni videoregistrate e ognuno potrebbe assorbire il sapere in solitudine. Ma così non è - e non deve essere - poiché l'isolamento creerebbe menti intasate da nozioni, ma svuotate della capacità di stabilire delle relazioni non solo con gli altri, ma anche tra parti di noi stessi che hanno bisogni diversi. E questo dopo l’esperienza della pandemia è sicuramente molto più difficile e necessita dell’aiuto e della comprensione delle famiglie, o la sfida è persa.
Quali consigli pratici dare alle famiglie? Ad esempio, per i più piccoli, sì o no all’«oggetto del cuore» nello zaino? Rispetto di regole e orari in tempi stretti o lento avvicinamento?
Prima regola sarebbe non chiedere sempre «Come è andata a scuola?». Il rischio è quello di mandare un messaggio solo prestazionale… Bisogna spostare l’attenzione dalla prestazione alla persona. Quindi un «che bello vederti», «ciao… ti porto lo zaino?», ma anche solo un bell’abbraccio a volte aprono molto di più gli spazi del racconto spontaneo del bambino. Già dai primi giorni è molto importante l’attenzione ai compiti. Il processo di autonomia si costruisce dando fiducia al bambino di potercela fare da solo. Se è più piccolo, lo si aiuta ad organizzare lo studio, chiarendo eventuali dubbi, si fa una supervisione finale, ma non ci si siede a fare i compiti con lui. Se da un lato appunto devono farli da soli, è importante che i genitori li controllino e aiutino, perché questo fa sentire i bambini accompagnati e li motiva a fare meglio.
Anche le riunioni di classe e i colloqui con i professori sono un altro momento di inizio importante e sarebbe bene che fossero entrambi i genitori a dedicarvisi: gli insegnanti dicono cose diverse a mamme e papà, e mamma e papà colgono aspetti diversi del sistema.
Come comportarsi davanti ai primi risultati scolastici?
Se sono buoni bisogna sottolineare l'impegno del proprio figlio con orgoglio (non superbia o autocompiacimento!); mentre di fronte a esiti negativi occorre sforzarsi di capire ed evitare le punizioni per privazioni, del tipo «non giochi più alla playstation», privilegiando invece quelle che aggiungono. Vai male in matematica? Ogni giorno qualche minuto di esercizi in più. Se alcuni bambini o ragazzi fanno più fatica a ripartire con i nuovi ritmi è importante non sminuire i vissuti emotivi spiacevoli, anche se spesso lo si fa con l’intento comprensibile di rassicurarli. Vanno evitate frasi del tipo «Ma cosa dici? Ma dai che stai esagerando! Ma dai che la scuola è importante! Tutti i tuoi amici saranno contenti di andare!». In questo modo il bambino potrebbe non sentirsi compreso e non solo il suo malessere non passerà, ma il rischio ancora più grande è che possa smettere di aprirsi con mamma e papà per evitare di sentir criticati i propri sentimenti.
È proprio in quei momenti, infatti, che i bambini necessitano di maggior comprensione ed empatia da parte del genitore. A volte un semplice «Ti capisco, vediamo se dormendo un pò di più va meglio», «pensiamo cosa possiamo fare…» è sufficiente a spegnere un vissuto di disagio o tristezza.
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