DATI BANKITALIA
Le rimesse all'estero sono più forti di inflazione e crisi: le cifre aumentano in modo costante. L'anno scorso sono stati spediti da Parma al resto del mondo 88 milioni e 901mila euro: il 4% in più rispetto agli 85,47 milioni del 2021. E nel 2020 il totale era ancora più basso, a poco più di 73 milioni. Un trend in linea con la media nazionale: 8,21 miliardi dall'Italia nel 2022, contro i 7,74 mld dell'anno prima (+6,11%) e i 6,7 miliardi del 2020. La Banca d'Italia pubblica periodicamente i dati sugli invii di denaro fra l'Italia e gli altri Paesi effettuati attraverso i canali tracciabili, istituti di pagamento o altri intermediari autorizzati, in primis i money transfer. Tracciabili perché, non va dimenticato, che sfugge alle statistiche il denaro spedito con «canali informali», ad esempio portandolo di persona all'estero. Canali informali stimati fra il 6 e il 38% del totale dei flussi censiti. Da Parma ricevono più denaro dalle spedizioni dei privati cittadini le Filippine, il Senegal e l'India; fanno un balzo in avanti la Nigeria e il Bangladesh. Fra i casi degni di attenzione rientrano il trend di crescita, negli ultimi anni, degli invii di denaro verso il Nepal e il crollo dei dati relativi alla Cina (almeno attraverso i money transfer). Forti cali anche per i flussi verso Russia, Bielorussia e Ucraina.
Sono 18 i Paesi che ricevono importi milionari da Parma e provincia. Nel 2022 le Filippine si confermano primo beneficiario: oltre 11 milioni di euro, +8% annuo. L'India sale al secondo posto con 8 milioni di euro (+5,16%) e il Senegal è terzo con 7,8 milioni (-11,36%). Cifre importanti, così come il balzo della Nigeria. Se nel 2021 erano stati rilevati 3,8 milioni di euro dal Parmense al Paese africano, l'anno scorso i milioni sono diventati 6,4, con una crescita del 68%. Una cifra analoga è stata spedita in Pakistan. Sostanzialmente stabili i flussi di denaro verso il Marocco, oltre i quattro milioni e mezzo, mentre la Tunisia cresce fino a 3,7 milioni. Il Bangladesh è il Paese al top della «classifica» delle rimesse in Italia; a Parma è tredicesimo, aumentando comunque del 50% oltre quota due milioni e mezzo. Anche il denaro verso il Mali è in continuo aumento nei dati parmigiani: da quattro anni supera il milione (1,7 mln nel 2022, +2,26% annuo). In termini percentuali rallentano Paesi europei come Moldavia, Albania e Romania, che restano comunque sopra quota due milioni ognuno.
Inevitabile anche uno sguardo alle nazioni coinvolte nel conflitto iniziato il 24 febbraio 2022. Da Parma alla Russia sono stati spediti 214mila euro, contro il milione del 2021: un calo del 79,38%. «È ragionevole ritenere che la caduta sia collegata alle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina - analizza Bankitalia, interpellata dalla Gazzetta di Parma -. L’invio di rimesse verso la Russia è drasticamente diminuito da tutte le regioni italiane. A livello nazionale nel 2022 sono diminuite del 73% rispetto all’anno precedente». In Bielorussia è stato inviato il 44,19% di denaro in meno (48mila euro contro 86mila di due anni fa). Restano più corpose le rimesse verso l'Ucraina: 2 milioni e 52mila euro, con un calo del 21,29%.
Il «caso Nepal»: Parma è seconda soltanto a Roma per l'invio di denaro attraverso i money transfer verso il Paese dell'Himalaya. Nel 2022 sono stati mandati 900mila euro, con una crescita di quasi il 3%. Solo da Roma arriva di più (1,622 milioni); terza la provincia di Milano (653mila euro), poi Pisa con 553mila euro. Cifre cospicue in un trend crescente che a giudizio di Bankitalia «riflette in buona parte quello della popolazione nepalese residente in provincia di Parma: secondo i dati Istat, i cittadini nepalesi residenti nel Parmense erano 94 a inizio 2020 e 123 a inizio 2022. Se rapportate al numero di residenti nepalesi, nella media del triennio 2020-2022, i nepalesi residenti a Parma hanno inviato in patria circa 6.900 euro all’anno ciascuno; circa 575 euro al mese». Gli esperti della Banca d'Italia aggiungono un appunto tecnico: «Bisogna tenere conto di un margine di errore statistico, derivante sia dal fatto che i dati sulla residenza territoriale dei cittadini stranieri registrano le migrazioni interne con un certo ritardo rispetto al momento in cui gli spostamenti si verificano (a fronte di un dato più tempestivo inerente i flussi di rimesse), sia dal fatto che la corrispondenza tra la provincia di residenza e la provincia in cui si effettua la prestazione lavorativa (e da dove, verosimilmente, si invia il denaro in patria) non è sempre esatta».
Diametralmente opposta è la questione Cina. Dalla provincia di Parma sono ridotti al lumicino i soldi censiti dai money transfer: appena 17mila euro nel 2022 e 33mila nel 2021. «I flussi verso la Cina avevano raggiunto livelli molto elevati, con il massimo toccato nel 2012 (circa 2,7 miliardi da tutta Italia, di cui circa un milione di euro da Parma) - spiega Bankitalia -. Si ritiene che i flussi verso tale Paese includessero anche trasferimenti di denaro di natura diversa dalle rimesse in senso stretto, come transazioni commerciali, rimborso di prestiti, rimpatrio di profitti di impresa e anche transazioni di natura illecita», come emerso da casi di cronaca nazionale. «I flussi intermediati tramite gli operatori di money transfer - continuano gli esperti - si sono gradualmente ridotti nel corso del decennio successivo, sin quasi ad azzerarsi. Ciò ovviamente non esclude che trasferimenti verso l’estero possano avvenire tramite altri canali, con forme e modalità che non li rendono più classificabili come rimesse».
Dietro ai dati si possono leggere anche fenomeni sociali, aggiunge Andrea Lasagni, docente di Economia applicata dell'Università di Parma. Nella sua attività si è occupato, tra l'altro, di imprenditoria degli immigrati e in Ateneo partecipa al Grimli (Gruppo di Ricerca, Migrazione, Lavoro, Impresa). Docenti e ricercatori che analizzano il tema delle migrazioni partendo da diversi approcci disciplinari. A Parma, nei dati delle rimesse, «le prime quattro nazioni sono ai primi posti anche come popolazione residente - rimarca Lasagni -. In base alla nostra esperienza sono Paesi che riescono a creare reti di migranti. Quella senegalese ad esempio è una comunità molto unita». I flussi più cospicui sono quelli che vanno più lontano anche perché la lontananza geografica ostacola il ricorso ai canali informali. «L'identikit di chi mandar rimesse è legato alle tipologie di immigrati. Nigeria e Filippine hanno una componente molto forte. Pakistan, India o Senegal possono rappresentare invece un “identikit” di immigrati che fanno lavori anche stagionali: prevale il giovane uomo andato all'estero per un reddito migliore per le famiglie». Sul Nepal, Lasagni non è sorpreso: «È una cittadinanza limitata ma è un caso di cui spesso si parla in termini di una forte dispersione e un solido legame con il Paese d'origine». Non ultimo, sull'andamento delle rimesse incide lo sviluppo dell'imprenditoria straniera, nota Lasagni: «Non è nuova la sostituzione del piccolo commercio con attività più frequentemente di cittadini di Bangladesh, India o Pakistan, caratterizzata da flessibilità di orario e lavoro della famiglia. E nelle regioni più ricche possono ricavare un extra-reddito per inviare soldi nei Paesi d'origine».
Rimesse all'estero, niente crisi: 73 milioni inviati da Parma nel 2020
Importo record di invii di denaro all'estero nell'anno della pandemia: crescita a due cifre. India e Senegal in testa, la Nigeria quasi decuplica
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