farmaceutica
Riduzione della dipendenza dall’estero dell’industria farmaceutica europea, maggiore attenzione alla protezione della proprietà intellettuale in Ue, riforma del payback e dei tetti di spesa per la farmaceutica. Sono le principali richieste al Governo che arrivano dall’assemblea annuale di Farmindustria in corso a Roma.
«Nella competizione mondiale abbiamo bisogno di più Europa nel mondo e più Italia in Europa», dice il presidente dell’associazione delle imprese del farmaco, Marcello Cattani. «Ecco perché è più che mai necessario intervenire urgentemente rivedendo la proposta di revisione della legislazione farmaceutica europea presentata dalla Commissione Ue» che «riduce la data protection da 8 a 6 anni e l’esclusiva di mercato per i farmaci orfani da 10 a 9». In Italia, il presidente di Farmindustria auspica «regole nuove» per garantire «l'attrattività degli investimenti, messa a forte rischio da livelli ormai insostenibili di payback, proiettati a 1,5 miliardi nel 2023 e 1,8 nel 2024, il 15% del fatturato di chi lo sostiene». Da Farmindustria anche la richiesta di includere, già dal 2023, i farmaci a «innovatività condizionata nel fondo innovazione, aumentare le risorse e uniformare le regole di gestione della spesa a livello regionale, che creano differenze sui territori». Per l’industria del farmaco, importante anche «contare su strumenti efficaci per gli investimenti, superando i vincoli del regime UE di aiuti di Stato e aumentando la possibilità di utilizzare gli attuali incentivi per ricerca e produzione». Infine, Cattani invita a un «rapido completamento» della riforma dell’Aifa: «consentirà di modernizzare le valutazioni delle terapie basate sul valore per migliorare ulteriormente la disponibilità e per gestire la spesa in modo compatibile con la presenza industriale», conclude il presidente Farmindustria.
Farmaceutica vale 2% del Pil, 49mld di produzione nel 2022
La farmaceutica italiana continua a crescere e, con il suo indotto, vale il 2% del Pil. Nel 2022, la produzione totale delle aziende italiane del farmaco ha raggiunto i 49 miliardi di euro. Di questi, 47,6 miliardi sono andati in export, con un incremento del 176% in dieci anni. Ammontano a 3,3 miliardi gli investimenti, con una crescita del 22% in 5 anni; i soli investimenti in Ricerca & Sviluppo sono 1,9 miliardi, pari al 6,8% degli investimenti in R&S dell’intera economia italiana. Sono alcuni dei dati salienti presentati nel corso dell’assemblea annuale di Farmindustria in corso a Roma.
«L'Italia è ormai protagonista in Europa anche con l'industria farmaceutica. E i numeri lo dimostrano», afferma il presidente di Farmindustria Marcello Cattani. L’industria del farmaco italiana si conferma in posizione di primato nel conto terzi (Contract Development and Manufacturing Organization) con 3,1 miliardi di produzione, che rappresentano il 23% del totale europeo, e per produzione delle piccole e medie imprese (7 miliardi). Farmaci biotecnologici e di sintesi chimica, terapie avanzate, malattie rare, vaccini e plasmaderivati le specializzazioni del nostro Paese. Rilevanti anche gli investimenti in studi clinici che ammontano a oltre 700 milioni all’anno. Sul fronte dell’occupazione, la farmaceutica italiana nel 2022 contava 68.600 addetti. Il 90% sono laureati o diplomati; il 44% donne; circa il 10% è impiegato in Ricerca & Sviluppo. Si tratta di «un’occupazione di qualità cresciuta del 9% in 5 anni, soprattutto tra i giovani (+16%) e le donne (+13%)», aggiunge Cattani. «Con misure a favore degli investimenti, nel giro dei prossimi 5 anni si potranno centrare obiettivi altrettanto ambiziosi: contribuire all’incremento del Pil fino all’1%, aumentando l’occupazione di 20.000 addetti diretti e indiretti», conclude il presidente di Farmindustria.
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