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Dazi, l'allarme delle associazioni degli agricoltori per gli effetti sulla Food Valley

Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma

04 Aprile 2025, 17:15

“A Parma a rischiare di più sono le quattro P dell’eccellenza: Parmigiano Reggiano, Pomodoro da industria, Pasta e Prosciutto di Parma”. E' questa l'analisi di Confagricoltura Parma all’indomani dell’introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti verso i prodotti europei.
“Il Parmigiano-Reggiano - dichiara Roberto Gelfi, presidente di Confagricoltura Parma - è sì un prodotto premium, come è stato sottolineato da più parti in questi giorni, ma non possiamo dimenticare che, ormai da tre/quattro anni, il Consorzio del Parmigiano Reggiano si è posto l’obiettivo dell’ampliamento delle esportazioni verso gli Usa quale mercato estero più interessante per lo sviluppo dei consumi di formaggi duri. Ampliare la platea dei consumatori significa coinvolgere anche consumatori meno facoltosi: questo, ovviamente, diventa molto più difficile in una situazione di dazi crescenti e con un clima politico che vuole addossare ai prodotti stranieri l’etichetta di prodotti anti-americani (Not Mega)”. 

 

I rischi per la Food Valley
Allarme anche dall'associazione Cia.  I dazi imposti dagli Usa metterebbero a rischio il settore agroalimentare di una provincia italiana su cinque. Nella lista di quelle ad alto rischio, secondo l’Ufficio studi di Cia-Agricoltori Italiani ce ne sono 21 (su un totale di 107) le cui esportazioni di food verso gli Stati Uniti generano un valore superiore ai 100 milioni di euro. 
La Food Valley, con Parma in testa, ma anche i distretti di Modena e Reggio Emilia, sono le province dell’Emilia-Romagna più esposte ai dazi imposti dagli Stati Uniti secondo la Cia. Le esportazioni agroalimentari della provincia di Parma superano i 300 milioni di euro. È quinta in Italia. In questo distretto i dazi colpiranno soprattutto i Consorzi di Parmigiano e Prosciutto e le conserve di pomodoro. 

Costi per oltre un miliardo e mezzo
Secondo la Coldiretti sarebbe di 1,6 miliardi di euro il costo che gradirebbe sui consumatori americani con l'introduzione del dazio al 20% su tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy annunciato dal presidente Donald Trump,  con un calo delle vendite che danneggerà le imprese italiane, oltre ad incrementare il fenomeno dell’italian sounding.
A ciò va poi aggiunto il danno in termini di deprezzamento delle produzioni, da calcolare filiera per filiera, legato all’eccesso di offerta senza sbocchi in altri mercati. Senza dimenticare l’aumento dei costi di stoccaggio, tanto più sensibili se legati alla deperibilità del prodotto. L’altro fattore che preoccupa è il pericolo – continua Coldiretti - di perdere quota di mercato e posizionamento sugli scaffali conquistati, favorendo la concorrenza da parte di altri Paesi colpiti in maniera meno pesante dai dazi.

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