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Il Pil di Parma tiene: +0,6%. Nel 2026 crescita più robusta

Ruolo trainante dell'industria, agricoltura in sofferenza

Il Pil di Parma tiene: +0,6% Nel 2026 crescita più robusta

di r.eco.

24 Ottobre 2025, 23:04

Restano positive, anche se con valori leggermente inferiori a quelli previsti ad agosto, le previsioni 2025 per l’economia parmense. Le analisi della Camera di commercio dell’Emilia sui dati degli scenari di previsione dell’Osservatorio Prometeia prevedono infatti una crescita del Pil dello 0,6%, rispetto al +0,8% ipotizzato ad agosto. Un valore leggermente superiore a quello di crescita regionale e nazionale (+0,5%) che dovrebbe poi irrobustirsi nel 2026, quando è previsto un aumento dell’1%.

Il dato previsionale del 2025 è sostenuto in particolar modo dall’industria, per la quale si prevede una crescita dell’1,5%; un aumento che nel 2026 dovrebbe attestarsi all’1,2%. Sono di segno positivo anche le previsioni per i servizi (+0,4% nel 2025 e +1,2% nel 2026) e le costruzioni (+2,4% nel 2025), anche se per queste si prevede un calo del 2,5% nel 2026. Per l’agricoltura il 2025 potrebbe chiudersi con un arretramento pari all’8,4%, per risalire a +1,2% nel 2026.

A differenza di quanto accade per altre province emiliane, anche le esportazioni parmensi, nonostante le tensioni internazionali e i dazi statunitensi, dovrebbero registrare un aumento (+4%); si prevede un calo dell’1,7% sul 2026.

L’occupazione è prevista in aumento dell’1,5% quest’anno (leggermente superiore al +1,1% previsto ad agosto), con +0,8% nel 2026 e un tasso di disoccupazione che si dovrebbe portare al 4,4% nel 2025 e al 3,9% nel 2026.

«Per quanto la crescita prevista nel 2025 appaia modesta - sottolinea Vittorio Dall’Aglio, vicepresidente della Cciaa Emilia - quello relativo alla nostra provincia è uno degli indici migliori riscontrabili a livello regionale, dove si scontano difficoltà evidenti per l’industria. Anche in una fase molto complessa, con l’economia in difficoltà in tante aree europee, il nostro sistema imprenditoriale conferma la sua solidità e una competitività. Ora è importante che a livello nazionale si adottino interventi finalizzati a mitigare proprio l’impatto dei dazi americani, si rafforzino ulteriormente le misure per ridurre la pressione fiscale sul lavoro e, soprattutto, si consolidino i segnali di pace che registriamo a livello internazionale».

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