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I finanziamenti a pioggia e i «furbetti» della Camera

I finanziamenti a pioggia e i «furbetti» della Camera

di Paolo Ferrandi

10 Agosto 2020, 09:15

Il caso dei cinque «furbetti» della Camera - ossia i deputati che hanno richiesto e ottenuto il bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva, colpiti dall’impatto economico della pandemia pur con stipendi decisamente sostanziosi - ha scatenato l’indignazione di tutte le forze politiche e dell'Italia intera. 
In molti ieri hanno chiesto  loro le dimissioni,  la restituzione del «maltolto» o, almeno, di metterci la faccia, visto che per ora, grazie alla norme sulla privacy, l'Inps ha reso noto il peccato, ma non i peccatori.
Ma forse il problema è un altro. E per capirlo partiamo proprio dal fatto che nello scandalo è stato coinvolto anche un giornalista e conduttore tv, anche lui con un 730 che si presume pingue, e anche lui capace di richiedere il bonus senza la minima vergogna. E senza infrangere nessuna legge, visto che non c'erano vincoli per il versamento dei soldi.
La domanda è, infatti, quante persone  - magari senza la visibilità di un deputato o di un conduttore tv - hanno chiesto i soldi senza averne bisogno e soprattutto perché è potuto accadere senza la presenza di alcuna norma capace di impedirlo. E allora bisognerebbe chiedersi - si era nel pieno della pandemia, d'accordo - se la decisione dei finanziamenti a pioggia senza alcun vincolo sia stata quella giusta. Non solo in Italia, del resto. Negli Usa ha fatto scalpore la notizia di una Lamborghini Huracan acquistata con i finanziamenti per combattere la crisi. Il «furbetto», però, è stato arrestato. E, in questo caso, almeno,   è arrivato un aiuto al Pil italiano.
 

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