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Un crescendo quotidiano di orrori e violenze

Un crescendo quotidiano   di orrori e violenze

13 Settembre 2020, 10:24

Nel buio di più profondo di questa eclissi morale, assistiamo increduli e inermi allo scatenarsi di gruppi giovanili in preda a pulsioni di una violenza  ferocissima, atroce e vigliacca. Non passa giorno che non abbia il suo orrore: il raccapricciante spettacolo di una mattanza che ha un rituale preciso. Lo spiegano i testimoni che hanno visto Willy morire assassinato a pugni e calci da parte del cosiddetto branco. Quattro o cinque forzuti, vite di palestra ed esibizione muscolare di toraci e braccia possenti, spesso idoleggiati e in parte temuti nel quartiere, girano per le strade che portano alle discoteche o ai bar dell’aperitivo o del panino notturno. Uno di loro, il meno adatto alla rissa, viene usato come provocatore: un complimento greve a una ragazza, uno sguardo di sfida, scoppia la rissa ed ecco che che entrano in scena i capibranco. Frequentano palestre, arti marziali, pugilato, lotta, kung fu. Incattiviti con il mondo hanno fatto di sé stessi una forma di vita che trova motivo di esistere e provare piacere nel dispiegare l’aggressività accumulata nell’attesa, abbattendo il più fragile o chi osa mettersi in mezzo per placare gli animi. Lo sventurato, quasi sempre solo, che capiti a tiro, viene trasformato in un  bersaglio da abbattere, e una volta crollato a terra, la protervia crudele e insaziabile di questi codardi dalle fattezze umane, scatena la furia assassina. Due giorni dopo il martirio di Willy, a Torino un altro ragazzo è finito all’ospedale in gravi condizioni, percosso da sei coetanei.
Un giovane bussetano, Gionata Antozzi, deve alla sua forza fisica l’essere uscito da un pestaggio da parte di alcuni criminaloidi: la sua colpa? Aveva sottratto loro la vittima designata lì sul momento: l’anziano barista che aveva osato negare l’ingresso regolato dalle norme «antiCovid 19» . Ma la cronaca di questi ultimi tempi è stata un crescendo di episodi simili. E’ questa la stagione della mattanza dell’uomo capobranco, sia detto con il massimo rispetto per i branchi di lupi, che sfoga  la propria mancanza di autostima riducendosi a personaggio anaffettivo, rancoroso contro tutto e tutti, bisognoso di scaricare il rancore accumulato in anni di frustrazione, di odio per il mondo. Ma chi sono questi nostri sgraditi compagni di viaggio che per testimoniare d’esser vivi hanno bisogno di praticare il male? E’ un problema vecchio come il mondo. Socrate, Platone, Aristotele hanno teorie alte, metafisiche. Sant’Agostino e la Teodicea hanno indagato il fenomeno dal punto di vista religioso, il male che origina dalla scissura tra l’uomo e Dio. Hannah Arendt parla della banalità del male, la parte dell’uomo amorale che è in tutti noi, inconsapevoli portatori sani di malvagità che può prendere il sopravvento e perderci. Ma leggendo di questi spaventosi episodi, ciascuno di noi può raffigurarsi la scena, addirittura a volte filmata con il telefonino e mandata in on nei notiziari televisivi: pugni, spintoni, pedate da parte degli assalitori, e il colpo o i colpi di grazia dati alla vittima dal più forte del gruppo. Una mattanza che ricalca modi  e tempi delle sequenze di certi film, sempre più prodighi di efferatezze in primo piano, torture atroci, strangolamenti, percosse. E sullo schermo i coscienziosi produttori ti avvertono che il film contiene scene che potrebbero «turbare un pubblico sotto i 12 anni d’età». Giusto, perché a 12 anni e un giorno, come si sa, il ragazzino nella notte del compleanno riceve, per misteriose vie, gli anticorpi necessari a non farsi impressionare da violenze e stupri. E’ cosa di poco conto? Certo i nostri figlioletti e nipotini con l’accesso a Internet avranno già visto un campionario di volgarità, porno e delitti, torture e stupri. Forse il punto di partenza per formare una personalità equilibrata è proprio questo: ridurre le occasioni di  imparare a esercitare la violenza per risolvere ogni questione. Ma certo i nostri ragazzini bisogna educarli, occuparsene. Sembra semplice. Ma scarsamente praticato dai genitori. Abbiamo sempre un mare di cose da fare. 

 

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