I più recenti dati previsionali di Moody’s, Standard&Poor’s e la stessa Istat disegnano un quadro di flessione del Pil per l’Eurozona e per l’Italia.
Standard&Poor’s prevede dimezzamento del Pil dell’Eurozona allo 0,5% e Moody’s prevede un Pil per l’Italia a -0,5% (che significa recessione).
Un recente sondaggio di Confindustria ha evidenziato che due aziende su tre stanno già subendo danni economici dal contagio del coronavirus e dalle misure di contenimento dello stesso.
Lunedì lo spread era ad oltre 227 e la Borsa italiana in quella giornata ha perso oltre l’11%.
Ieri lo spread era già sceso a 194 grazie alle misure messe in campo dal governo.
Il ministro dell’Economia ha già avuto la conferma dal vice-presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e dal commissario all’Economia Paolo Gentiloni che le spese una tantum sostenute per far fronte alla diffusione del contagio sono escluse dal calcolo del deficit strutturale (calcolato appunto al netto degli eventi straordinari).
Questo ha già spinto il governo a raddoppiare la cifra delle misure straordinarie per fronteggiare l’epidemia portandola a 7,5 miliardi di euro, con un deficit che sale al 2,5%. Ma in considerazione della gravità del contagio con numeri crescenti e con la decisione di allargare la zona arancione a tutto il Paese il governo ha deciso di portare il deficit al 2,7%, facendo aumentare la cifra a disposizione per far fronte agli effetti del contagio a circa 12 miliardi.
Il Consiglio dei ministri nella sua seduta di ieri ha poi previsto un decreto che porta a 25 miliardi lo stanziamento facendo diventare l’indebitamento netto 20 miliardi. Sono giunte al presidente del consiglio rassicurazioni dalla presidente della Commissione europea di disponibilità ad accogliere le proposte del governo che si situano nella straordinarietà degli eventi legati al contagio.
Naturalmente l’aumento del deficit sul Pil ha come effetto negativo quello di far aumentare lo spread, come detto in precedenza. Va considerato che un aumento dello spread di 50 basis point ha un aumento di costo per interessi, nel triennio 2020-2022, pari a 6,4 miliardi.
L’intervento complessivo che ha già messo in campo il governo è sicuramente molto importante. Ma occorre un passo ulteriore per uscire dalla situazione di crisi economica derivante dagli effetti sulla domanda effettiva e sulle imprese, soprattutto medio-piccole, del contagio.
Questo ulteriore passo può venire solo da un piano di investimenti pubblici e da misure di sostegno alla domanda e all’occupazione, soprattutto quella giovanile, e di sostegno alle piccole e medie imprese, queste ultime misure già previste dal decreto del governo.
Per sostenere il piano straordinario di investimenti pubblici occorre necessariamente tornare a parlare dei safe-assets, degli eurobond, di titoli cioè in grado di raccogliere e canalizzare i risparmi verso questo obiettivo.
Gli strumenti per l’emissione di questi assets sicuri potrebbero essere la Bei ma anche lo stesso Mes e questi titoli avrebbero un mercato sicuro a tassi molto bassi.
I numeri del contagio sono imponenti e gli effetti sulle famiglie e sulle imprese sono molto gravi.
In una situazione così l’Europa deve ulteriormente dimostrare se esiste davvero e, soprattutto, se la definizione di economia sociale di mercato è reale o se la parola sociale è stata solo un’aggiunta di tipo estetico.
ALFREDO ALESSANDRINI
Docente di materie economiche
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata