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Il futuro dei giovani Paesi a confronto

Il futuro dei giovani Paesi a confronto

di Filiberto Molossi

12 Dicembre 2019, 12:55

Non è vero che in Italia i laureati non trovano lavoro: anzi, di solito, accade il contrario. 
Prendi Giuseppe: certo, ci ha messo il suo tempo,  ma a 35 anni, a sette dalla laurea in Ingegneria ottenuta con il massimo dei voti, può cantare vittoria. E' stato finalmente assunto a tempo indeterminato: come operatore ecologico. Sognava probabilmente di costruire strade, si accontenterà di pulirle. A milleduecento euro al mese. Un lavoro rispettabilissimo, ma non proprio quello per cui  ha, a  lungo, studiato. Come lui altri 8 laureati a Barletta faranno  del loro meglio con la ramazza: stanchi di tirocini non retribuiti, stage gratuiti, lavori precari o sottopagati. «Tutta esperienza», gli dicevano: poi arrivi a 35 anni e scopri che con quella non ci mangi.
Sanna è praticamente coetanea di Giuseppe: anche lei, recentemente, ha trovato lavoro. Finlandese, cresciuta da due mamme (quella naturale e la sua compagna) è definita pragmatica ed empatica: e dall'altro giorno è il primo ministro più giovane del mondo. Alla guida di una coalizione di cinque partiti tutti guidati da donne per lo più della sua età. 
Non servono commenti: bastano i fatti. Ma andrà comunque pur detto che un Paese che (come il nostro) non investe sui giovani e non si fida di loro alleva una generazione frustrata e rancorosa. Che alla prima occasione si vendicherà di chi non gli ha mai voluto concedere una chance, una possibilità, un oggi o un domani.
 

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