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Reddito agli ex Br? Una legge senza padri

Reddito agli ex Br? Una legge senza padri

di Paolo Ferrandi

02 Ottobre 2019, 14:14

Le leggi, anche quelle ben scritte (e  non è il caso di quelle italiane), hanno spesso delle conseguenze non previste e che stridono con il sentire comune. Non sempre è colpa  della pressione di chissà quale gruppo di potere. Succede anche questo, naturalmente, e succede di frequente. Ma probabilmente  non è il caso della legge sul reddito di cittadinanza che  è stato accordato anche a Federica Saraceni, ex componente delle Nuove Brigate Rosse,  condannata in via definitiva a 21 anni e mezzo di reclusione per l’omicidio  del giuslavorista Massimo D’Antona, ora  ai domiciliari.
«Ho provato un grande senso di ingiustizia - ha detto Olga D'Antona,  la vedova  -. Non sempre quello che è legale è giusto». «L'ingiustizia - ha concluso - non la subisco io. La subiscono tutti i cittadini. La norma va rivista».
Ecco, appunto, la norma va rivista. Ma qui iniziano i problemi. Perché è partita subito la polemica politica e nessuno riconosce di aver fatto un errore, sia pure, ne siamo certi, con  le migliori intenzioni, visto che la rieducazione del reo è un principio  della nostra Costituzione. 
Accade così che Matteo Salvini, dimenticandosi che la legge è stata varata dal governo di cui faceva parte, minacci sfracelli e se a prenda con il direttore del Inps, Pasquale Tridico, a cui intima, a lui e non al Parlamento, di modificare la norma.  Anche il Pd è partito lancia in resta, ma si scopre che la Saraceni percepiva anche il precedente reddito di inclusione, votato, appunto, dai democratici. Allora non sarebbe meglio, invece di accusarsi a vicenda, semplicemente modificare la legge  come  chiede Olga D'Antona? E in fretta.

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