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Test capitale per le Sardine: poi il passaggio dai «no» ai «sì»

Test capitale per le Sardine: poi il passaggio dai «no» ai «sì»

11 Dicembre 2019, 09:48

DOMENICO CACOPARDO   
Il 25 novembre, mosso dalla curiosità, c’ero anch’io nella Piazza Duomo di Parma, l’«agorà» reale delle «Sardine», il movimento nato a Bologna a opera di Mattia Santori (32 anni) e di alcuni suoi amici. A due settimane di distanza, osservati altri «flash mob» (emiliani e oltre: Milano, Padova, Cagliari, Bari, Catania etc.) possiamo dire che la prima sensazione è confermata: le «Sardine» sconfiggono le piazze virtuali mettendo in campo migliaia di persone (presenza fisica, calda e identificabile, non anonima e fredda) e si affermano come movimento politico di giovani e giovanissimi che porta la loro voce agli adulti e al potere. 
Il consenso s’è realizzato intorno ai «No»: alla violenza verbale con la quale si svolge il dibattito politico ai nostri giorni; alla discriminazione razziale nei confronti di immigrati e di «diversi»; alle modalità di esercizio del potere; insomma a tutte le storture che osserviamo tutti ogni giorno. C’è, inoltre, un altro collante tra le «Sardine»: il richiamo ai valori della democrazia definiti dalla Costituzione.
Questo è il discrimine, unico ma pesante, che colloca il movimento in un versante non omologabile con la destra attuale. Circostanza che (insieme all’apprezzamento - un 20%? - che le «Sardine», trovano tra i giovani di destra) dovrebbe far riflettere l’«animale politico» Salvini, alle prese con un problema di narrazione sopra le righe capace di stancare gli aficionados e coalizzare gli antipatizzanti. 

Gli elementi costitutivi del movimento inducono a ritenere che la sua presenza a Bologna e in Emilia-Romagna potrebbe favorire Bonaccini e scapito della Borgonzoni. La questione vera e immediata delle «Sardine» è, però, Roma: per la manifestazione di sabato prossimo -Piazza San Giovanni (quella, anni addietro, di 1 milione di lavoratori)-, s’è messa in moto una macchina organizzativa piuttosto ampia. Benché ci siano in tanti a lavorare all’evento, il risultato non è affatto scontato. Piazza San Giovanni è una scelta rischiosa: 20000 persone, un numero rispettabile, rappresenterebbero una piccola macchia di gente in uno spazio immenso. Per far considerare riuscito l’evento le «Sardine» dovranno essere più di 100.000. Domenica sera vedremo e lunedì commenteremo il risultato del primo serio tornante del movimento. Se supererà la prova, si dovranno affrontare i veri problemi politici: la definizione della leadership (anche se Mattia Santori è, ora, solidamente in testa), la struttura e le modalità di intervento nella vita pubblica del Paese. Per il momento, bastano i no. Quando occorreranno i «sì» capiremo tutti se le «Sardine» hanno il filo necessario per tessere la tela che serve agli italiani.

 www.cacopardo.it


 

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